Ristorante.

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Manuel si stava arrotolando le maniche della camicia davanti la porta della cucina, lavorava in quel ristorante da circa un mese, dopo tutti i casini con sbarra aveva deciso di lasciar perdere le cose illegali che mettevano a rischio sia la sua vita che quella delle persone che gli volevano bene ed aveva iniziato a cercare un lavoro serio che potesse aiutarlo non mettendo a rischio la sua carriera scolastica.

Aveva trovato un accordo con il proprietario di quel ristorante, stabilendo che avrebbe fatto i turni solamente di sera per riuscire a frequentare le lezioni in modo regolare, iniziando così un nuovo percorso nella sua vita.

«Manuel sono arrivati due ragazzi al tavolo dieci, è tuo» a dirglielo fu Giulia, una ragazza bassina che lo aveva aiutato nella formazione appena era arrivato lì. Aveva sempre il sorriso stampato sul volto ed una parola di conforto per chiunque avesse vicino, Manuel le era grato per non aver perso la pazienza con la sua goffaggine inizialmente.

Annuí sistemandosi la manica appena arrotolata e spinse la porta con una mano per tornare in sala. Si avviò verso il tavolo indicato dalla ragazza mentre tirava fuori il telefono per prendere l'ordinazione, appena puntò lo sguardo sul tavolo che avrebbe dovuto seguire, però, si ritrovò a fermarsi in mezzo ai tavoli gremiti di gente con la bocca semiaperta.

Quello che vide fu Simone con una camicia azzurra seduto a tavola con uno, uno perché Manuel no aveva idea di chi fosse, non conosceva il suo nome e non sapeva perché fosse la tavolo con Simone, o meglio, lo immaginava ma in quel momento realizzò che avrebbe preferito non saperlo.

Stava per tornare indietro per far assegnare quel tavolo a qualcun altro, ma caso volle che mentre Simone rideva a qualcosa detto dal biondo al tavolo con lui, alzò gli occhi puntandoli su Manuel ancora fermo con il telefono in mano e gli occhi su di loro.

Prese un respiro facendogli un cenno con il capo e iniziò a camminare lentamente verso di loro, gli sembrò più una marcia verso il patibolo e forse visto da occhi esterni sembrava anche più ridicolo di quanto effettivamente già si sentisse.

«Manu» il maggiore in quel momento vide per la prima volta il viso del biondino seduto al tavolo e si chiese cosa avesse in comune lui con quello e cercò di capire perché a Simone interessasse una persona del genere.
«ciao Simò»
«non sapevo che saremmo venuti qui, altrimenti ti avrei avvisato»
«colpa mia, ce l'ho portato io» una voce sconosciuta interruppe i pensieri di Manuel e lo costrinse a puntare gli occhi in quelli celesti dell'altro ragazzo. «sei il suo migliore amico, giusto?»

La domanda è tu chi cazzo sei? Avrebbe voluto rispondere Manuel, ma si limitò ad annuire sperando che quella giornata di lavoro finisse il prima possibile perché non aveva alcun interesse nel guardare tutta la sera Simone durante un appuntamento con qualcuno che non era lui. Questa consapevolezza gli arrivò dritta addosso come una secchiata d'acqua fredda e per distogliere l'attenzione da quei pensieri si schiarì la voce puntando lo sguardo sul telefono.

«che prendete?» Simone lo osservò per qualche secondo notando che c'era qualcosa che non quadrava, Manuel era visibilmente scocciato e pensò che probabilmente quella giornata lavorativa non stava andando nel migliore dei modi, quindi si affrettò a dettargli i loro ordini e lasciarlo tornare in cucina.

«è sempre così loquace?» il tono ironico di Riccardo lo riportò con l'attenzione al suo tavolo facendogli rilassare un po' la fronte aggrottata.
«credo sia una brutta giornata»

Manuel rientro in cucina fermandosi davanti al pass con le mani sui fianchi e lo sguardo sui piatti pronti, quel comportamento non sfuggì ai suoi colleghi che continuavano a lavorare in cucina lanciandogli delle occhiate ogni tanto.

«tutto bene Manuel?» alzò lo sguardo su Marco, lo chef che armeggiava con una padella poco distante da lui.
«boh» l'uomo aggrottò le sopracciglia.
«che è successo?»
«niente, ce sta er migliore amico mio co uno»
«c'hai paura che te ruba er posto?» Marco sorrise smettendo di amalgamare la pasta.
«è un appuntamento Má, non sta qua co un amico suo» l'uomo distolse lo sguardo solo per impiattare e appena finí di riempire i due piatti vuoti ritorno con lo sguardo su Manuel, che aveva sempre un'espressione corrucciata sul volto.
«ripeto, c'hai paura che te ruba er posto?»

Se un giorno a Roma | SimuelWhere stories live. Discover now