XIX

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''Harry. Harry, amore, va bene così'' Louis chiude delicatamente il portatile e allontana la sua sedia dal tavolo, di peso ''Vieni via da qui e andiamo a dormire.''

''Solo'' Harry è stanco, gli occhi pizzicano, ma le sue dita fremono dal riprendere il computer tra le dita ''Voglio solo le leggere qualche altra testimonianza, o studio. Sono tantissimi e questa cosa... Fa schifo, Lou. Fa davvero schifo. E' pieno di gente che ha avuto... Ha avuto solo una porta sbattuta in faccia. Questa cosa è terribilmente ingiusta e io-''

''Amore'' interrompe, sedendosi sulle sue gambe con delicatezza ''Guardami, adesso. Lo sapevamo che fare questa scelta era una cosa più per me che per un attivo cambiamento, va bene? So a cosa vado incontro e so che è passato del tempo, ma voglio andare comunque alla polizia. Degli studi e delle testimonianze possiamo farcene molto poco. Posso farne molto di te che mi accompagni a letto, invece, dato che dormiamo insieme. Sei l'altro lato del mio letto'' ricorda, spostandogli delle ciocche di capelli ''Te l'ho detto che non voglio che tu dia a lui tutta questa maledetta importanza. Conti solo tu, e lo sai.''

''Io e te'', corregge, spingendo il portatile un po' più lontano. Louis ha ragione, alla fine.

''Esatto. Andiamo a dormire, adesso?''

''Certo. Scusa.''

''Non scusarti, va tutto bene. Solo, te lo ripeto, non dargli importanza che non merita, amore. Abbiamo deciso di fare questa cosa, ma quello che abbiamo adesso è del tempo. Tutto quello che vogliamo. Abbiamo casa nostra e il lavoro, e lui non entrerà in questo, chiaro? E' una cosa che non gli permetterò di fare.''

''Hai ragione.''

Quindi, Harry prova a fare esattamente questo: non ci pensa, va avanti con la clinica e con Louis, e dà al suo ragazzo il tempo di pensare a cosa fare con tutto quello che sta succedendo nella sua testa. Come la denuncia stessa, non ne parla più e lo distrae, concentrandosi sullo studiare il programma per settembre con lui e stare insieme e dare le ultime rifiniture alla casa ora che ci abitano in due, e hanno lunghe videochiamate con la famiglia di uno o dell'altro, escono con i loro amici o da soli e Louis, un po' di più, impara a comunicare con i fantasmi, tramite post-it e carte da gioco, oggetti e lavagnette. Harry non ne potrebbe essere più sinceramente fiero.

Anche Vivi è fiera di Harry, in realtà. Glielo dice apertamente, che sta gestendo tutto alla grande e che se Louis ha avuto il coraggio di fare tutto questo, sicuramente è anche grazie a lui. ''Sei la cosa migliore che potesse capitargli'', dice con onestà, e quella frase gli rimane bloccata nelle vene, come un'otturazione fatta di zucchero, che si scioglie lentamente per scorrere ovunque.

Il giorno arriva sul serio: ne scelgono uno dove sono liberi dal lavoro e, mano nella mano, con maggio che infuria attorno a loro anche se è appena iniziato, vanno alla centrale. Si guardano solo un attimo, prima di entrare, poi Louis fa il primo passo, un respiro profondo ed eccoli lì. Sta succedendo.

Quando arriva il loro turno, una volta dichiarato il motivo della denuncia e il tempo passato dagli eventi, l'agente che li sta aiutando esita, e sposta il fascicolo da parte con dita attente, prima di guardarli. ''Sapete'' inizia l'uomo, passando da uno all'altro ''Che l'effetto di questa azione sarà quasi minimo? Odio dirlo, e la sua storia... E' davvero orribile, ma è troppo vecchia. Ha qualcuno che la segue che possiamo inserire nel verbale?''

''Sì'' risponde Louis dopo un'esitazione, stringendo forte la mano di Harry. L'aria condizionata fa rabbrividire entrambi. ''La mia analista. Sa che cosa sto facendo e si è offerta per fornire credenziali e aiuto, in... Qualsiasi caso.''

''Molto bene, allora. La inseriremo, con un contatto attivo da consultare. Voglio solo sottolinearle che non so quanto possa essere utile contro di lui, anche se ovviamente ha pieno diritto di farlo lo stesso.''

Little Dead Whispers ||L.S.||Where stories live. Discover now