Appuntamento.

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Simone non lo sa come sia finito su quel letto con la testa di Manuel infilata nell'incavo del suo collo e le mani nei ricci l'uno dell'altro. A dire il vero non ricorda nemmeno quando è avvenuto il passaggio da alticcio a decisamente brillo durante la cena di classe organizzata da Dante nella loro veranda.

Quello che sa è che Manuel lo ha seguito in quel lento declino durante tutta la serata e le birre introdotte, con non poche storie da parte di Dante, erano terminate tutte in un tempo troppo breve. Non era servita nemmeno una parola per farsi seguire in camera da Manuel, che lui non tornava a casa quasi mai quando era lì, figuriamoci se lo avrebbe fatto da ubriaco.

E forse la colpa è del troppo alcool in circolo se si trovano in quella posizione, anzi, la colpa è decisamente del troppo alcool in circolo perché Manuel stava sempre ben attento a toccare Simone in modo mirato ma apparentemente casuale, mai gli era venuto in mente di sdraiarsi vicino a lui e fargli le coccole come invece era avvenuto una ventina di minuti prima.

Resta il fatto che in quel momento non ne vuole sapere di allontanarsi dal corpo di Simone e sicuramente non sarebbe stato quest'ultimo ad allontanarlo di sua spontanea volontà.

«Simo'» nel silenzio della stanza il nome del minore viene biascicato da un Manuel ad un passo dal sonno e l'altro non può far altro che sospirare pesantemente prima di mugugnare un "mh" allungando la mano quanto basta per potergli accarezzare l'accenno di barba con un pollice. «lo sai qual è il cane più cattivo di tutti?»

E Simone in un'altra situazione probabilmente gli avrebbe detto di stare zitto e dormire, ma in quel momento si concentra davvero a cercare una risposta a quel quesito.

«il pitbull» mormora lui, convinto della sua risposta. Manuel scuote piano la testa e Simone sente distintamente il sorriso formarsi contro il suo collo.
«la canaglia»

La risatina che lascia le labbra di Manuel contagia Simone in meno di un paio di secondi e presto si ritrovano a ridere in modo scomposto e decisamente rumoroso per le due di notte. Una risata aumenta l'altra e, nonostante non sia per niente sobrio, Manuel riesce a capire quanto stia realmente bene in quel momento, stretto all'altro senza alcun ostacolo mentale a fermarlo.

Si scosta un po' per poter guardare Simone in volto e la risata si affievolisce pian piano quando, con la testa leggera, il suo sguardo si focalizza sulle guance rosse di Simone ed il suo sorriso a qualche centimetro di distanza da lui. Stringe i suoi ricci tra le dita e, con la velocità che una sbronza può concedergli, allunga l'altra mano per poterla poggiare su una guancia. Gli occhi del minore si chiudono all'istante e dalle sue labbra fuoriesce un verso di approvazione che porta Manuel ad approfondire il contatto iniziando ad accarezzargli piano lo zigomo.

«devi mettere la crema» mugugna Simone lasciando scorrere la sua mano dalla barba incolta al collo di Manuel, completamente in estasi in quel momento.
«ma quale crema?»
«alle mani, sono ruvide»

I movimenti del maggior si fermano all'istante ed alza leggermente la testa con la fronte aggrottata per poterlo guardare in viso. Sembra essere punto sul vivo da quella constatazione e Simone sembra essere infastidito dall'interruzione di quelle carezze, quindi si ritrovano a guardarsi negli occhi in modo torvo, ognuno per motivi propri.

«faccio er meccanico» la risatina di Simone si infrange sul viso del maggiore che risulta essere ancora più indispettito da quella reazione, nonostante i suoi occhi in quel momento riescano a focalizzare l'attenzione solo su quel viso stanco ma luminoso.
«faccio er meccanico» gli fa il verso, continuando a ridacchiare. «il Bud Spencer delle macchine»
«guarda che sei stronzo» borbotta allontanando entrambe le mani dal suo corpo per potersi girare dall'altro lato.

Se un giorno a Roma | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora