Capitolo 4

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Mi sveglio con un mal di testa atroce, sicuramente per la sbronza di ieri sera, fortunatamente è sabato e le lezioni non ci sono.
Scendo le scale per arrivare in cucina e con mia grande sorpresa trovo mio zio che si sta preparando un caffè "Buongiorno Victoria" sbiascico un buongiorno anche io e, mio fratello, probabilmente ancora troppo addormentato si accorge della mia presenza rivolgendomi anche lui un buongiorno, "Vi ho portato la colazione" mio zio mi avvicina un sacchettino con dentro una brioche al cioccolato e poi mi passa un caffè, rigorosamente nero e senza zucchero. "Grazie" afferro la brioche e la analizzo attentamente, forse non dovrei mangiarla, ho già esagerato ieri con l'alcol.

Troppe calorie
Troppe calorie
Troppe calorie

La vocina nella mia testa continua a ripetermi questa frase in loop. Ha ragione. Elia, notando la mia situazione alza lo sguardo verso di me "È buona" dice alzando la sua brioche nella mia direzione, come a incitarmi a mangiarla. La mano mi trema, ma mi costringo a portarla alla bocca e a dare un morso, e poi un altro è un altro ancora, e nel giro di cinque minuti l'ho finita.

Sposto lo sguardo sulle briciole che mi sono cadute sul tavolo e i sensi di colpa mi travolgono in pieno.
Nostro zio si siede al tavolo con noi e inizia a parlarci del suo viaggio di lavoro "Sono stato in Florida, mi hanno chiamato per sponsorizzare una nuova macchina,poi ho avuto un paio di cene con persone importanti" smetto di ascoltare mio zio perché la voce nella mia testa sta diventando sempre più forte e insistente "scusate" mi alzo dal tavolo e mi dirigo verso camera mia. Inizio a camminare avanti e indietro. Ripetutamente.

Metto a tacere i sensi di colpa decidendo di andare a correre, mi lavo velocemente il corpo e i denti, dopodiché infilo un completino sportivo verde petrolio e lego i miei capelli in una coda alta.

Sento un lieve bussare alla porta "Avanti" Elia entra nella mia stanza e osserva come sono vestita "Dove stai andando?" "Secondo te?" chiedo ovvia, insomma sono letteralmente vestita da allenamento. "Victoria devo preoccuparmi?" faccio spallucce e inizio a fare la vaga "No, perché dovresti? Voglio solo tenermi in forma e farmi un giro della città" Elia non è convinto, per niente. Poi fa un sospiro e si gira verso la porta per andarsene, ma all'ultimo si ferma "Lo sai che sono qui per qualsiasi cosa tu abbia bisogno, vero?" annuisco e detto ciò finalmente esce dalla stanza.

Rilascio un sospiro di sollievo che neanche sapevo di star trattenendo, mio fratello riesce a leggermi dentro solo con uno sguardo.
Scendo le scale e avviso mio zio che sto uscendo, poi esco di casa e chiamo l'ascensore.
Una volta arrivata al piano terra saluto il portinaio, indosso le mie airpods e inizio a camminare godendomi l'aria fresca di settembre.

Inizio facendo una camminata veloce, riscaldandomi un po' i muscoli e poi comincio a correre.
Amo farlo, mi aiuta a non pensare, mi aiuta a sentirmi libera e in questo momento mi fa sentire meno in colpa.

Con una canzone degli imagine dragons sparata nelle orecchie mi ritrovo a central park.
Mi guardo un po' intorno. Porca puttana è enorme e stupendo. Fermo la mia corsa e riprendo a camminare per godermi questo bellissimo panorama.

Ho già detto che amo New York?

Mentre sto passeggiando vedo da lontano Daniel, Jason e ovviamente Thomas.

È mai possibile che me lo devo ritrovare ovunque?!

"Piccola Evans" Daniel mi sta chiamano da lontano così mi avvicino cercando di ignorare il soprannome che mi ha affibbiato.
"Ciao ragazzi" li saluto "Che fate qui di sabato mattina?" Thomas che stava fumando una canna la passa a Jason e successivamente alza lo sguardo verso di me "E tu bambolina? Stai veramente andando a correre dopo la sbronza di ieri sera?" mentre dice quelle parole fa scorrere lo sguardo su tutto il mio corpo, soffermandosi poi sul mio seno messo in risalto dal completino aderente.

AfraidWhere stories live. Discover now