Chapter 9

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HARRY'S POV

Non sapevo per quanto tempo ancora sarei riuscito a non urlare o rompere qualcosa. Mi faceva male la testa e non riuscivo più a pensare. Ero deciso su quello che stavo facendo e non sarei tornato indietro, non per colpa del passato. Non avevo mai voluto tutta questa merda ma il mondo è ingiusto e a me è toccata la parte peggiore.

-"Non ti cacciare di nuovo nei guai." Disse infine respirando pesantemente. Non potevo prometterlo, al massimo avrei cercato di evitarlo. La colpa non era mia se la rabbia prendeva il sopravvento, non riuscivo a gestirla e a volte mi stava anche bene così. Incutevo terrore anche se non intenzionalmente, d'altronde meglio per loro che si tenessero alla larga.

-"E' abbastanza sicuro e anche qui sono tutti d'accordo. Non è legale ma correrò il rischio, ho bisogno di racimolare qualcosa." Chissà perché gli stavo dando tutte queste spiegazioni. Non volevo i suoi consigli, avrei fatto di testa mia. Sentii Zayn ridacchiare dall'altro lato del telefono; nonostante quel ragazzo mi facesse saltare i nervi era sempre mio amico, l'unico che mi conosceva realmente.

-"Sei sempre il solito coglione Styles" sorrisi sapendo che non poteva vedermi, se era qualcun altro gli avrei spaccato la faccia. Riattaccai il telefono e aprii di scatto la porta, intorno a me regnava il silenzio ma nell'aria c'era un profumo di.. lavanda, shampoo sicuramente, ma quale ragazzo usava shampoo alla lavanda? Mi girai giusto in tempo per vedere la porta del retro chiudersi con violenza, mi precipitai fuori correndo e poi vidi lei.

-"Summer!" urlai; non si fermò del tutto ma ora camminava lentamente dandomi le spalle.

-"C-ciao" disse senza girarsi a guardarmi. La presi per il polso spingendola con forza contro il muro ma cercando comunque di contenere la rabbia.

-"Cosa stavi facendo?" chiesi bruscamente mentre lei guardava verso il basso evitando il contatto visivo.

-"N-niente davvero io.."

-"Non mentirmi!" ringhiai avvicinandomi ancora di più ma non rispose. Cosa aveva sentito? Non tutto speravo.

-"Ora fai il gioco del silenzio?" tremava, forse stavo esagerando. Allentai la presa sul suo polso e notai il segno rosso della mia mano. Non volevo farle male ma non riuscivo a controllarmi. Mi avvicinai ancor di più, per quanto fosse possibile al suo corpo, per farle capire che aspettavo ancora una risposta da parte sua.

-"Io cioè, non volevo ascoltare.. ma stavi urlando e mi ero preoccupata.."

-"Non sono affari che ti riguardano!" sputai.

Nessuno doveva preoccuparsi per me, figuriamoci lei.

Alzò lo sguardo per inchiodare i suoi occhi color nocciola nei miei; intravedevo la rabbia ribollire dentro di lei e darle la forza di reggere il confronto. Non so cosa stesse per dire ma si trattenne mordendosi il labbro e poi mi spinse via aumentando con qualche passo la distanza fra noi.

-"E chi se ne frega!" urlò mandandomi un'occhiataccia. Non credevo alle mie orecchie, nessuno si era mai permesso di parlarmi in quel modo e da lei che fino a poco fa tremava sotto il mio sguardo, non me lo aspettavo. Stava per parlare di nuovo, forse ora voleva farmi anche la ramanzina, ma la bloccai prima che il mio già instabile autocontrollo superasse il limite.

-"Non farlo" l'avvertii con voce bassa e profonda. Sbuffò prima di voltarsi e andare via scuotendo la testa in disapprovazione. Non poteva sfidarmi, non in quel modo.

SUMMER'S POV

Sbuffai sonoramente prima di voltarmi e andare via. Avevo sbagliato ma non c'era bisogno di reagire così. Mi maledii mentalmente per essermi preoccupata per lui, volevo solo aiutarlo e lui mi aveva quasi uccisa con lo sguardo. Sapevo che i suoi occhi erano ancora fissi su di me così aumentai il passo e svoltai l'angolo per ritrovarmi nuovamente davanti la palestra. Mi strinsi nella giacca e continuai a passo spedito. Decisi di fermarmi in un bar per prendere qualcosa di caldo, avevo bisogno di calmarmi altrimenti a casa non saprei quale oggetto gli avrei lanciato contro. Uscii dal locale e mi sedetti su una delle panchine del parco con in mano la mia cioccolata. Nonostante cercassi di allontanare l'immagine di Harry dalla mia testa il bruciore sul polso non faceva altro che riportarla a galla. I suoi occhi verdi mi immobilizzavano e le parole uscivano con rabbia dalla sua bocca. Perché era così infuriato? Non avevo capito nulla del suo stupido discorso al telefono tranne che quello che doveva fare sembrava sicuro anche se illegale e qui erano comunque tutti d'accordo. Ero già contrariata dal fatto che fosse illegale, se voleva guadagnare dei soldi per lasciare casa nostra doveva trovarsi un lavoro in regola e comunque se non si muoveva da solo di lì a poco lo avrei sbattuto fuori a calci. Però la frase "qui sono tutti d'accordo" mi tormentava. Lui era qui da poco e non mi pareva avesse conoscenze altrimenti non mi avrebbe chiesto indicazioni.. allora a cosa si riferiva? Basta. Non ero sua madre e neanche la sua fata madrina, non dovevo impicciarmi e basta interpretare il ruolo di Sherlock Holmes. Accantonai il pensiero ma poco dopo un'altra delle mie grandiose idee si faceva spazio nella mia testolina cocciuta.

Deep ~H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora