VII

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"Te ne devi andare di qui."

Il cerotto brucia ancora sulla sua guancia, quando lo dice. Pizzica e tira la pelle insieme ai punti che non sa più se tengono insieme due lembi strappati o la sua rabbia. Noah volta lentamente la testa, ancora seduto a tavola, la cena finita davanti a lui come uno strano quadro.

"Che stai dicen—"

"Te ne devi andare di qui, porca puttana, adesso. Fuori da casa mia."

Era iniziato a pranzo, ma era stata silenziosa. Louis aveva dovuto guardare in faccia la realtà specchiandosi negli occhi di una sconosciuta in pronto soccorso, per capire cosa stesse succedendo a lui, al suo corpo e alla sua testa. Lasciarsi andare era stata una pessima opzione, ma l'aveva fatto da quella sera sul letto: non gli importava più di nulla, nemmeno del suo corpo, tardava a trattare ogni livido e graffio, ogni ematoma, in quanto acciacchi su una scatola vuota, da cui qualcosa, a un certo punto (uno spirito, un punto che voleva continuare ad andare avanti) era sgattaiolato via. Il dolore alle ossa, alle giunzioni, lo affaticava, bruciante, e allora, finché Noah non lo costringeva, non si alzava. Mangiare, bere e sostentarsi in generale erano problemi che riguardavano qualcuno che non era lui. Lavarsi una volta era un incubo: vedere quello a cui era arrivato il suo corpo gli faceva venir voglia di vomitare. Adesso lo faceva meccanicamente: era come se vedesse qualcun altro fare una doccia, lavarsi le braccia e i denti, spogliarsi. Non era più il suo corpo e non era più lui, quello, e dentro si sentiva così sporco e morto dall'interno, come se qualcosa al centro fosse perito per poi allargarsi fino alle sue dita, che lo faceva con occhi vuoti, vitrei. Ogni livido e ogni dolore non erano suoi, ma solo informazioni passive inviate a un cervello, che lui poteva apprendere. Era oltre la soglia di qualsiasi cosa, persino di Noah, persino di sé stesso.

Non riusciva più a dormire: Noah poteva fare di lui quello che voleva, e poi lo lasciava nelle coperte, senza nemmeno dormire con lui. Diceva che era come dormire con un manichino, e poi andava chissà dove. Da qualcuno. A Louis non importava nemmeno, significava stare meno con lui. Ma non sopportava la sensazione delle coperte sul corpo nudo, appiccicose di sudore e di chissà che altro, e finiva comunque per addormentarsi lì, e la cosa gli faceva schifo. Solo i suoi sogni erano peggio. Erano confusi e bui e torbidi e ripetevano quella notte all'impazzata, come una corsa su una ruota, ripetevano la prima volta che l'ha spinto, la prima volta che gli ha fatto uscire il sangue da qualche parte, il primo graffio, e poi, solo alla fine—

A Noah andava bene, quel suo comportamento passivo, i suoi occhi vitrei alla parete lo rilassavano, perché Louis non sapeva più a che scopo opporre resistenza. Solo che a volte si annoiava e tornava a infilarsi sotto la sua pelle come un ago sottile, rimuovendo un altro strato solo per vederlo assottigliarsi sotto i suoi occhi, lentamente.

Come quel pomeriggio. Stavano pranzando in una scena grottesca che si ripeteva ogni volta: Noah gli teneva la mano sul tavolo in maniera smorta, come
due mani di pezza, ma il tutto risultava dissonante tra quello che gli faceva e quanto quel gesto risultasse usualmente tenero. A Louis sapeva di controllo.

Aveva rotto un bicchiere, ma non l'aveva fatto di proposito: gli era solo scivolato, macchiato leggermente di olio dal condimento dell'insalata, non ricorda nemmeno dalle dita di chi. Quando era caduto, rompendosi in mille pezzi, Noah aveva già la giacca addosso presa dallo schienale che aveva occupato, a un passo dall'uscire di casa. Si era spaventato al chiasso, Louis no, aveva guardato in basso come se niente fosse, non facendo un singolo gesto. Si era riscosso da quel torpore (quel vetro spaccato e trasparente, vuoto, gli somigliava così tanto, cazzo) solo nel sentirlo avvicinarsi per raccoglierlo con gesti affettati:

"Louis, cazzo, guarda cosa fai una buona volta, porca puttana! Qui é tutto—" Noah si era rialzato di scatto nel prendere del vetro nel palmo e ferirsi leggermente, osservando il sangue sulla pelle chiara. Louis aveva lasciato scorrere quella scena davanti a lui senza una parola, ed era tornato lì, ad assistere a quel gioco che andava avanti tra loro da più di due anni, quando Noah gli aveva lanciato quei pezzi dritti in faccia, di scatto.

Little Dead Whispers ||L.S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora