IV

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(TW: violenza domestica e tentata overdose di farmaci fino ai primi asterischi)

***

''Cazzo, cazzo, cazzo'' continua a dire Louis, provando a fermare il sangue che esce dalla bocca, un rivolo sottile di un taglio, che macchia la ceramica del bagno con ombre larghe e slavate, liquide. L'acqua sgorga, lui ci si pulisce la bocca ed esce rossastra. Tutta quella zona pulsa, le gengive gli mandano una fitta di dolore.

''Questo'' attesta Noah alle sue spalle, braccia incrociate mentre con la spalla sta poggiato allo stipite ''E' per quello che fai quando non guardo. Ti sembra normale che tu mi porti a fare cose del genere, Louis? Sei una persona così fottutamente egoista. Mi fai sempre arrivare al cazzo di limite, con te. Vedi di non finire all'ospedale per una cosa del genere.''

''Io non ho fatto niente'' ripete con le lacrime agli occhi. Gli gira la testa, deve poggiarsi al lavandino, ma continua a tamponarsi. Vede meno sangue, il che è positivo, almeno. ''Non ho fatto niente'' ripete in un balbettio ''Sono stato qui, sono stato zitto, non- Non vedo i miei amici da mesi e sto sempre qui e sto al tuo fianco, cos'altro devo fare, Noah?''

''Sei sempre qui'' sottolinea il suo ragazzo, indifferente alle sue mani sporche ''Eppure guarda come ti sei ridotto.''

''Mi hai detto tu che avrei dovuto perdere qualche chilo. Hai detto che non ti piacevo'' ricorda, tentando di non piangere. Noah alza gli occhi al cielo:

''E ti farebbe anche bene. Io quello che faccio lo faccio per te, perché ti amo. Invece tu stai ancora dietro a quel tuo lavoro del cazzo, e sembra che nemmeno lo fai mai.''

''Ho avuto uno spettacolo la settimana scorsa'' Louis aveva dovuto comprare del cerone in più per coprire i lividi sulle braccia, sulle gambe ''Tu non sei nemmeno voluto venire.''

''Perché cazzo sarei dovuto venire al tuo spettacolino? Impari qualche frase a memoria, Cristo Santo. Non è che ci vuole una laurea, per farlo. Potrei insegnare anche io.''

''Ti ho detto che non insegno più, ma tu non mi ascolt- Noah'' balbetta, quando sente delle mani stringere i suoi capelli, la testa che viene spinta verso l'acqua aperta ''Noah, ma che cazzo fai? Chiudi l'acqua, porca puttana! Lasciami!''

''Dimmi la verità, il ragazzo che ti ha chiamato è il tuo amante? E' quello che fai quando non ci sono, ti scopi qualcuno alle mie spalle?'' domanda in maniera aggressiva, spingendo il suo capo verso il basso mentre tiene il rubinetto bloccato. Louis prova a trovare il suo polso:

''No, Noah, cazzo, è un mio amico che mi chiede perché non esco mai! Per colpa tua, perché non vuoi che esca e che stia da solo, perché sei fottutamente possessivo!'' gli urla in faccia, e Noah stringe gli occhi, aumenta la presa.

''Louis, non sono possessivo. Lo sai molto bene. Non iniziare a farmi diventare cattivo'' intima, tirando sempre di più le ciocche. Louis si morde un labbro:

''No, no, scusa, hai ragione- Nemmeno voglio uscirci, con gli altri, sto bene qui, sto bene a casa'' promette con voce piccola, qualche goccia di sangue che ancora cola dal lato del labbro. Noah lascia la sua testa di scatto, facendogli sbattere il naso contro il lavandino. Louis sente un dolore cieco, un forte strappo ai nervi, il sapore del sangue nuovamente in bocca.

''Se mai imparerai a non dirmi cazzate'' impone, facendosi indietro ''Magari il rapporto tra me e te potrebbe migliorare, e tu non mi porteresti a conciarti così tutto il tempo. Se qualcuno ti vedesse, e tu gli spiegassi il perché, tutti ti direbbero che faccio bene, a farti capire in questo modo che cazzo sbagli quando ti comporti così con me.''

Mentre se ne va, Louis ripensa: era sul divano con una coperta sulle gambe, e stava tranquillamente parlando con Sean, che gli chiedeva di uscire così da presentargli la sua nuova ragazza, che Louis si era persa, a quanto pare. Quando Noah l'aveva sentito, aveva aspettato che attaccasse, fissandolo come a dirgli implicitamente di sbrigarsi, e Louis aveva provato, anche senza pensarci, a tenere la chiamata aperta il più lungo possibile. E aveva dovuto attaccare, alla fine, e Noah era esploso, gli aveva di nuovo tirato gli schiaffi sui lividi che già c'erano, acuendoli e ingrossandoli, chiedendogli a gran voce con chi lo stesse tradendo quella volta. Noah era paranoico: era lui che usciva da solo, era lui che non lasciava mai il suo telefono incustodito, era lui che non gli parlava mai di chi erano i suoi amici, e chi erano quelli con cui usciva.

Little Dead Whispers ||L.S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora