Chapter 19

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Non ci credo che era successo di nuovo dopo anni. Un altro attacco di panico. Non so precisamente quanto era durato, ormai avevo perso la cognizione del tempo, ma a me sembrò non finire mai. Il cuore aveva preso a battere troppo velocemente, non riuscivo a respirare, ero paralizzata dal terrore di non farcela, avevo le vertigini, la nausea, tremavo ma avevo fin troppo caldo, mi formicolavano i piedi e le mani, non riuscivo a stare ferma. Avevo la costante paura di morire o impazzire. La colpa era mia , avevo abbassato la mia corazza e avevo permesso che qualcuno mi ferisse. Guardai fuori, ormai si stava facendo buio e non sapevo neanche dove mi trovassi e prima che potessi uscire ricominciò a piovere... di bene in meglio. Fui presa di nuovo dall'ansia e non potevo permettermelo. Mi affrettai a digitare il primo numero che potesse aiutarmi.

-"Pronto?" la voce era famigliare.

-"Niall?" domandai confusa.

-"Sum? Tutto bene?" okay per sbaglio avevo avviato l'ultima chiamata.

-"Aiutami ti prego sono bloccata in un parco abbandonato ma non so dove" piagnucolai.

-"Summer calmati!" era evidentemente preoccupato

-" Ricordi qualcosa di particolare?" domandò sperando in un aiuto da parte mia.

Mi sforzai di ricordare qualcosa.

-"In realtà penso che qui vicino ci sia un pub, ma il nome mi sfugge" dissi sbattendo volontariamente la testa contro l'acciaio per fami male.

-"L'insegna di che colore era?" chiese dolcemente.

-"Penso verde" continuai a singhiozzare.

-"Aspettami penso di aver capito" riattaccai aspettando che quest'inferno finisse.

NIALL'S POV

Non ricordo l'ultima volta che ero stato tanto preoccupato in tutta la mia vita. Al telefono non faceva altro che piangere e ciò mi faceva salire l'ansia e la paura che le fosse successo qualcosa. Se qualcuno l'aveva anche solo sfiorata giuro che non avrei risposto delle mie azioni.

Raggiunsi il pub e mi guardai intorno alla ricerca del parco; quando lo vidi presi l'ombrello e corsi cercando di individuarla. La mia attenzione fu attirata da un lamento. Mi girai verso i tubi e la vidi rannicchiata dentro a uno di essi con le mani fra i capelli mentre cercava di cullarsi. Era così indifesa e fragile che avevo paura potesse rompersi da un momento all'altro. La raggiunsi velocemente nel tubo circolare e la richiamai dolcemente. Quando alzò lo sguardo e mi vide al suo fianco gli occhi le si illuminarono leggermente. Gettò le braccia intorno al mio collo e iniziò a piangere contro il mio petto. La strinsi a me e le accarezzai i capelli bagnati per farla calmare e sembrò riuscirci. Le sussurrai parole rassicuranti.

-"Ora sono qui, andrà tutto bene" dissi dolcemente.

-"Ho avuto paura" parlò sul mio petto. Non volevo forzarla a parlare perché il ricordo l'avrebbe potuta ferire di nuovo, ma dovevo sapere.

-"Perché?" sussurrai piano.

-"Ho avuto un altro attacco di panico" singhiozzò.

Rimasi pietrificato al solo pensiero di quello che avesse dovuto affrontare, per giunta da sola. Anche mia sorella da piccola ne soffriva e sapevo benissimo i sintomi e cosa succedeva.

-"Non ti preoccupare ci sono io con te" la strinsi di più. Rimanemmo in quella posizione non so per quanto, però il temporale era finito. Le alzai lentamente il viso e incrociai i suoi occhi rossi e gonfi, non volevo vederla così, avrei fatto qualsiasi cosa per farla stare bene.

-"Ti va di andare?" sorrisi dolcemente e lei annuì. L'aiutai ad uscire e le misi un braccio intorno alle spalle e la condussi in auto.

-"Ti porto a casa?" scosse la testa.

Deep ~H.S.Where stories live. Discover now