NON BISOGNEREBBE CERCARE LAVORO AL TERZO MESE

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Avete presente quando vi alzate convinti che sia una bella giornata? Del tipo, avete riposato bene e fuori c’è il sole. Inoltre vi preparate con estrema cura, essendo consapevoli di avere comunque degli impegni ,ma c’è una sensazione di entusiasmo in voi che non vi fa pesare tutto questo. 

Ecco, pressappoco è quello che è successo ad Harry. 

Si è alzato dopo una bella dormita, sbadigliando teneramente prima di dirigersi in cucina (i bambini non gli hanno dato fastidio durante la notte).

Qui ha fatto una buonissima colazione con il suo compagno, e già questo inizio mattinata fa sentire più tranquillo l’omega per quello che dovrà affrontare. 

Va in bagno e si prepara con calma, mettendosi un caldo maglione e dei jeans neri (il pancione non è ancora così ingombrante da non entrare nei jeans.)

Si sistema i capelli come meglio può e sorride al suo riflesso nello specchio. Sì, è pronto.

Afferra la sua borsa a tracolla e controlla che ci sia tutto: chiavi di casa, documenti vari, cellulare e spazzola di emergenza nel caso i suoi capelli subissero non troppo bene l’umidità invernale. 

Sorrise uscendo di casa, il sole tiepido lo baciava in pieno viso e lui si incamminò fischiettando verso la Johnson e Carl, una delle compagnie con il maggior bisness del Canada.

Non aveva ancora finito il liceo, doveva terminare l’anno ed era completamente intenzionato a farlo, ma gli servivano crediti per l’alternanza scuola lavoro.

Entra e non aspetta nemmeno troppo tempo a mangiarsi le pellicine dal nervoso prima che il capo lo riceva.

Lo accompagnano nel suo ufficio, oh Dio, accompagnano è un parolone: gli indicano semplicemente, con fare piuttosto sbrigativo, una porta di legno massiccio con sopra inciso il nome “Johnson” a grandi caratteri. 

Sembrano tutti molto impegnati e Harry ammira la destrezza con cui si muovono in quell’ambiente dove, in un futuro, gli piacerebbe lavorare. 

<<Avanti prego.>> la voce dell’uomo è abbastanza imponente, quel tanto che basta  a far capire al riccio che si tratta di un alpha. 

Spinge la porta in legno e rispettosamente si fa avanti.

L’ufficio, senza dubbio lussuoso, ospita uno dei due creatori dell’azienda e oh-oh wow l’uomo è incredibilmente giovane. 

Avrà si e no trent’anni e se ne stava seduto comodamente sulla sua sedia girevole mentre, con la mano destra si dava una sistemata ai capelli biondi raccogliendoli in un codino.

Harry deglutisce, messo leggermente  in soggezione dal suo aspetto.

<<Oh Salve, lei deve essere Harry!>> si alza e gli viene incontro allungando una mano cordialmente. 

<<Sì uhm- sono io. E mi dia pure del tu.>> gli sorride impacciatamente facendo sorridere anche l’uomo più anziano. 

<<Mamma mia, mi avevano avvertito che eri giovane, ma non immaginavo così tanto… Se mi è permesso, posso sapere la tua età?>>

<<Oh sì, certamente. Ho diciassette anni, ma tutto questo è scritto tra le varie note del mio curriculum quindi se vuole dare un’occhiata…>> l’omega tira fuori dalla sua borsa dei fogli ben compilati e glieli porge. 

<<Grazie mille. Allora, vediamo un po’…>> torna dietro alla sua scrivania e con un cenno fa segno anche ad Harry di sedersi esattamente difronte a lui sulla sedia. 

Quest’ultimo fa come gli è stato detto e giocherella con le maniche del maglione, cercando di ricordarsi delle parole che Louis gli ha detto prima di uscire “Devi stare tranquillo amore, andrà tutto bene. Non permettere al panico di assalirti e mangiare tutto quello straordinario talento che hai, sii te stesso, come al solito.”

L'alpha che non voglioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora