XX

2.1K 150 232
                                    

Quando si sveglia, Louis è seduto e ha appena attaccato al telefono. Per un attimo quell'immagine lo scuote e lo porta a irrigidirsi contro le lenzuola, ma poi il suo ragazzo volta la testa: ''Era la polizia. Non puoi nemmeno immaginare cosa mi hanno detto.''

E' passato più di un mese, e Louis ha avuto modo di riprendersi. Ha abbandonato di nuovo i calmanti e, per la seconda volta, adesso non prende le sue pillole tutti i giorni, e sta andando bene. Erano dovuti passare per notti in cui Louis dormiva sull'angolo del letto, giorni in cui non riuscivano a non litigare o in alternativa non parlavano uno con l'altro e, soprattutto, incubi. Louis aveva avuto due settimane di pessimo sonno ma, almeno, quello era il momento in cui più si percepiva come entrambi avevano tutta l'intenzione di superare quel problema insieme. Altrimenti, Harry non sarebbe rimasto sveglio aspettando che Louis si addormentasse, e Louis non avrebbe chiamato il suo nome, sempre, come prima cosa.

''Harry'' diceva, scattando in piedi mentre cercava il suo braccio con mano insicura, le lacrime in gola ''Harry, Har-''

"Sono qui, piccolo. Shh" Harry si chinava contro di lui e lo stringeva tra le braccia, baciandogli il viso "Va tutto bene, amore. Sei qui con me, era solo un sogno. Sei al sicuro. Ti amo" ripeteva più volte che poteva, finché Louis non si addormentava tra le sue braccia, il viso bagnato. Erano sempre stanchissimi, ma ne valeva la pena, e lentamente era passato.

"Cosa?" domanda, spostando una gamba per toccarlo. Louis poggia lì la mano.

"Hanno trovato Noah. E mi hanno spiegato perché ci hanno messo tanto."

Harry guarda pigramente il soffitto e respira: ''E' diventato un barbone che cambia ponte di Londra ogni giorno? Perché lo capirei.''

''No'' Louis si stende di nuovo contro di lui quando Harry apre un braccio per accoglierlo esattamente lì. Poggia la testa al suo petto e continua: ''E'... E' impazzito, a quanto pare. Una cosa del genere. Lo tengono in una struttura specializzata.''

''Finalmente il senso di colpa gli ha fatto qualcosa, allora.''

''E' peggio'' sussurra, giocando con la sua mano ''E onestamente? Per quanto lo vorrei, non credo per niente sia colpa di quello, non con lui. Non ho idea di come il senso di colpa possa averlo portato a... Questo. E' praticamente legato e quasi immobile, perché era l'unico modo per tenerlo fermo e impedirgli di farsi male. L'hanno trovato ad urlare in strada parole incomprensibili, alle quattro e mezza del mattino, e continua ancora dopo più di un mese. Rifiuta persino di mangiare e qualsiasi cosa dica è incomprensibile. Non può nemmeno muoversi. E' praticamente in un ospedale psichiatrico'' mormora, scuotendo la testa ''Non credevo ci fosse una cosa del genere in lui, così grave, così... Dio.''

''Ti ha fatto quello che ha fatto, piccolo'' minimizza, tenendogli la testa ''Forse albergava dentro di lui da sempre e qualcosa l'ha fatta scoppiare adesso. E' molto meglio se l'hanno scoperto prima che provasse a distruggere altre persone.''

''Dicono che rimarrà sempre così, che lui... Che è irreversibile. E' come se non ci fosse più nessuno, lì dentro, nemmeno un essere umano.''

''Non è mai stato un essere umano. Se non pensassi che è molto meglio vederlo soffrire per il resto della vita, sarei il primo a slegarlo e lasciare che si uccida come preferisce.''

Louis rimane un altro po' in silenzio, quasi a dire di essere d'accordo. Poi, alza il mento nella sua direzione e chiede a voce bassa: ''C'è un minimo di possibilità che tu possa saperne qualcosa?''

''Come potrei? Io ho a che fare con i morti, Louis.''

Il suo ragazzo non annuisce, non dice sì o no. In come lo guarda per quell'attimo, prima che entrambi si dicano tacitamente di non pensarci più, sembra comunicargli che ha capito. Poi, si allunga e gli bacia piano le labbra: ''Ti amo.''

Little Dead Whispers ||L.S.||Where stories live. Discover now