Pasquetta.

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«Portame la carbonella»

La voce di Manuel fu seguita solo dalla confusione dei suoi compagni di classe mentre lui continuava a muovere la legna che bruciava flebilmente nel barbecue. Era convinto che la persona a cui si era rivolto stesse seguendo la sua richiesta, che in realtà sembrava più un ordine, ma quando si girò trovò Simone sdraiato sul prato con Laura sdraiata sulla sua pancia.

Aveva gli occhiali da sole poggiati sugli occhi e un sorriso stampato sul volto mentre la ragazza inquadrava entrambi con la fotocamera del telefono. Nel petto gli si irradiò un misto di tenerezza e fastidio.

Tenerezza per l'espressione felice del ragazzo, da dopo l'incidente ogni sorriso di Simone per lui era una vittoria, andava continuamente alla ricerca di quelle fossette che si formavano sulle sue guance ogni volta che era felice e quando le vedeva spuntare su quella pelle chiara diventava automaticamente la persona più felice della terra.

Fastidio perché quel sorriso non era dovuto a lui ma alla sua ex ragazza e Manuel sapeva di non poter pretendere che Simone sorridesse solo grazie a lui, si sentiva anche un po' egoista, ma voleva comunque che la felicità di Simone fosse dovuta un po' alla sua presenza.

«Simò» il ragazzo sembrò rendersi conto solo in quel momento dell'attenzione che l'amico gli stesse riservando ed alzò la testa dal prato in sua direzione. «me puoi portá la carbonella?»

Simone, come se fosse un gesto di "azione-reazione" fece spostare Laura e si alzo dal prato sfilandosi rapidamente il giacchetto verde che aveva indosso, decisamente troppo pesante per la temperatura che c'era a Roma quel giorno. Lo guardò raggiungere il tavolo circondato dagli altri della classe ed afferrare il sacco di carbonella poggiato lì a terra.

Mentre camminava verso di lui il cervello di Manuel riusciva solo a focalizzarsi sulla sua camminata tranquilla e la maglia bianca apparentemente stretta per la sua corporatura. Fece scorrere gli occhi lungo tutta la sua figura fino a posarli sui suoi occhiali da sola che odiava così tanto in quel momento, perché nascondevano quegli occhi bellissimi che con la luce del sole assumevano un colore molto simile al caramello.

Manuel lo aveva notato un giorno a casa Balestra, erano in camera di Simone e stava calando il sole quando dalla finestra un raggio di sole si posò diretto sui suoi occhi.

Era quasi sicuro che fosse quello il momento in cui aveva capito di essere perdutamente innamorato di lui, o forse era quello il momento in cui si era semplicemente arreso a quella cosa.

«ti serve una mano?» Simone gli allungò il sacco inclinando la testa.
«se vuoi»

In realtà a Manuel non serviva aiuto, non doveva fare niente di particolarmente complicato per lui, ma voleva che Simone gli tenesse compagnia e lui sicuramente non gliel'avrebbe negata.

«te piace qua?»

Manuel lo chiese muovendo il forchettone davanti a loro per indicare il parco circostante, avevano deciso di raggiungere il parco degli acquedotti per festeggiare pasquetta tutti insieme e lui aveva preso costantemente l'abitudine di chiedere a Simone se stava bene, se era tranquillo, o se qualsiasi cosa facessero gli piacesse.

Il minore aveva notato questo cambiamento ma sicuramente non aveva alcuna intenzione di lamentarsene, erano attenzioni che aveva bramato per mesi ed ora che era riuscito ad ottenerle poco gli importava se fossero da Manuel migliore amico, l'importante era che fossero da parte di Manuel e basta.

«si, ci dovremmo venire più spesso» Manuel sorrise annuendo.
«ci verremo più spesso» rispose aprendo il sacco della carbonella.
«a te piace?»
«se ce vengo co te si»

Manuel lo disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo, come se Simone non dovesse perdere un battito a sentir pronunciare quelle parole con così tanta naturalezza. Le guance di Simone si tinsero di rosso e sperò vivamente che gli occhiali da sole riuscissero a coprire anche quelle in qualche modo, o che a vederle Manuel desse la colpa al sole caldo.

Se un giorno a Roma | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora