VIII

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Harry, Harry, ti prego, aiutami, mi fa male, Harry, per favore, non lo voglio, ti prego, mi sta uccidendo, non ce la faccio più, fallo smettere, Harry, dammi una mano-

''Harry.''

Harry sobbalza sul divano, la coperta che scivola sul suo grembo mentre si mette seduto di scatto e delle mani gentili gli tengono i gomiti, portandolo con delicatezza a mettersi di nuovo semisteso contro i cuscini che aveva ammucchiato per addormentarsi la sera prima, mentre Louis gli toglie una ciocca di capelli dalla fronte e lo accarezza appena. ''Sei davvero qui'', constata con occhi seri, e continua rispondendo all'espressione confusa di Harry: ''Credevo di aver preso i calmanti ed essermi addormentato, e poi aver sognato di... E' successo tutto?'' domanda allora, ed Harry non sa che rispondere, lo guarda solamente. Louis sospira come se potesse riprendersi quella conversazione e si allunga verso il tavolino da caffè:

''Ti ho fatto un tea. Tieni. Mi dispiace se hai dovuto dormire qui, forse dopo un po' è scomodo. Ti fa male la schiena? Posso darti qualcosa. Posso...'' Harry non riesce a rispondergli, ovviamente, lo guarda come se stesse parlando un'altra lingua, e allora Louis smette di provarci e posa di nuovo la tazza, dicendo con voce flebile: ''Quanto ti ho detto?''

Harry si solleva di nuovo, e stavolta non viene bloccato, semplicemente sta seduto, e Louis non allunga le mani per farlo stare comodo. Cerca i suoi occhi e Louis sta lì, aspetta, quasi in ansia, finché Harry non dice in un rantolo: ''Tutto.''

Louis assimila quella sola parola deglutendo, ma non abbassa lo sguardo, sembra solo confuso mentre si studiano uno di fronte all'altro: ''E sei... E sei rimasto qui?''

''Oh mio Dio, Lou, perché non avrei dovuto?'' mormora, avvicinandosi ancora di più, arrivando finalmente ad avere le mani sulla sua pelle: gli circonda il viso, lo stomaco sottosopra al solo pensiero di quello che ha sentito, sentendosi meglio solo a tenerlo un po' più vicino, al vedere Louis che non si sottrae, ma che anzi, stupito, si allunga verso di lui e si fa abbracciare, premendosi nella sua stretta e nascondendosi, come aveva fatto un sacco di volte, sotto la sua testa, chiudendo gli occhi e premendo con decisione naso e labbra nel suo collo, respirando di sollievo, allacciando le braccia contro di lui. ''Perché me ne sarei mai dovuto andare, piccolo?'' ripete, schiacciando le mani contro la sua schiena. Louis si infila tra le sue gambe e ci si stringe, rendendosi innocuo in quello spazio, spiegando a bassa voce:

''Perché è molto di più di quanto dovresti sopportare o sapere all'inizio di una frequentazione. Sono così tanto da gestire e- E l'hai visto ieri, ho dei momenti orribili, a volte non riesco a tenere tutto insieme, anche se ci provo, te lo giuro, anche per te perché ieri te l'ho detto ed è vero, tu mi piaci e non voglio che tu debba avere per le mani tutto questo casino perché a volte capita e basta e non voglio che tu debba passare per quello che è avere a che fare con me in certi-''

''Tu non sei tanto da gestire'' interrompe, accarezzandogli i capelli e baciandogli la fronte, un paio di volte, tenendolo tra le braccia mentre appoggia la fronte contro la sua e fa in modo che stia totalmente contro il suo corpo, di peso, così che Louis possa rilassare i muscoli. ''Non sei per niente tanto da gestire. Tu sei anche quello che è successo ieri. Se voglio vederti, e voglio farlo, non lo faccio solo per i giorni buoni. Lo faccio anche per come stavi ieri. A me va bene. Voglio tutto, e se me lo lasci fare lo prenderò. Hai capito?'' chiede, adagiando la punta del naso contro la sua. Louis sospira piano, annuisce, e si fa dare un bacio delicato prima di tornare con la testa sotto la sua, schiacciare la guancia al suo petto. Per qualche minuto, si fa cullare e non parla.

''Io e Noah siamo stati insieme due anni e sei mesi, più o meno'' inizia, ed Harry prova a non diventare rigido, perché l'ha appena detto, che vuole qualsiasi cosa, quindi deve ascoltare, ignorando come è finita la sera prima, così che non si ripeta, non davanti a Louis, non in questo momento. Non conosceva il suo nome, forse non avrebbe voluto. L'altro prende fiato, ovattato dal suo maglioncino di cotone: ''Ci siamo messi insieme all'Università, l'ho conosciuto lì. Lui studiava ingegneria, in una sede vicinissima alla mia. All'inizio andava tutto bene, era... Era normale, solo questo. Uscivamo da soli o con i nostri amici e ci si divertiva. In realtà, a Niall non piaceva troppo. Aveva ragione, alla fine'' considera, ed Harry si fa indietro delicatamente, fino a finire di nuovo contro i cuscini. Louis lo segue in quell'accasciarsi, fino a stare poggiato al suo corpo e parlare al suo collo, le labbra che lo sfiorano mentre Harry trova la sua mano e la stringe appena, dando un bacio alle nocche, delicatamente. ''E poi sono iniziati dei comportamenti strani. La prima cosa che ha fatto è stato spingermi perché gli avevo versato un frappè addosso, per sbaglio. Non gli ho detto niente perché lui ha iniziato a dirmi che era meglio se non lo bevevo. Ci sono rimasto male e sono stato zitto. E' successo altre volte, che mi spingesse, e come ti ho detto ho sempre pensato che non lo facesse di proposito, che non lo capisse, ma mi sbagliavo. Presto ha iniziato a picchiarmi, con... Pugni e calci e- E io non avevo il coraggio di dire nulla. Pensavo che avrebbero dato tutti ragione a Noah. E quindi non ho mai detto una parola, lui mi diceva che avevo un carattere di merda e che poteva gestirmi solo in quel modo, come- Come domare un mostro, capisci? Mi faceva sempre male, mi ha fatto sanguinare la bocca e- E il naso e avevo dei graffi ovunque, dei lividi, e io- Dovevo sempre coprirli, e ho smesso di uscire con gli altri perché non volevo mi facessero domande e lui non voleva, diceva che mi comportavo male. Anche se lui usciva da solo e probabilmente mi tradiva. Ne sono sicuro. Però, comunque, non ho mai detto niente. Nemmeno alla mia famiglia. E poi è peggiorato, mi sono licenziato, ho smesso di farmi vedere in giro perché era... Era troppo. Poi è successo... Quello'' la voce di Louis si fa sottile, ed Harry aumenta la presa , sbattendo velocemente le ciglia mentre gli preme un palmo sulla nuca e accarezza, baciandogli la testa. ''E io... Sì, be', te l'ho già detto. Ho lasciato andare tutto. Non mi importava nulla. Nemmeno che la gente fosse preoccupata per me, tipo, perché io stesso non sapevo come essere preoccupato di me stesso, quindi degli altri non mi importava. Sei mesi dopo mi ha... Mi ha tirato i cocci di un bicchiere addosso. Perché l'ho rotto per sbaglio. E ieri è successo di nuovo, e ho, uh, ricordato. Succede con degli stimoli specifici, è una declinazione del PTSD. Capita, a volte, ma so tipo, gestirlo? Sono comunque passati due anni, anche se non sono andato subito in terapia. Solo dopo qualche mese. Questa cosa mi ha portato ad avere'' Louis qui si ferma sul serio, arriccia le labbra alla sua stessa diagnosi, prima di dirla abbastanza in fretta: ''PTSD, depressione e ansia. Sono molto migliorato, però. Ho capito che non è colpa mia e che non potevo fare molto e che nella situazione non tutti sono in grado di sottrarsi. Ho capito che mi diceva molte cose che non sono vere ed altre che devo ancora sinceramente capire che non sono vere, e poi... Che ha abusato di me più di una volta. Ma ti ho già detto anche questo'' conclude, facendosi più vicino a lui. Ora, una sua gamba è solo vagamente intrecciata con quella di Harry, e a fargli alzare la testa è il respiro tremante che riesce a tirare fuori. Sgrana gli occhi e: ''Harry.''

Little Dead Whispers ||L.S.||Where stories live. Discover now