C'est la vie.

3.4K 248 199
                                    

Tu sei Lucifero vestita, sì, con orli e perle
Tu ti incateni in mezzo al fuoco e dici: "Viemmi a prende'"

«fai piano»
«grazie al cazzo che faccio piano Simò, me fanno male pure muscoli che non sapevo de avecce»

Il minore alzò gli occhi al cielo e lo sorresse stando attento a non fargli male, sapeva che era ridotto in quelle condizioni a causa sua, ma mai avrebbe immaginato che sarebbero arrivati a tanto. In quel momento provava delle sensazioni contrastanti, sentiva il cuore a mille per la vicinanza con Manuel, ma sentiva anche lo stomaco rivoltato a causa dei sensi di colpa. 

Lo fece camminare fino al bagno facendolo sedere sulla tavoletta del water chiusa, nella stanza si sentiva solo il rumore degli sportelli che venivano aperti e chiusi freneticamente da Simone.

«c'è qualcuno a casa?»
«papá»
«e allora chiudi sta porta prima che me vede e se la va a cantá»

Simone posò il disinfettante sul bordo del lavandino e chiuse la porta dando una mandata con la chiave. Effettivamente suo padre ci avrebbe messo meno di due secondi a chiamare Anita per avvisarla della situazione e lui in quel momento non poteva gestire anche quello.
Afferrò nuovamente il disinfettante e svitò il tappo sotto lo sguardo attento di Manuel che guardava l'oggetto come se potesse essere in grado di fargli più male delle botte prese poco prima.

«mo te vado a prende pure il ghiaccio»

Sussurrò Simone strappando un batuffolo di ovatta, avrebbe voluto digli la verità ma in quel momento non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione e l'unica cosa di cui aveva bisogno in quel momento era qualcuno che si prendesse cura di lui. Lasciò andare un sospiro e girò di nuovo la chiave nella serratura per poter sgattaiolare in cucina a prendere del ghiaccio, pensò di essere riuscito nella missione appena tirò fuori la sacchetta in gel che usava solitamente dopo gli allenamenti, ma appena alzò la testa si trovò davanti suo padre con le braccia conserte che osservava l'oggetto tra le sue mani.

«te sei fatto male?» Simone annuì poco convinto e il padre fece altrettanto «e io secondo te so deficiente?» il figlio alzò gli occhi al cielo e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi tenendo stretto il ghiaccio. «che ha fatto?»
«niente, è caduto in moto»
«e la moto ndo sta?» Simone sbuffò ed iniziò a camminare per uscire dalla cucina.
«ar garage suo»
«quindi se mo dico a Anita di andare a guardare la trova lì»
«a pa' te puoi fa gli affari tuoi e basta?»

Dante non fece in tempo a rispondere perché il figlio sparì dietro le scale per il piano superiore. La verità era che Simone non era in grado di dire bugie ma da quando conosceva Manuel aveva sviluppato un senso di protezione che riusciva a fargli dire le peggiori cazzate.
Rientro in bagno trovandolo con la testa poggiata al muro e gli occhi chiusi e mentre chiudeva la porta si concesse qualche secondo per guardare quanto fosse bello anche se aveva metà viso sfigurato.

«tieni» Manuel aprì gli occhi afferrando il ghiaccio e si alzò la maglia per poggiarlo sul suo fianco dove Simone notò un livido molto simile a quello sulla guancia.
«grazie»

Simone non rispose e prese di nuovo l'ovatta con il disinfettante per poi avvicinarsi a lui. Manuel di riflesso aprì leggermente le gambe per permettergli di avvicinarsi di più al suo viso e il minore lo assecondò alternando lo sguardo dai suoi occhi ai vari tagli evidenti sul suo viso.

«fai piano»
«ancora devo iniziá e già te lamenti»

Sbuffò Simone versando un po' di disinfettante sull'ovatta, fece segno a Manuel di reggere la boccetta e senza pensarci troppo con una mano gli afferrò il mento per tenerlo fermo. Cercò di concentrarsi sulle ferite e non sugli occhi di Manuel che sembravano non voler lasciare il suo viso, li sentiva bruciare sulle sue guance e sperò di non essere diventato rosso altrimenti la situazione sarebbe diventata ancora più imbarazzante di quello che già era.

Se un giorno a Roma | SimuelWhere stories live. Discover now