Chapter twenty-eight

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I mesi passavano, le stagioni inevitabilmente si alternavano ed io e Draco continuavamo a vederci quasi ogni giorno, e, quando credevo che si fosse dimenticato del patto, ecco che un bigliettino sul mio banco attirò la mia attenzione.

Granger, pensi che mi sia dimenticato del patto? Ti aspetto nella stanza delle necessità alla fine delle lezioni. Non mancare.

La scrittura elegante risaltava su quel foglio spiegazzato che tenevo stretto tra le mani. Cercai Draco con lo sguardo e, appena lo individuai, capì che avevo appena letto il suo bigliettino. Mi fece un occhiolino e tornò a seguire le lezioni.

-Allora, piccoli maghettini incoscienti,- disse solenne Piton, camminando tra i banchi –oggi, v'insegnerò a preparare una pozione che causa sonno temporaneo, il distillato soporifero. Prendete appunti, su!-

Tirammo tutti fuori un quaderno per gli appunti e, attenti alle sue parole, cominciammo a scrivere ciò che diceva.

-Iniziate con l'aggiungere quattro rametti di lavanda nel mortaio, aggiungete poi due misurini di ingredienti base e frantumate il tutto con il pestello fino ad ottenere un impasto cremoso.- spiegò, gesticolando di tanto in tanto con le mani, leggermente rugose.

Ron alzò la mano.

-Sì, Weasley?- chiese Piton.

-I due misurini...- s'interruppe, evidentemente nervoso. Ron, quando parlava con Piton, lo era sempre. –S-si aggiungono prima o dopo della lavanda?-

-Dopo Weasley, dopo!- rispose quindi il professore, alzando notevolmente il tono di voce.

-Dopo aver aggiunto due gocce di muco di vermicoli e due gocce di ingrediente base, riscaldate a fuoco lento per trenta secondi e aggiungete quattro misurini di miscuglio tritato, poi ...-

Aveva sbagliato, non erano quattro misurini, bensì tre; alzai la mano.

-Cosa c'è, signorina Granger?- sbuffò, seccato dalla mia interruzione.

-Sono tre.- dissi semplicemente.

-Cosa?- chiese, confuso.

-I misurini di miscuglio tritato,- spiegai –sono tre.-

I suoi occhi scuri si alzarono al cielo per qualche secondo, per poi posarsi nuovamente sul mio viso. Si avvicinò al mio banco, poggiò le mani sulla superficie e mi fulminò con lo sguardo.

-E io cos'ho detto, signorina?-

-L-lei ha detto quattro...-

-Non osare contraddirmi, ho detto tre,- mi sgridò -cinque punti in meno a Grifondoro, per questa errata contraddizione!-

Piton voleva sempre togliere punti alla nostra Casa, non ero affatto sorpresa dal suo ingiusto atteggiamento.

-Come stavo dicendo, aggiungete tre misurini di miscuglio tritato e...-

—-

La lezione, finalmente si era conclusa, così come tutte le altre, ed io in un certo senso non vedevo l'ora di incontrare Draco, tranne per il patto: quella, era l'unica cosa di cui non volevo assolutamente sentire parlare. Ero lì, in piedi di fronte alla Stanza delle Necessità in attesa che Draco arrivasse, mentre il mio piede batteva nervosamente sul suolo.

-Ehi, piccola Mezzosangue...-

Due forti braccia mi avvolsero i fianchi, ed un mento appuntito si appoggiò alla mia spalla. Poggiai le mani sulle sue e sorrisi impercettibilmente, beandomi del suo forte profumo di colonia maschile.

-Non chiamarmi così,- dissi, voltandomi verso di lui –mi infastidisce.-

Il ragazzo sospirò.

-Ah, sei sempre così noiosa, tu!- ridacchiò, alzando gli occhi al cielo.

Mi afferrò la mano e mi portò nella Stanza delle Necessità, sorridendomi e chiudendo il portone; la stanza era piena di pile di oggetti ammassati l'uno sull'altro. I soffitti erano altissimi, ti metteva quasi timore guardarli. C'erano delle colonne di marmo che partivano da, se così possiamo definirli, dei "tavolini" di legni.

Draco poggiò le mani sui miei fianchi e mi spinse contro una delle colonne, sorridendo e fiondandosi con le labbra sulle mie. Mi spostai, guardandolo negli occhi.

-A-avevi detto che dovevi parlarmi del patto, Draco,- balbettai –quindi fallo.-

Il biondo sbuffò, evidentemente seccato da quella mia interruzione.

-Devo avvisarti, carissima Hermione, che il pattò non è finito e mai finirà, almeno non finché non sarò io a deciderlo.- sorrise.

Il suo sorriso mi fece subito comprendere la situazione: era divertito, perché sapeva con esattezza che sorridendo mi metteva in soggezione e, inoltre, sapeva che aveva lui il potere: la mia opinione non contava niente.

-E...- feci una pausa, mentre le sue labbra presero a muoversi sul mio collo. –E cosa posso fare per chiudere questo patto?-

Chiusi gli occhi, poggiai una mano sulla sua spalla e rafforzai la presa, trattenendomi dal gemere.

-Sai cosa devi fare?- sussurrò al mio orecchio, attaccandovi le labbra. Scossi la testa.

-Devi inginocchiarti...-

-Draco...- sussurrai, alludendo a ciò che stava per dirmi.

-Devi abbassarmi i pantaloni e...-

-Piantala, diamine!- urlai, schifata, spigendolo istintamente via dal mio corpo.

Certo, Draco in un certo senso mi attraeva, ma ciò non gli dava il potere di insinuare che io gli avessi mai fatto una di quelle zozzerie. Le avrei fatte, magari, ma non a lui: a quello che sarebbe stato mio marito, a quello che avrei amato davvero.

-Tanto prima o poi, me lo prenderai in bocca. E' questa la verità.- ridacchiò, avvicinarsi.

-Sei disgustoso!- sputai, schifata.

Adesso che avevo imparato ad apprezzarlo maggiormente, stava ricominciando a fare il disgustoso maleducato.

Forse, però, era qualcosa che andava oltre il solo apprezzamento.

Ti amo, ed è colpa mia. (in correzione)Where stories live. Discover now