piume.

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Manuel fece il suo ingresso in villa Balestra relativamente presto quella mattina d'estate. In un mano teneva un sacchetto con i cornetti per tutti i presenti in casa e con l'altra bussò alla  porta in legno, aspettandosi che ad aprire fossero Dante o Virginia. Quando però si ritrovò davanti Simone con una tazzina in mano aggrottò le sopracciglia confuso.

Dall'interno della casa arrivava un odore forte di caffè mischiato all'inconfondibile profumo di Simone che ormai Manuel aveva imparato a riconoscere anche in luoghi differenti da casa sua. Lo osservò notando che indossava solamente i soliti pantaloncini della tuta utilizzati per dormire, aveva la faccia stanca e il sudore lasciava che le zone di pelle scoperte fossero leggermente lucide. Manuel cercò di distogliere l'attenzione da quel particolare, ignorando il fastidio allo stomaco a cui ormai si stava abituando e si concentrò sul suo volto.

«t'hanno buttato giù dal letto Simò?» chiese sorpassandolo ed entrando in casa. Sentí uno sbuffo alle sue spalle, seguito dalla porta che si chiudeva e dai passi di Simone dietro di se.
«non ci sono proprio andato a letto»

Appena posò il sacchetto sul tavolo in cucina si girò verso il minore che girava ancora in modo distratto il caffè nella tazzina, aggrottò la fronte e pensò ai mille motivi per cui Simone non avesse dormito quella notte. Per la testa gli passarono tutte le ipotesi, anche quelle a cui avrebbe volentieri evitato di pensare, e la schiena si irrigidì mentre Simone sembrava essere troppo stanco per notare le mille emozioni che stavano attraversando il ragazzo davanti a se.

«e- e perché?» chiese il maggiore, cercando di distrarsi aprendo rapidamente il sacchetto di carta e frugando dentro per trovare il cornetto preferito di Simone.
«non lo so, non dormo bene Manu» si lamentò.

A quel punto le spalle di Manuel si rilassarono come anche il suo respiro, non era contento del fatto che Simone non riuscisse a riposare, ma si sentiva sollevato del fatto che non avesse passato la nottata a fare altro.
Si girò per allungargli il cornetto e si mise seduto sulla sedia più vicina, osservando il viso di Simone contorto in un'espressione tenera e affranta, avesse avuto un po' più di coraggio gli avrebbe accarezzato le guance per addolcirla un po'.

«com'è?»
«mi sveglio sempre, faccio sogni del cazzo e fa caldo, stanotte sono stato tutto il tempo sveglio» spiegò Simone prima di addentare il cornetto, Manuel annuì.
«sogni del cazzo?» chiese, Simone annuì abbassando la testa e lo raggiunse sulla sedia vicino a lui.
«faccio incubi tipo... su di voi» confessò, Manuel però non sembrò comprendere quel "voi" a chi si riferisse.
«noi chi?»
«voi che mi state vicino» sussurrò, continuava a non alzare lo sguardo su Manuel, come se già esternare quelle cose fosse una fatica difficile da sostenere, il maggiore invece continuava ad osservare il suo volto, aspettando che riprendesse parola. «ieri ho sognato che facevi il mio stesso incidente»

A Manuel quella confessione lo travolse come una valanga, sentì il cuore fermarsi per qualche istante e ripensò a quella notte, a quello che aveva provato vedendo Simone in quelle condizioni e pensare di averlo perso. Il fatto che Simone potesse aver provato le stesse sensazioni per un sogno lo fece star male perché era una sensazione che non augurava a nessuno, men che meno alla persona che amava.

«avevo paura di rifarlo stanotte» finì di spiegare. Manuel posò il cornetto sul tavolo ma prima che, preso da un moto di coraggio, potesse fare qualsiasi cosa, Dante fece il suo ingresso in cucina facendo morire quella piccola scintilla che stava per far accendere un fuoco.

**

Quando Manuel aveva preso la decisione di realizzare quell'idea sicuramente non si aspettava che reperire del legno di salice sarebbe stato così complicato, si era sentito dire diverse volte dalla madre "usa qualcos'altro" ma lui ormai era più determinato che mai a fare tutto nel modo corretto, così che funzionasse.

Se un giorno a Roma | SimuelWhere stories live. Discover now