ABBIAMO FATTO TRIPLETTA

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<<Leila,non zompettare di qua e di là.>> sbuffa Harry, raccogliendosi i capelli in uno chignon disordinato, la pazienza ormai esaurita mentre cerca di riacchiappare sua figlia.

<<Ti farai male tesoro stai- oh no>>

Fece una smorfia nel constatare che Elia, primo figlioletto maschio, biondo come il grano (e ingestibile come il secondo padre) gli ha appena rigurgitato il latte addosso.

L'omega si sistema meglio il piccolo tra le braccia mentre cerca di riafferare l'altra peste.

<<Non ci credo>> soffia fuori, chinandosi per sbirciare sotto il divano, per quanto la situazione glielo permettesse.

<<Ho perso mio figlio. Dannazione! Louis!>>

<<Piccolo, non cominciare subito ad agitarti. Vedrai che sarà qui, quanto può andare lontano con quei piedini?>> lo raggiunge la sua voce, mentre sente dei passi avvicinarsi.

<<Il dannazione era riferito a te Louis.>> lo incenerì con lo sguardo, schiacciandosi la mano con cui non teneva in braccio il figlio sul fianco e assumendo una posizione scocciata

<<Se solo ti rendessi utile ogni tanto.>>

<<Ma io mi sto rendendo utile. E' quello che faccio sempre. E' quello che mi riesce meglio.>>

L'alpha mentre parlava sorrideva allo scricciolo sepolto tra le braccia del suo compagno, Elia ricambiava furbo, facendo preoccupare Harry perché sì- quel bambino crescendo sarebbe diventato una vera peste.

<<E non cercare l'appoggio di Elia, marito infame che non sei altro.>> si voltò dalla parte opposta, dandogli le spalle e stringendosi il piccolo al petto

<<Lo sai che Leila non sa ancora camminare bene, dovresti starle dietro, potrebbe essersi fatta male e- oh Dio. E se è caduta? Se si è fatta male e non riesce a chiamare aiuto? E se fosse->>

<<Amore, ti sei distratto per quanto? Dieci secondi?>> il liscio gli avvolse calorosamente le spalle con le mani <<Tranquillo. Respira. Sta bene, lo sentiremo se non fosse così>>

Harry annuì distrattamente, troppo occupato a godersi il calore che Louis era in grado di dargli ogni singola volta semplicemente standogli vicino.

O come stava facendo in quel momento, semplicemente stando davanti a lui, con addosso una felpa rossa da casa mentre sentivano i versetti della loro bimba che giocava.

Difatti,

<<Papi.>> biascicò Chloé, schiacciando le manine nel pallone <<G-gioca ante Lila con n-noi?>>

<<E' Leila, tesoro.>>

I due genitori sorpassarono la veranda e percorsero quei pochi metri che li separavano dal giardino, intenerendosi nel vedere Chloé, la figlia maggiore, che giocava con un pallone da calcio mentre Leila aveva preso a gattonarle attorno.

<<Oh, ecco perché non ne volevi sapere di aiutarmi.>> disse il minore indicando con un cenno del capo le bimbe stese sul prato <<Stavi cercando di trasformare nostra figlia in un futuro fenomeno calcistico.>>

<<Stavo cercando? Guarda che tua figlia qui ha del vero potenziale.>> Louis si inginocchio per sbaciucchiarsi per bene la figlia, stampandole tante piccole carezze sul viso lentigginoso, contornato da due meravigliosi occhi verdi

<<Avanti piccola. Di alla mamma quanto sei brava.>>

<<Pù di papi.>> sorrise quella, battendo le manine.

L'alpha che non voglioWhere stories live. Discover now