Capitolo 13

800 19 6
                                    


                                 Victoria

Sono ore che sto distesa nel mio letto a fissare il soffitto.
Non ho più preso il telefono in mano da quando ho ricevuto quel messaggio, non ho risposto ne ai messaggi ne alle telefonate delle mie amiche e per il momento non ho intenzione di farlo.

È tornato.

Non sono pronta ad affrontarlo di nuovo, la maggior parte dei miei problemi è cominciata con lui.

Io.Non.Sono.Pronta.

Non lo sarò mai, non vedo perché dovrei esserlo.
Ho quasi 18 anni, sono relativamente pochi per la media di vita di una persona, in pochi anni mi ha consumata, spenta, distrutta, spezzata e chi più ne ha più ne metta.

Mi alzo dal letto e inizio a girovagare per la mia stanza.

No, lui non può essere qui, sarebbe già venuto da me.

Non è così?

Vuole solo spaventarmi.
Deve essere così.
Si è così.

Non è qui
Non è qui
Non è qui

"Vicky, apri la porta per favore" Elia prova ad alzare e ad abbassare la maniglia, senza però ottenere risultati, è chiusa a chiave.
Deve avermi visto particolarmente sconvolta quando sono entrata nella sua auto alla fine delle lezioni e quando siamo arrivati a casa mi sono immediatamente chiusa nella mia stanza.

"Arrivo" mi guardo allo specchio e cerco di sistemarmi cercando di apparire il più normale possibile.

Come ho già detto, lui non deve sapere.

Apro la porta cercando di fare il miglior sorriso che riesco.
"Hey, c'è qualcosa che non va?" gli domando e lui mi guarda confuso.
"Dovrei chiederlo io a te"

"No sto bene, anzi stavo giusto per uscire, devo compre un paio di cose al supermercato, ti serve qualcosa?"
Dovrebbero darmi un oscar, me lo merito.

"No, ti accompagno"

"Non è necessario, vado e torno" faccio per superarlo ma lui mi ferma, prendendomi delicatamente per un braccio e mi riposiziona difronte a lui.

"Vic, sei- insomma sei veramente sicura che vada tutto bene?"
Smettila di chiedermelo per favore.
"Assolutamente si" concludo, cercando di tranquillizzarlo il più possibile.

~~~

Lo scaffale delle caramelle, attira sempre la mia attenzione, fin da quando ero piccola, di solito ci passo interi minuti cercando di scegliere quali comprare, invece oggi sto facendo una fatica immensa ad allungare il braccio e ad afferrare anche solo un pacchettino.

Devo sbrigarmi, sia perché mio fratello mi aspetta, sia perché in realtà ho paura di stare in giro da sola, mentirei se non vi dicessi che ho camminato fino a qui tranquillamente.
In realtà continuavo a guardarmi intorno con la paura che lui potesse sbucare da qualche parte, nemmeno vi dico dell'ansia che ho provato quando sentivo qualcuno camminare dietro di me.

Faccio un grosso respiro, forza Victoria, tu ami le caramelle, non è difficile, devi solo allungare il braccio e afferrare il pacchetto.

La mia lotta interiore però viene interrotta dal rumore di un pianto.
Mi giro vero la direzione da cui proviene e in mezzo alla corsia del supermercato vedo una piccola bambina che si guarda intorno spaesata mentre delle lacrime scendono dai suoi occhietti.
Mi sembra familiare.
Immediatamente mi avvicino a lei e mi metto sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza.

"Hey piccolina, cosa succede?" le domando cauta, lei mi osserva con i suoi splendidi occhi castani ricoperti dalle lacrime.
"Io- io ho perso-ho perso" parla in modo confuso e agitato così provo a darle una mano
"Hai perso la tua mamma?" provo a chiederle ma lei scuote la testa.

AfraidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora