ritorno pt.2

1.8K 148 48
                                    

Tw: si chiava

Manuel dentro villa Balestra ci aveva messo piede innumerevoli volte quell'estate per via della relazione tra sua madre e il professore, si era ritrovato a fare cene seduto a quel tavolo senza Simone al proprio fianco ed una volta terminato l'ultimo boccone aveva preso l'abitudine di salire in camera sua e sdraiarsi sul suo letto, senza mai accennargli questa cosa nonostante la maggior parte delle volte messaggiassero durante quegli eventi.

Non se fu sorpreso, quindi, quando Simone si lasciò cadere sul suo letto ed una volta toccato il cuscino puntò gli occhi nei suoi, sdraiato sopra di lui.

«c'è il tuo profumo» sussurrò con le labbra lucide dai baci che si erano scambiati fino a quel momento. Manuel sorrise abbassando il viso all'altezza del suo collo e lasciò un piccolo morso sul pomo d'Adamo sentendo la stretta sui suoi fianchi intensificarsi.
«è che me mancavi quando venivo qua» disse lasciando un altro morso e causando un sospiro più forte del minore, arrivò all'altezza dell'orecchio mordendone il lobo e gli tremarono le braccia quando un "Manu" sussurrato dal minore rimbombò nelle sue orecchie. «io te mancavo mentre andavi in giro così?»  chiese poggiando un palmo aperto sul suo stomaco scoperto.

Credeva di avere del tutto in mano le redini della situazione, ma quando con un colpo di reni ed una presa ferrea intorno ai suoi fianchi si ritrovò con la schiena sul materasso e Simone in ginocchio sopra di lui il fiato gli si mozzò in gola. Lo guardò dal basso mentre si sfilava piano la giacca di jeans e gli accarezzò le cosce aggrappandosi al tessuto che le copriva, cercando di mantenere ancora un po' di autocontrollo per godersi quello spettacolo.

«mi sei mancato da quando ci siamo salutati a giugno» disse lanciando la giacca sulla scrivania. Face per abbassarsi verso Manuel ma il maggiore lo bloccò posizionandogli una mano sul petto, facendolo tornare dritto con la schiena.
«fatte guarda' 'n po'» soffiò fuori con il fiato pesante, Simone si sedette sulle sue cosce e dopo qualche istante gli afferrò i polsi facendogli poggiare le mani sul suo addome scoperto.

Manuel mosse piano i polpastrelli osservando come i respiri del minore si modellassero in base ai suoi movimenti, cercò un po' di sollievo nella frizione tra i loro corpi ma Simone si spostò più in dietro impedendogli il contatto con un sorriso beffardo.

«Simone» lo ammoní, ma quel nome ebbe l'effetto contrario sul diretto interessato che puntò gli occhi infuocati nei suoi.
«ripetilo» ordinò.

E quello ormai era un gioco del potere, nessuno dei due voleva arrendersi ai comandi dell'altro perché farlo significava mettere fine a quel gioco appena iniziato e non ne avevano la minima intenzione. Manuel fece scorrere la mano fino al suo petto e con il pollice strofinò il suo capezzolo osservando le labbra schiudersi all'istante.

«cosa?» chiese. «Simone?» pronunciò con voce roca, quando la schiena del minore si inarcò Manuel non riuscì a non fare leva sui propri gomiti per poi tirarlo a se e mordergli la porzione di pelle vicino l'ombelico.

Il minore portò una mano tra i suoi ricci tirandoli leggermente e lui pensò a quante volte, sdraiandosi su quel letto, aveva fantasticato sul finirci insieme al suo ritorno. Continuò a lambire quella pelle così candida fino ad arrivare al bottone dei pantaloni che aprì rapidamente, premurandosi di sfiorare l'erezione oramai evidente, causando un primo gemito in Simone che gli fece tremare le mani.

Alzò lo sguardo solo per guardare la sua testa buttata indietro e gli occhi chiusi, li aprí solo quando l'altra mano raggiunse la guancia di Manuel ed il pollice le sue labbra. Li aprì perché l'immagine del maggiore che lo guardava dal basso e che accoglieva il suo dito in bocca senza mai staccare gli occhi dai suoi non voleva perdersela per nessuna ragione al mondo.

Si abbassò per sostituire il pollice con le proprie labbra e portò Manuel a sdraiarsi nuovamente sul letto concedendogli finalmente un po' di frizione tra i loro bacini. Il maggiore accompagnò quei movimenti stringendogli i fianchi e quello divenne un bacio pieno di sospiri pesanti e gemiti che Manuel mesi prima non si era preso la briga di ascoltare dentro quel cantiere, ma che in quel momento scoprì essere una delle cose più belle che avesse mai sentito.

Bloccò i fianchi del minore solo quando sentì i suoi movimenti farsi sconnessi ed in segno di protesta ottenne un morso sulla spalla che lo fece ridere.

«non ci siamo nemmeno spogliati scricciole', io te vojo vede'»
«ti odio» sussurrò con respiro affannato il più piccolo.

Manuel staccò le mani dal suo bacino solo per sfilargli velocemente la maglia lui lo imitò aiutandolo a sfilare il resto degli indumenti finché non si ritrovò solo il lenzuolo a coprirlo per mano del maggiore, che tanto Simone aveva sempre freddo e questo non sarebbe cambiato mai.

Dopo avergli lasciato un bacio sulle labbra sparí sotto quel lenzuolo e Manuel si concesse di chiudere gli occhi concentrandosi solo sulle sue labbra e sul suo tocco. Percorse il suo addome dedicando particolare attenzione ai tatuaggi, senti il suo respiro accarezzargli la pelle insieme ai polpastrelli che precedevano il percorso delle labbra e quando arrivò all'altezza del bacino tentò di raggiungere i suoi ricci con le mani, ma Simone gli afferrò i polsi inchiodandoli al materasso.

«fermo» sentì poco prima che le labbra si posassero sull'inguine. «stai» un altro bacio si posò più vicino all'erezione. «fermo»

Manuel sperò solo di non aver svegliato nessuno con il gemito rumoroso che lasciò le sue labbra appena quelle del minore circondarono la sua erezione. Strinse le lenzuola tra i pugni e mosse il bacino verso di lui, si aspettava che Simone bloccasse anche quel movimento, invece fermò la testa quanto bastava per fargli replicare il gesto più volte finché non si allontanò tossendo leggermente.

Risalì il corpo di Manuel fino a riemergere da sotto il lenzuolo e quando il maggiore vide quelle guance rosse e quelle labbra lucide ebbe solo voglia di stringerlo a se e tenerlo lontano da qualsiasi altro essere vivente che non meritava quella visione. Gli afferrò il mento tra l'indice e il pollice e si tirò un po' su per poterlo baciare.

Gli bastò poco per invertire le posizioni e far sdraiare Simone sotto di se, con una mano gli strinse la coscia destra e la alzò intorno ai suoi fianchi, dopodiché si abbassò per lasciargli diversi baci sul viso che fecero sorridere il minore.

«ti va?» sussurrò accarezzandogli la coscia, Simone gli accarezzò le guance annuendo e Manuel portò due dita nella propria bocca sotto il suo sguardo attento che si focalizzò sulle guance incavate e sul rivolo di saliva che sfuggì dal suo controllo. Quando quelle dita iniziarono la preparazione del minore Manuel non smise nemmeno per un secondo di baciargli la pelle candida e respirargli addosso con l'intento di far sincronizzare il suo respiro con il proprio.
«Manu, Manu» pigolò e Manuel si staccò quanto bastava per poterlo guardare in viso e vederlo contratto in un espressione di piacere con le palpebre che facevano fatica a restare aperte. «va bene così»
«si scricciole'?» Simone annuì portando anche l'altro gamba intorno ai suoi fianchi.

A Manuel bastò quello per affondare in lui mordendogli una spalla per soffocare un gemito che in quel caso avrebbe sicuramente svegliato tutti, ma che comunque uscì dalle labbra di Simone quando iniziò a muoversi dentro di lui.

«ssh scricciole' fai piano, falli sentí solo a me sti versi» disse sulle sue labbra e Simone prese davvero alla lettera quella frase, spostando le labbra sul suo orecchio. Per Manuel fu impossibile resistere più di tanto con quei sospiri che gli rimbombavano nel petto e con una mano raggiunse l'erezione di Simone per far si che raggiungessero l'apice insieme, accasciandosi su di lui subito dopo.

«rimani un po' così» sussurrò il minore.
«tutto il tempo che vuoi» rispose accarezzandogli i ricci.
«tutto il tempo che puoi»

Se un giorno a Roma | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora