Chapter 6

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Erano le undici passate quando mi svegliai. Avevo recuperato tutte le ore di sonno perse ed ero pronta per affrontare quella giornata che si prospettava molto interessante. Decisi di non mangiare molto a pranzo per godermi la cena, non mi aspettavo di andare in un ristorante ma neanche di stare a ciondolare per la strada tutto il tempo, e ovviamente non mi ero dimenticata che dovevo accompagnare Harry comodino Styles in palestra; sì.. per me con i suoi modi fare poteva essere paragonato a un comodino. Indossai dei jeans stretti e una maglietta beige, presi il giubbottino di pelle e poi andai a chiamarlo; mi appoggiai alla porta della sua camera che a mia insaputa non era chiusa lasciandomi cadere e prendere una storta, per fortuna non era in stanza. Presi un momento per guardarmi attorno: la camera era molto diversa da come l'immaginavo, mi sorpresi per l'ordine ma sopratutto perché sembrava essere abitata da un quattordicenne, le uniche cose poco infantili erano una chitarra che supposi appartenere ad Harry e i suoi vestiti, per il resto la stanza era per metà tappezzata di poster di calciatori e sulle mensole erano affilate collezioni di automobiline e vari trofei di quelli che si vincevano nelle gare scolastiche.

-"Cosa stai facendo?". Mi voltai trovando Harry furioso con il volto di chi cerca in tutti i modi di mantenere la calma.

-"Beh... cioè.. ehm io.." balbettai cercando le parole. Mi fissava accigliato e impaziente.

-"La porta non era chiusa e beh.. sono caduta" ammisi imbarazzata per la mia continua goffaggine. Alzai lo sguardo e lo trovai col volto chino mentre tentava di soffocare una risata. Perfetto. Ora ero diventata anche il suo pagliaccio personale. Non gli diedi il tempo di dire qualcosa che afferrai la cinta del borsone che portava a tracolla e lo trascinai fuori di lì.

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Questa volta non presi il pullman, preferivo cogliere l'occasione per fare una passeggiata rilassante, tanto la presenza di Harry come al solito sembrava inesistente, lui non parlava e io non volevo fare conversazione. Camminammo circa quindici minuti prima di giungere a destinazione. L'edificio era abbastanza grande e dati i tanti volantini pubblicitari sulle porte scorrevoli i corsi erano innumerevoli. Lo incitai ad entrare e mi guardò con aria di sufficienza come per congedarmi dal mio incarico, ma sotto il suo sguardo incredulo lo superai ed entrai per prima. Mi seguì nella Hall tenendosi a distanza come se avessi qualche strana malattia ad alto rischio di contagio; alzai gli occhi al cielo sbuffando e mi allontanai lasciandolo solo ad iscriversi. Presi il corridoio a destra verso gli spogliatoi femminili, la puzza acre di sudore sovrastava ogni cosa così mi affrettai a prendere la chiave che avevo in tasca ed aprire il mio armadietto dove lasciavo sempre la tuta che consisteva in un paio di pantaloncini e una t-shirt sbiadita e un cambio che usavo dopo la doccia. Non amavo particolarmente lo sport, o meglio odiavo sudare e fare qualsiasi cosa che comportasse uno sforzo fisico, ma da pochi mesi cercavo di seguire un corso di auto-difesa sotto consiglio di mia madre che diceva che dovevo svagarmi facendo qualcosa che poteva tornarmi utile, anche se ad essere sincera mi presentavo raramente giusto per tenerla contenta. Mi cambiai e uscii dallo spogliatoio raggiungendo in pochi minuti la sala con gli attrezzi, non avevo voglia di fare nulla di stancante soprattutto perché volevo essere intera per l'appuntamento. Dopo una buona mezz'ora di stretching ero già pronta per mollare ma poi vidi il mio istruttore avvicinarsi sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori. Tom era un uomo giovane di trent'anni compiuti, biondo con un fisico mozza fiato, un carattere solare e single; non l'avevo mai visto lamentarsi di qualcosa o di qualcuno e per non perdere la pazienza come bisognava davvero avere un livello elevato di sopportazione. Mi ricordavo che i primi giorni con lui furono tragici, non riuscivo a sopportare il suo costante sorriso quando ero io quella a faticare e lui quello a godersi la scena divertito, ma in fondo era il più gentile e disponibile dei ragazzi che lavoravano in questo luogo.

-"Summer tutto bene? Sono felice che sei qui!" eccolo raggiante come al solito.

-"Ciao Tom anche io sono felice di vederti!" risi, non mi salutava mai così allegramente.

Deep ~H.S.Where stories live. Discover now