Capitolo 12

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Newt dormiva, forse come non dormiva da mesi. Il sonno lo avvolgeva, a causa della giornata stancante vissuta il giorno prima. Non era più abituato ad andare a dormire così tardi e, soprattutto, a stare così tanto tempo all'aperto, sotto il freddo londinese. Fosse dipeso da lui, non avrebbe mai aperto gli occhi, e sarebbe rimasto a dormire per il resto della giornata. Questa sua idea fu confermata e amplificata, quando sentì un respiro caldo sul proprio collo, e si rese conto di essere intrappolato tra le braccia di Thomas, che gli circondavano i fianchi scaldandolo. I ricordi della serata trascorsa lo travolsero come una ventata d'aria fresca, e un sorriso, ancora con gli occhi chiusi, gli colorò il volto. Si rese però conto che il motivo per il quale aveva abbandonato il mondo dei sogni, non era Thomas, bensì una voce sottile, leggera e ovattata, che proveniva da fuori la stanza.

«Papà» continuava a chiamarlo Caleb, forse da almeno cinque minuti. Quando capì cosa effettivamente stesse succedendo, tolse la coperta dal proprio corpo, levandola inevitabilmente anche un po' da Thomas, e si liberò della sua presa. Corse verso la camera di suo figlio, preoccupato che potesse essere successo qualcosa di grave.

«Caleb che succede?» Chiese, entrando velocemente nella sua stanza e trovandolo sdraiato. Osservandolo, notò il viso pallido e sudaticcio che usciva dalla coperta. I capelli ricadevano sulla fronte, resi sottili e bagnati a causa del sudore. Gli occhi erano arrossati, così come il naso e Caleb continuava a tossire. Newt tirò un sospiro di sollievo, capendo che non fosse successo nulla di grave, e che suo figlio aveva solo la febbre.

Si avvicinò al letto e si mise seduto sul piccolo spazio lasciato libero. Gli mise una mano sulla fronte e sentì quanto fosse caldo, perciò prese il termometro dal cassetto del comodino, per poi posizionarlo sotto il braccio di Caleb, che era ancora travolto dalla tosse.

«Amore, avrai sicuramente la febbre, ora papà ti prepara la colazione e starai subito meglio, va bene?» Gli disse, accarezzandogli il testa dolcemente, sentendo il corpo di Caleb ammorbidirsi e rilassarsi.

«Va bene» disse, accennando un sorriso, per poi sbattere gli occhi lentamente, girando la testa esausto. Newt prese il termometro solo quando un bip risuonò flebile sotto le coperte, e si sentì in colpa per non averlo coperto meglio il giorno prima, notando il trentotto che spiccava al centro del display. Perciò si alzò lasciando un dolce bacio sulla fronte di suo figlio, per poi uscire dalla stanza per preparargli una colazione che potesse aiutarlo.

Quando uscì dalla stanza, vide Thomas poggiato allo stipite della propria camera, con i pantaloni della tuta e il petto completamente nudo. Si stropicciava gli occhi, ma aveva il viso preoccupato. Newt, si immobilizzò nel vederlo così, e le guance si tinsero di un rosso leggero, che cercò di nascondere il più possibile.

«Che succede?» Chiese poi, con il volto più sveglio e presente.

«Ha la febbre, forse ieri ha preso freddo. Stavo andando a preparargli la colazione» disse Newt, camminando verso la cucina, sentendo la mano di Thomas avvolgergli il polso.

«Aspetta»

Si sentì tirare indietro, e non fece in tempo a comprendere quell'azione, che le labbra di Thomas erano sulle sue. Gli prese il viso tra le mani, per poi spingerlo verso il muro. Newt sentì il cuore esplodergli nel petto, e la voglia di finire quello che aveva iniziato la sera prima, crescere in lui.

«Buongiorno» disse Thomas, sorridendo, per poi lasciare un altro dolce bacio a stampo sulle sua labbra, mostrandosi come la cosa più bella che potesse essergli capitata in quella mattinata. Era solare, sorridente più bello del solito. Newt avrebbe voluto saper esprimere a parole ciò che provava, ma non ci riuscì.

Lightning || Newtmas AUWhere stories live. Discover now