CAPITOLO 1

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<<Cavolo, ho dimenticato di fare la lavatrice stamattina e ora non ho nessuna maglietta pulita per stasera>>
Anna raggiunge il salotto e prende posto sul divano accanto a me, porta le gambe al petto e appoggia il mento sulle ginocchia.
<<Stai tranquilla, dovrei averne qualcuna in più nell'armadio>>
La rassicuro, senza staccare gli occhi dal display del cellulare.
<<Dimmi che è quella con il logo del locale, sai che Luca ha il lamento facile>>
Alzo lo sguardo verso la mia coinquilina e poso il telefono sul tavolino al centro del salotto, così da poterle dedicare tutta la mia attenzione.
<<Si, è quella con il logo>>
Le rispondo voltandomi verso di lei, che nel frattempo tira un sospiro di sollievo.
<<Grazie al cielo>>
Dice, lasciando scivolare i piedi per terra e allargando le braccia.

Ci conosciamo da più di un anno e da quando viviamo insieme, se c'è una cosa che ho capito, è che ama vivere nel suo disordine. Viviamo in un appartamento non molto grande con due camere da letto, un bagno, un mini salotto e la cucina, situato a pochi metri dal locale in cui lavoriamo ogni sera, il Blu notte.
Luca è il proprietario del pub, nonché nostro capo, e per quanto severo possa sembrare alla fine è una brava persona, semplicemente è maniaco del controllo, deve sempre essere tutto al posto giusto al momento giusto, a provarlo è il fatto che qualche mese fa convocò tutto lo staff nel locale un'ora prima, ebbe la brillante idea di farci indossare delle divise fatte su misura e curate in ogni minimo dettaglio, dai colori al logo. Per l'occasione chiamò una sarta, un'amica di famiglia, che con tanta pazienza e munita di metro e aghi, iniziò a prendere le misure di ognuno, compreso lui.

<<Per sdebitarmi con te, dato che domani ho la giornata libera, mi occuperò io della lavatrice>>
Ruffiana come al solito, appena finisce la frase mi butta le braccia al collo e mi stampa un bacio sulla guancia, lasciando su di essa un alone di burro cacao.
<<Non mi compri con un abbraccio e una lavatrice, lo sai vero?!>>
Le dico alzandomi dal divano e infilando ai piedi le mie amate e calde pantofole con su stampata la faccia di Stitch.
<<Si lo so, ma so anche che odi il mio disordine e visto che viviamo insieme e paghi metà dell'affitto, devo pur trovare un modo per non farti scappare>>
Ribatte alzandosi dal divano per poi andare verso camera mia, cosa che faccio anche io. Non appena entra raggiunge l'armadio, tira uno dei cassetti e prende una maglia nera con sopra cucito il logo del locale.
<<Sicura di averne un'altra?>>
Mi chiede mentre si rigira la maglietta tra le mani.
<<Si, tranquilla, Luca me ne ha data una di riserva settimana scorsa>>
Le rispondo lanciandomi sul letto a pancia in giù.
<<Oh, dovrei chiedergli di darne una anche a me>>
Ridacchia per poi chiudere il cassetto e raggiungere la porta, ma prima di uscire dalla stanza si volta nuovamente verso di me.
<<Dai preparati, altrimenti faremo tardi>>
Istintivamente guardo il piccolo schermo della sveglia sul comodino, sono le 17:05 e io e Anna iniziamo il turno alle 18:00, anche se stasera andremo con molta più calma dato che ieri sera abbiamo sistemato già tutti i tavoli.
Mi alzo dal letto e, sfruttando la poca voglia e le poche energie che ho, apro l'armadio ed inizio a vestirmi. Indosso dei semplici jeans e la maglia del locale, e prima di chiudere l'anta, tiro fuori un grembiule, anche quest'ultimo decorato con il logo del pub, e lo infilo nello zaino insieme alle mie amate cuffiette e al borsellino.

Io e Anna, una volta pronte, usciamo di casa. Arrivo sul pianerottolo e sistemo lo zaino sulla spalla destra per poi dare un paio di mandate alla serratura.
<<Preso tutto? Spento le luci?>>
Ecco, le domande di rito di Anna.
<<Si, possiamo andare>>
Scendiamo alcuni gradini e arriviamo fuori al palazzo, la prima cosa che faccio è alzare gli occhi al cielo per capire se verrà a piovere oppure no, ma per fortuna non c'è neanche una nuvola e l'aria sembra abbastanza pulita.
Percorriamo un lungo viale, ai cui lati si innalzano numerosi palazzi dai più disparati colori e altezze, con balconi immacolati di fiori e panni stesi. È una zona tranquilla, sia di giorni che di notte e la domenica mattina si sente un profumo di ragù da capogiro.
Quando arriviamo alla fine del viale, svoltiamo a sinistra e dopo qualche metro arriviamo a destinazione. Anna entra per prima e, come sempre, va negli spogliatoi al piano di sopra a posare le sue cose, io invece vado in cucina a salutare Francesco, Matteo e Ciro, i cuochi del locale.
<<Ciao ragazzi, già all'opera?>>
I tre si voltano nella mia direzione, accogliendomi con un sorriso.
<<Si, credo di non aver mai tagliato così tante patate come oggi>>
Dice Matteo, passando il dorso della mano con cui tiene il coltello sulla fronte.
<<E io cosa dovrei dire che sto tagliando le cipolle?!>>
Si lamenta Ciro alzando lo sguardo in alto, strizzando ripetutamente gli occhi. Resto qualche secondo sotto l'arco della porta della cucina a guardali, tutto quello a cui riesco a pensare è che sono davvero degli idioti.
Poco dopo, a quel quadretto molto divertente, si unisce anche Anna. Mi si affianca, tenendo le mani dietro la schiena per allacciare il grembiule per poi salutare i ragazzi.
<<Andiamo a sistemare le luci sui tavoli?>>
Domanda quest'ultima, alzando lo sguardo verso di me e passando le mani sulla parte davanti del grembiule.
<<Si muoviamoci, prima che arrivi Luca>>
Rispondo avviandomi verso la sala principale, seguita a ruota dalla mia coinquilina.

Ci mettiamo all'incirca mezz'ora per sistemare tutti i tavoli e non appena finiamo, Luca fa il suo ingresso nel locale.
Percorre l'ingresso, attraversa la sala principale lasciando spazio solo al rumore delle sue scarpe sul parquet, e raggiunge la cassa vicino al bancone dei drink.
<<Ciao ragazze>>
Finalmente ci degna di un saluto, senza però darci così tanta attenzione visto che è troppo impegnato a contare alcuni soldi appena prelevati dalla cassa.
<<Ciao>>
Rispondiamo io e Anna dopo esserci scambiate uno sguardo abbastanza confuso.
<<Avete già sistemato tutto?>>
Ci chiede, questa volta degnandoci di uno sguardo.
<<Si, ci siamo portate avanti ieri sera>>
Rispondo avvicinandomi a lui.
<<Perfetto...>>
Esce da dietro il bancone e si affaccia in cucina, anche se non riesco a capire cosa dice ai ragazzi, poi lo vedo tornare indietro.
<<Ragazze venite qui, devo darvi una notizia>>
in quel momento ci raggiungono anche i tre ragazzi della cucina, che tanto curiosi quanto noi, ci guardano perplessi.
<<Allora, ascoltate bene...>>
inizia, guardandoci uno ad uno.
<<Poco prima di venire qui sono stato contattato da una persona molto importante, almeno per me, ha chiesto la disponibilità per un tavolo domani sera>>
Luca si ferma per un secondo e prima di continuare prende il cellulare tra le mani  e inizia a digitare qualcosa. Curiosa come non mai guardo con attenzione Luca.
<<E chi sarebbe questa persona?>>
Domando frettolosa, facendogli distogliere l'attenzione dal display del telefono.
<<Il punto è questo, questa persona ha prenotato ma a sedersi in questa sala domani sera saranno quasi 30 persone>>
Sbalordita da ciò che Luca ha appena detto, mi volto verso Anna a bocca aperta, cosa che fa anche lei.
<<Si ma quindi? Non tenerci sulle spine, di chi stai parlando?>>
Domanda Francesco quasi spazientito da tutto questo pathos, ma neanche il tempo di finire la frase che Luca volta il suo cellulare nella nostra direzione rivelando una foto di una squadra di calcio, il Napoli.
<<Stai scherzando?!>>
Urla Matteo incredulo, iniziando a emettere alcuni rumori striduli che nemmeno una quindicenne sarebbe stata in grado di fare.
<<No, è tutto vero, domani sera seduti a questi tavoli, avremo la squadra di calcio più forte del momento>>
Controbatte il nostro datore prima di posare il telefono nella tasca dei pantaloni.
<<Sai che domani qui fuori ci sarà il putiferio vero?>>
Domanda retorico Ciro.
<<Si, più pubblicità per il locale>>
Odio ammetterlo, ma da Luca non mi aspettavo una risposta diversa da questa.
<<No, significa che domani qui fuori ci sarà il putiferio e forse dovremmo chiamare qualcuno della sicurezza, onde evitare casini>>
Continua Ciro facendo qualche passo in avanti.
<<Tranquillo, a questo ci sto già pensando, voi pensate a fare il vostro al resto ci penso io>>
Ad un tratto il suo telefono inizia a squillare, prima di rispondere alza una mano verso di noi come per dire "Un attimo solo", ed esce dal locale chiudendosi la porta alle spalle.
<<Beh, qualcosa mi dice che il mio giorno di festa è saltato>>
Si lamenta Anna sbuffando, poi si gira a guardarmi e appoggia la su amano sinistra sulla mia spalla destra.
<<Mi dispiace, ma non potrò mantenere la mia parola per quanto riguarda la lavatrice>>


SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti🥰
Se siete arrivati fino alla fine del capitolo vi ringrazio immensamente e spero che la storia possa piacervi, ci tenevo però a dirvi che non posterò ogni giorno ma spero ugualmente di riuscire a suscitare la vostra curiosità ❤️

Inaspettato - Khvicha KvaratskheliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora