autocontrollo.

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Simone e Manuel da dopo l'incidente erano finiti in una situazione che entrambi, a distanza di cinque mesi, poteva definire solamente ridicola. Con il tempo Manuel si era esposto sempre di più nei confronti di Simone fino ad arrivare a rendere palese il suo interesse, senza mai dirlo.

A Simone andava bene così, andava bene averlo intorno, ricevere tutte quelle piccole attenzioni che servivano a farlo stare meglio e conportarsi effettivamente come una coppia ma senza esserlo.

A Simone era andato bene fino a quel momento, perché l'importante era avere Manuel vicino, ma la situazione era diventata troppo ridicola e soprattutto voleva arrivare ad una conclusione con lui, non voleva rimanere in quel limbo in cui non si sapeva esattamente cosa fossero.

Dicevano di essere migliori amici ma nessuno dei due cercava qualcun altro per una relazione e, quando si presentava l'occasione, declinavano, dicevano di essere migliori amici ma Manuel dormiva più spesso nel letto vicino a lui che a casa sua, dicevano di essere migliori amici ma puntualmente facevano delle litigate molto simili a quelle di una coppia e Simone era stanco di quel detto non detto che aleggiava nell'aria ogni volta che erano insieme.

Proprio per quel motivo aveva deciso di iniziare a tirare un po' la corda, mesi prima lo aveva fatto in modo ingenuo con un Manuel che non aveva chiaro niente, o meglio, aveva chiara una situazione sentimentale errata, ma in quel momento Simone sapeva che qualcosa era cambiato, glielo leggeva negli occhi che da dopo il suo incidente avevano cambiato luce e sembravano guardare la cosa più preziosa che potesse avere.

Aveva deciso di iniziare il suo piano proprio quella mattina, appena aperti gli occhi. Si rese conto che Manuel non era al suo fianco, ma la cosa non lo sorprese troppo perché significava che era in cucina a fare colazione. Si stiracchiò poco prima di liberarsi dal lenzuolo ed avviarsi verso le scale che portavano al piano inferiore, aveva addosso solo dei pantaloncini della tuta poiché era piena estate e appena Manuel lo vide entrare in cucina afferrò un'altra tazzina di caffè per poi riempirla tenendo tra le mani la moka.

Sentì Simone avvicinarsi a lui per poi posare inaspettatamente una mano alla base della sua schiena. Rischiò di rovesciare il caffè fuori dalla tazzina per colpa di quel contatto improvviso ed intimo, non era strano che si toccassero e si sfiorassero, ma succedeva sempre in modo accidentalmente o innocuo, di tutti i contatti che ricordava sicuramente quello non era mai avvenuto.

«buongiorno» borbottò Simone con voce roca e a lui servì schiarire la gola per rispondere senza far uscire una voce imbarazzante.
«buongiorno Simò»
«grazie» il minore sorrise e afferrò la sua tazzina interrompendo all'improvviso quel contatto, Manuel sentì un brivido lungo la spina dorsale e lo guardò mettersi seduto a capotavola, per poi seguirlo. Osservò gli occhi assonnati abbinati ad un sorrisino sghembo che poche volte aveva visto sul suo viso.

«che è sta faccia?»
«è la mia» ribatté Simone poggiandosi con la schiena alla sedia.
«si grazie che è la tua, ma che è sto sorrisino?» Simone alzò le spalle e prese un sorso di caffè.
«so contento»
«e perché?»

In seguito a quella domanda Simone si alzò di scatto sporgendosi sul tavolo e arrivando ad un soffio dal suo viso, Manuel si chiese che cosa gli stesse prendendo quella mattina, ma sicuramente non gli dispiaceva averso così vicino, quindi aprì leggermente la bocca continuando a guardarlo negli occhi cercando di captare le sue intenzioni. Improvvisamente Simone allungò una mano vicino alla sua ed afferrò il porta tovaglioli che era poggiato lì, tornando seduto sulla sedia.

«ce deve sta per forza un motivo pe esse contenti?»

Manuel non riuscì a formulare una frase che avesse un senso in quel momento, quindi si limitò a scuotere la testa e fissare il suo caffè. Simone portò avanti quelle situazioni accidentali per tutta la mattina e Manuel più passavano i minuti e più sentiva di star arrivando al limite massimo della sopportazione, continuava a ritrovarselo ad un soffio dalle labbra, a sentire le sue mani addosso, a vederlo girare per casa sempre in pantaloncini perché di cambiarsi non ne aveva proprio intenzione. Dopo tutte quelle ore era ormai ovvio che non fosse tutto casuale e Manuel capì che per non schiantarsi rovinosamente al suolo doveva passare al contrattacco.

Se un giorno a Roma | SimuelWhere stories live. Discover now