Capitolo 10

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«Ciao Tommy, sono sempre io. Ehm... Non so cosa dire se non che mi dispiace. Vorrei spiegarti se mi richiamassi. Ciao» disse Newt, smettendo di parlare dopo che il bip del messaggio vocale suonò. Chiuse la chiamata buttando il telefono sul sedile del passeggero, vuoto e freddo.

Da quel giorno, era passata una settimana, durante la quale Newt provò a contattare Thomas in ogni modo possibile, senza mai ricevere risposta. Era svanito nel nulla, portando con se quel briciolo di spensieratezza che Newt provava da quando lo conosceva. Thomas, durante quel mese, era riuscito a far rinascere il Newt adolescente, quello sarcastico, felice, e gioioso. Quella parte di se, che era scomparsa anni prima, aveva lasciato spazio al Newt padre, sicuro di se, premuroso e indipendente, che non aveva tempo di pensare alle cose futili, alle uscite e, soprattutto, all'amore. Il Newt adolescente si era fatto da parte troppo presto e se ne stava nascosto, aspettando che qualcuno lo portasse fuori da quel cunicolo buio e spoglio che era, ormai, Newt. Thomas era riuscito, in parte, in quell'impresa, facendolo sentire di nuovo adolescente, di nuovo spensierato e di nuovo infatuato di qualcuno a tal punto da pensarci costantemente. Perché si, Newt pensava a Thomas costantemente, da quando lo aveva visto andare via al ristorante, e la sensazione di averlo perso si era fatta strada nel suo petto, appesantendolo. Pensava a lui a lavoro, quando lo rivedeva nei disegni semplici ed eleganti. Pensava a lui quando usciva dall'ufficio per tornare a casa da suo figlio, e sperava che Thomas fosse davanti la macchina ad aspettarlo, per poter ridere insieme a lui di qualsiasi cosa. Pensava a lui quando tornava a casa, salutava suo figlio e lo abbracciava, e immaginava come sarebbero andate le cose se avesse scelto di presentarli prima. Pensava a lui quando si lavava il viso, e le mani finivano sulla bocca, che sentivano la tremenda e forte mancanza delle sue labbra sulle proprie, di quel tocco profondo ma delicato, della quale era ossessionato. Pensava a lui quando, finalmente, si metteva a letto, e continuava a controllare il suo accesso Whatsapp, sperando che le spunte diventassero blu, cosa che non avveniva mai.

Quella mattina, una settimana dopo quel pranzo, lo avrebbe rivisto. Si sarebbe diretto all'ufficio Edison-Wilson, che era stato ultimato e pulito e attendeva solo di essere arredato e decorato. I camion con parte dei mobili erano già arrivati, e Newt era ancora nel parcheggio della scuola di Caleb, che era appena entrato con i suoi amici. Non riusciva a partire, impaurito da quello che sarebbe potuto succedere. Thomas lo avrebbe salutato? Lo avrebbe anche solo guardato? Sperava di poter parlare con lui, di farsi perdonare per poter chiudere quella storia, che era stata una favola vissuta a occhi aperti. Una parentesi felice e impossibile che non avrebbe mai dovuto aprire, e che necessitava di chiudere. Thomas aveva bisogno di qualcuno che potesse dargli stabilità, una relazione solida e delle attenzioni. Si odiava per aver creduto di poter avere una storia, o anche solo un flirt con qualcuno senza combinare casini. Si odiava per aver deluso Thomas, per averlo illuso e portato a provare qualcosa per lui. Ripensò al primo giorno in cui l'aveva visto, e si chiese perché l'odio provato nei suoi confronti, non fosse continuato. Sarebbe stato tutto più facile. Ripensò al loro primo bacio, e alla rabbia che lo aveva invaso quando le loro labbra si erano unite, per la prima volta. Ripensò poi al giorno del suo compleanno, quando si era sentito per la prima volta impotente davanti a qualcuno. Ricordò di aver sperato che lo baciasse, desideroso che quel contatto diventasse sempre più intenso, perché Thomas riusciva a eliminare le complicazioni, a fargli dimenticare dell'ansia che tutti i giorni lo circondava. Quei pensieri lo portarono a una sola e unica soluzione, dimenticare quei momenti, dimenticare quelle sensazioni e lasciare che Thomas trovasse la persona giusta per lui.

Si fece coraggio e mise in moto la macchina, uscendo dal parcheggio e dirigendosi dove il navigatore lo avrebbe condotto, senza badare troppo a ciò che lo circondava. Guidava in modo meccanico, come se le strade fossero ormai memorizzate nel proprio cervello, e il suono del navigatore che parlava fosse lontano chilometri. Quando, in lontananza, vide i camion parcheggiati uno di fronte all'altro, e la ditta dei lavori che parlava in cerchio davanti uno di questi, capì di essere arrivato, perciò parcheggiò il più vicino possibile, per poi prendere il cellulare e tutte le cartelle di cui aveva bisogno. Scese dalla macchina e si diresse verso il gruppo di persone che parlava, fumando qualche sigaretta mentre dalle loro bocche usciva fumo misto a condensa.

Lightning || Newtmas AUWhere stories live. Discover now