Capitolo 17

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L'intero weekend fu caratterizzato dal sole, leggero e nascosto da alcune nuvole bianche, che illuminava le strade di Parigi. L'aria fu fresca, non eccessivamente fredda, e concesse di uscire senza sciarpa e cappello, nonostante fosse Aprile. Le strade furono gremite di persone, e le piante iniziarono a riempirsi di boccioli e fiorellini, che coloravano il paesaggio. Newt si era goduto quella vacanza, scoprendo posti nuovi e conoscendo nuove culture. Londra era sempre stata il suo punto di riferimento, la sua comfort zone, e non aveva mai pensato a come potesse essere visitare posti nuovi, diversi. Parigi gli aveva donato serenità, gli aveva donato amore e lo aveva fatto innamorare. Si innamorò dei suoi palazzi, della sua arte e dei suoi musei. Si innamorò dei paesaggi, delle chiese e della sensazione di non dover tirare fuori l'ombrello sentendo le goccioline posarsi sulla pelle. Si innamorò del cibo, più sofisticato ed elegante del fish and chips che mangiava da quando era piccolo. Si innamorò dei dolci parigini, della delicatezza di essi e della sensazione che provava ogni volta che masticava un macaron. Si innamorò di Thomas, secondo dopo secondo, ogni qual volta gli si metteva davanti e sorrideva. Si innamorò di lui sotto la Torre Eiffel illuminata, davanti il Louvre e a Montmartre, dove lo aveva visto sorridere in un modo così puro e delicato, che aveva sentito il cuore esplodergli. Si era innamorato di Thomas a Disneyland, quando lo aveva visto tornare bambino, e fare foto con Caleb insieme a tutti i personaggi Disney, quando lo aveva visto mordere lo zucchero filato o quando lo aveva visto urlare e ridere sulle montagne russe, dalle quali era sceso con le guance arrossate.

«Ancoraa» urlò Caleb, quando il tramonto iniziò a colorare il cielo e la temperatura iniziò a scendere. Mancava poco alla chiusura del parco e perciò, allo spettacolo caratteristico di Disneyland. Erano al quarto giro sulla giostra preferita di Caleb, e Newt iniziava a sentire lo stomaco appesantirsi e la nausea crescere sempre di più.

«Caleb abbiamo fatto tanti giri, che ne dici se andiamo a cenare? Così poi vediamo lo spettacolo con le principesse e i principi» aveva detto Thomas, prendendo Caleb in braccio e parlandogli con tranquillità.

«Va bene» rispose lui, con un'espressione afflitta e arrabbiata sul viso.

Nonostante non gli avessero concesso di fare altri giri sulle giostre, il sorriso tornò quando, seduti in uno dei tanti ristoranti del parco, aveva tirato fuori dalle tre buste, il pupazzo di Captain America, scegliendolo tra i giochi che gli avevano comprato.

Prese poi il peluche di Hulk, e iniziò a farli combattere, mentre aspettavano la cena.

Newt aveva poggiato la testa sulla spalla di Thomas, lasciandosi cullare dalle carezze che gli stava riservando, facendo scorrere la mano sulle sue cosce, delicatamente.

«Amore, sei stanco?» Gli chiese, spostando poi la mano libera sul suo viso, lasciandogli un veloce bacio sulla fronte.

«Molto, non sono abituato a tutto questo movimento» rispose Newt, alzando la testa e cercando di svegliarsi, consapevole che se fosse rimasto ancora qualche secondo in quella posizione, sarebbe crollato in un sonno profondo.

«Caleb è una furia, come hai fatto tutti questi anni da solo?» Rise Thomas, intrecciando le loro dita.

«Me lo chiedo anche io» rispose Newt accennando un sorriso, per poi guardare verso suo figlio, che emetteva suoni di spari e pugni con la bocca, mentre i suoi peluche si picchiavano.

«Sarà strano tornare alla normalità» la voce di Thomas era malinconica, quasi triste.

«Ma questa è la tua normalità ormai, non ti serve Parigi per avere tutto questo» gli rispose Newt, guardandolo negli occhi e notando un leggero velo di lacrime.

Lightning || Newtmas AUWhere stories live. Discover now