Capitolo 9

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Io e Jason siamo seduti da ore nella cucina di casa sua, cercando di mettere insieme qualcosa del lavoro di Shakespeare.

Jason vive in un piccolo appartamento nel Bronx, da solo.
Non ho voluto fare domande sulla sua famiglia in quanto so quanto possa essere un argomento delicato.

"Non ho ancora capito perché non abbiamo scelto di fare Romeo e Giulietta" Ormai sono ore che si lamenta, sono al limite della mia sopportazione.

"Ti ho già detto che sarebbe stato troppo scontato, adesso smettila di lamentarti"

Continuiamo ancora per un'altra mezz'ora, fino a quando Jason non perde la pazienza
"Io dico di fare una pausa"
E detto questo si alza e va a prendere qualcosa nella sua stanza.
Quando ritorna in cucina capisco al volo che ha preso tutto l'occorrente per girare una canna.

Mi ci vuole in questo momento.

Ci spostiamo dalla cucina al piccolo salotto e ci piazziamo sul divano.
Dopo ore a lavorare su Macbeth ci vuole del sano relax.

Oggi è stata proprio una giornata del cazzo, come tutte le altre, però oggi di più. Mio fratello nonostante stanotte, ancora c'è l'ha con me e ha iniziato la giornata urlandomi addosso perché ero in ritardo, e alla fine è uscito senza di me, di nuovo.
Sono arrivata in ritardo a scuola e il prof della prima ora mi ha fatto una scenetta davanti a tutta la classe dicendomi che sono una sfaticata e che dovevo alzarmi prima se avessi voluto arrivare in orario.
E questo è stato solo l'inizio
"Ti giuro che ormai credo di sapere più cose io su Macbeth che Shakespeare stesso"
Dopo aver detto queste parole, Jason lecca la cartina per poter finalmente chiudere la canna.

"Hai passato tutto il pomeriggio a lamentarti Jason, ti prego basta"
Lui in tutta risposta mi lancia un cuscino del divano in faccia
"Hey!"

Faccio qualche tiro della canna che mi ha passato per poi rifargliela indietro.
Se devo essere sincera mi sento un po' a disagio in questo momento, non sono mai stata da sola con lui, finché lavoravamo al progetto andava bene, ma ora non ho argomenti di cui discutere con lui.

Continuiamo a fumare in silenzio, inizio a sentirne l'effetto, a ogni tiro la cartina si accorcia sempre di più fino a consumarsi.
Ultimamente mi sento un po' così. Consumata.
Decido di spezzare un po' il silenzio
"Da chi comprate il fumo tu e mio fratello?" domando seriamente interessata alla risposta, in fin dei conti serve anche a me.

"Da me" risponde semplicemente
"Da te?"
"Da me o da Thomas"
Ok, non me l'aspettavo.
"E tu vendi anche..."
"Tutto" dice interrompendomi, probabilmente intuendo quello che volevo chiedergli.
"Tutto nel senso..?"
"Qualsiasi cosa ti venga in mente c'è l'ho, ma è giusto che tu sappia che non ti venderei mai niente a meno che tu non voglia dell'erba o del fumo" Jason mette in chiaro le cose "Sei la sorella di un mio amico e questa merda ti fotte soltanto il cervello" aggiunge poi.

"Oh no, stai tranquillo era pura curiosità la mia, non faccio uso di sostanze stupefacenti"

Non più almeno.

"Perché lo fai?"
Lo so dovrei farmi i fatti miei non serve che me lo diciate.
Lui alza le spallucce e poi indica intorno a lui
"Dovrò pur sopravvivere in qualche modo, le bollette non si pagano da sole"

Ha ragione, so che sono l'ultima che dovrebbe parlarne, non ho mai dovuto faticare per avere un pasto caldo in tavola o un tetto sotto la testa, il mondo è ingiusto sotto molti punti di vista.

AfraidWhere stories live. Discover now