27 anni - primo figlio

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Quando per l'ennesima volta Sam gioca con il volume della radio, Cory gli intrappola le dita tra le sue appoggiandole sulla leva del cambio.

"Rilassati Sam".

"Per te è facile, sei perfetto. Ma che ne è di me?" Esala. "Che succede se sbaglio ad insegnargli qualcosa o gli dò delle brutte abitudini? Se gli altri bambini lo prendono in giro perchè non sono bravo come i loro genitori?"

Cory gli bacia il palmo della mano. "Non sei da solo, Sam e per quanto siamo entrambi inesperti impareremo con il tempo. Non farti pressare dal paragone con le altre famiglie, quello che conta è che Justin avrà due persone al fianco che lo amano e lo aiuteranno a crescere... gli sbagli che commetteremo possiamo aggiustarli insieme, tutti e tre."

"Aaah, sai sempre cosa dire per farmi star meglio, grazie".

"E poi se Brianna e Trent sono riusciti a crescere te, possiamo farcela anche noi".

Sam lo scruta inquisitorio. "Che vorresti dire?".

"Niente, signor voglio farmi i capelli verdi così quando mi nascondo dietro un cespuglio sarò praticamente invisibile".

"A nove anni sembrava un'idea intelligente" si difende e Cory alza un sopracciglio appena prima che aggiunga: "lo è ancora, in realtà" e si perde ad elencare una serie di tinte con annesso le occasioni in cui tornerebbero utili, prima di intravedere con la coda dell'occhio la sua espressione compiaciuta e chiudere la bocca di scatto.

"Ero un bambino creativo".

"Eri?"

"Quel tuo sopracciglio deve smetterla di giudicarmi e tu dovresti essere più carino con tuo marito" incrocia le braccia al petto e gonfia le guance d'aria.

Una mano gli stringe la coscia. "Nostro figlio ha già il tuo sorriso e sono certo che crescerà con il tuo grande cuore e la tua vivacità".

"E con la tua intelligenza e la tua perseveranza" aggiunge Sam mettendo la mano sopra la sua. "Aaaaah, nostro figlio... è così strano pronunciare quella parola".

"Bello, non strano."

"Bello" concorda guardando fuori dal finestrino, "bellissimo".

Parcheggiano davanti all'istituto nel posto che ormai è loro da parecchi mesi e quando Sam scende sorride al pensiero che è l'ultima volta che se ne andranno da questo posto solo in due.

Due anni di trafila tra avvocati, tribunali, assistenti sociali ed una miriade di carte da firmare dopo, finalmente hanno potuto adottare Justin ed oggi è il primo giorno della loro nuova famiglia.

Alcuni bambini giocano nel cortile e li salutano contenti quando li vedono passare.

"Aww a pensare che sono tutti orfani mi si stringe il cuore" mormora Sam salendo le scale che portano all'ingresso.

"Preghiamo che trovino al più presto una famiglia che li ami" dice Cory tenendogli una mano sul fianco.

Dentro c'è ancora più casino, visto che il layout dell'edificio è piuttosto vecchio ed i lunghi corridoi sono gremiti di bambini che corrono da una parte all'altra.

"Ehi, campioni" lo saluta Sam, "sapete dirmi dov'è la maestra Rosalie?".

"È di sopra" dice uno di loro, "sta aiutando Justin a preparare le valigie".

"Grazie mille" ed in quell'istante qualcosa si schianta contro la sua gamba.

"Papà" urla entusiasta il piccolo.

"Ehi scimmietta, non sei cresciuto per attaccarti ancora alle gambe degli altri?" Ride Sam.

"Solo papà" sorride ed il suo tono esprime la stessa possessività di Cory  facendolo sciogliere.

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