CAPITOLO 13

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Rientro in casa e appena chiudo la porta d'ingresso, Anna mi raggiunge come una furia.
<<Hai dieci minuti di tempo per raccontarmi tutto>>
Mi assale esplosiva, marcando l'ultima parola per poi trascinarmi in salone.
<<Ciao anche a te comunque>>
Le dico mentre vengo tirata per un braccio fino al divano, dove prendiamo posto e iniziamo a parlare.
<<In realtà non è successo niente di quello che pensi>>
Sul suo volto compare un'espressione di disapprovazione.
<<Impossibile, eravate da soli, come puoi non averne approfittato>>
Domanda retorica, stupita dal mio non essere andata a letto con lui.
<<Non devo per forza farci sesso se non voglio e poi...>>
Abbasso lo sguardo per un attimo, cosa che alla mia coinquilina non passa inosservata.
<<E poi? Sapevo che c'è dell'altro, spara>>
<<E poi ieri sera siamo stati nel suo idromassaggio e stavamo per farlo, ma non me la sono sentita>>
Anna mi guarda confusa, lei conosce perfettamente la situazione che riguarda Andrea e sa anche che se in questi mesi non mi sono mai spinta oltre con nessun ragazzo è proprio per colpa sua.
<<Fammi indovinare, Andrea?>>
La guardo senza dire nulla e nel raccontarle l'episodio di ieri sera mi sento ancora più stupida.
<<Vieni qui>>
Mi avvolge tra le sue braccia, poggiando la guancia sulla mia nuca e strofinandomi il braccio destro con la mano.
<<Mi dispiace, ma vedrai che andrà meglio e poi Khvicha è un bravissimo ragazzo, avrà sicuramente capito la situazione>>
Continua a stringermi lei, cercando di consolarmi in qualche modo.
<<Si, infatti ha capito e mi ha messa a mio agio, ma se ora ci penso mi sento una cretina>>
Restiamo nella medesima posizione per un po' e nessuna delle due proferisce parola.
<<Ti piace davvero tanto questo ragazzo, vero?>>
La sua domanda mi fa staccare dall'abbraccio.
<<Si, moltissimo e non so davvero come comportarmi. Lui è così gentile, premuroso, ma ogni volta che siamo vicini o che prova ad essere dolce con me io lo blocco, è come se non riuscissi ad aprirmi con lui>>
Mi alzo dal divano e inizio ad andare avanti e indietro, tenendo le braccia conserte.
<<So che è stupido come consiglio, ma lasciati andare. Andrea è solo un brutto ricordo passato e non puoi permettergli di rovinare anche il tuo presente>>
Anche lei si alza dal divano e mi raggiunge, posizionandosi avanti a me.
<<Non dargliela vinta, devi viverti questa esperienza con Khvicha e lasciarti guidare un po di più da quello che vuoi fare non da quello che hai passato. Non tutti sono stronzi come quel figlio di puttana Lara, ne stai avendo la conferma>>
Serra le mani sulle mie spalle e mi scuote leggermente, forse per spronarmi a darmi una mossa.
<<Si lo so e hai ragione, ma i ricordi mi riappaiono in testa all'improvviso e non riesco a gestirli>>
Confesso, ripensando ancora una volta a quello che è successo ieri sera nell'idromassaggio.
<<Se quando sarai con lui ti ricapiterà, guardalo dritto negli occhi e pensa solo e soltanto a lui e a stare tranquilla>>
Continua lei per poi stringermi di nuovo tra le sue braccia.
<<Resterei qui ore a parlare con te, ma dobbiamo sbrigarci o Luca ci farà il culo>>
Dice staccandosi dall'abbraccio e raggiungendo camera sua per prendere la borsa.

Quando arriviamo allo stadio sono le undici e un quarto e una volta sulle tribune d'onore, mi accorgo che alcuni calciatori sono già in campo ad allenarsi, ma tra di loro non vedo Khvicha, forse perché è ancora impegnato con l'allenatore.
<<Lara, vieni qui>>
La voce di Matteo cattura la mia attenzione così lo raggiungo. Mi avvicino al tavolo dove di solito serviamo stuzzichini e vedo i miei colleghi parlare.
<<Che succede qui?>>
Domando, senza capire quale sia l'oggetto della conversazione.
<<Devo dirvi alcune cose per quanto riguarda la partita di domani>>
Inizia Luca, poggiando i palmi delle mani sul tavolo e passando lo sguardo su ognuno di noi.
<<Domani la tribuna lì davanti sarà piena di gente, siate gentili con tutti, anche con i tifosi più arroganti e scalmanati, dobbiamo fare bella figura>>
Ci raccomanda seriamente facendo un passo indietro e mettendo le braccia conserte.
<<Va bene, ma sappi che se qualcuno fa qualche battutina sessista io rispondo>>
Commenta Anna guardandolo negli occhi, ma quest'ultimo non dice niente, si limita semplicemente ad alzare gli occhi al cielo.
Finito il discorsetto e le varie raccomandazioni, iniziamo a sistemare tutto nei minimi dettagli in previsione della partita di domani pomeriggio.
I secondi, i minuti e le ore passano come se nulla fosse e senza neanche rendermene conto, quando prendo il cellulare, mi accorgo che sono già le tre del pomeriggio.
Restiamo chiusi in quella stanza per un altro paio d'ore e il mio pensiero fisso e l'attaccante del Napoli, ma tra allenamenti e preparazioni non troviamo neanche il tempo per salutarci.
Verso le sei io e i miei colleghi raggiungiamo le auto parcheggiate fuori lo stadio e torniamo alle nostre rispettive abitazioni. Dentro mi sento vuota, certo ci siamo visti questa mattina, ma non averlo visto oggi mi ha resa leggermente triste anche se so che si sta preparando per la partita di domani.
Io e Anna passiamo la serata a chiacchierare sul nostro amato divano, mi parla di Giovanni e scopro che si sono mandati messaggini vietati ad un pubblico di minori e che sono entrambi parecchio presi, io invece le racconto qualche dettaglio in più della serata precedente.
Mentre parliamo, il mio telefono inizia a squillare e perdo un battito quando sullo schermo leggo il nome di Khvicha.
<<È lui>>
Informo la biondina al mio fianco.
<<Ti lascio parlare con lui, io vado a letto>>
Si alza dal divano e va verso la porta accompagnata da un mio lieve "Grazie" che lei ricambia con un "buonanotte".
Con il dito che quasi trema, premo sulla cornetta verde e rispondo alla chiamata.
<<Hey>>
Dall'altra parte sento alcuni rumori, poi finalmente la sua voce.
<<Ciao>>
Mi saluta, mentre io mi sistemo sul divano.
<<Oggi ci siamo allenati parecchio, ti avrei voluto salutare ma non ho avuto tempo, sono tornato poco fa>>
Guardo istintivamente l'ora, sono quasi le dieci di sera.
<<Non preoccuparti, anche noi siamo stati parecchio impegnati con l'allestimento della salla della tribuna d'onore>>
Lo informo mettendomi seduta a mo' di indiana, con le gambe incrociate.
<<Che stavi facendo?>>
<<Stavo chiacchierando con Anna, ma è andata a dormire poco fa, tu?>>
Chiedo a mia volta, iniziando a giocare con una ciocca di capelli.
<<Io sono sul letto>>
Non so per quale motivo ma quando sento la parola "letto", la mia mente inizia a fare pensieri strani.
<<Ti vorrei qui>>
<<E perché?>>
La sua frase mi fa irrigidire.
<<Per stringerti a me e magari dormire insieme>>
Immagino le cose che ha appena detto e senza farci troppo caso, mordo il labbro inferiore.
<<Sarebbe bello>>
Gli rispondo, con il cuore che mi galoppa nel petto.
<<Se ti va, domani dopo la partita, potremmo venire da me>>
<<Certo>>
Dico netta, senza pensarci nemmeno.
<<Perfetto, ora però devo staccare>>
<<Va bene, ci vediamo domani allora>>
Ci salutiamo e con il sorriso più luminoso di sempre metto giù, iniziando a costruire castelli in aria mattone dopo mattone.

La mattina dopo, io e Anna arriviamo fuori il locale, dove io e gli altri ci siamo dati appuntamento prima di andare allo stadio. Quando arriviamo vediamo Ciro e Matteo portare alcune scatole bianche rettangolari in auto.
<<Buongiorno ragazzi>>
Lo salutiamo e loro ricambiano il saluto per poi rientrare dentro seguiti di noi due.
<<Queste sono le ultime, ma in cucina ci sono le confezioni di acqua e qualche bevanda>>
Ci informa Matteo, prendendo tra le mani le ultime due scatole. Così, mentre lui torna nuovamente verso l'auto, io e la mia amica ci rendiamo utili e prendiamo le ultime cose dalla cucina.
<<Ma dove sono Luca e Francesco?>>
Chiedo, non vedendoli nel locale, cercando di non rompere la confezione di plastica che stringo tra le mani.
<<Si sono avviati prima, così abbiamo più tempo per mettere tutto apposto>>
Risponde per poi tornare indietro a chiudere porta e serranda del locale.
<<Dai andiamo>>
Continua, mettendosi al posto del conducente, seguito da me, Anna e Ciro che, non appena entriamo in auto e chiudiamo le portiere, diamo modo a Matteo di partire.
<<Ma voi non siete emozionati?>>
Domanda Matteo, tenendo gli occhi puntati sulla strada.
<<Io un po'>>
Afferma Anna al mio fianco, sporgendo la testa tra i sedili anteriori.
<<Io anche>>
La assecondo, tenendo per me i motivi della mia emozione, che di certo non sono per la partita.

Dopo qualche minuto arriviamo allo stadio. Questa volta, a differenza delle precedenti, alcuni posti sugli spalti sono occupati e più il tempo passa più il colore azzurro e bianco delle sedute si vede sempre meno, fino a quando lo stadio non si riempie.
Io e i miei colleghi siamo alle nostre postazioni, per l'occasione abbiamo anche indossato delle divise bianche e nere con tanto di papillon stretto al collo.
<<Chi l'avrebbe mai detto che sarei finito a Napoli - Roma allo stadio mentre lavoro>>
Esclama Francesco, intento a sistemare il fiocchetto stretto al collo.
<<Non esaltarti troppo, siamo qui per lavorare non per la partita>>
Nel giro di qualche millisecondo, Luca  infrange tutti i sogni di Francesco, che appena sente le parole del nostro capo, gli lancia un'occhiata corrucciata.
<<Sempre guastafeste tu, vero?>>
Io e Anna restiamo al nostro posto ad osservarli, ridacchiando di tanto in tanto e scambiandoci sguardi complici.
<<State al vostro posto, la tribuna è quasi piena>>
Guardo i posti a sedere poco distanti dal tavolo, dove sono posizionati stuzzichini e bevande, pronti ad essere assaliti alla fine del primo tempo e si, i posti liberi sono giusto due o tre.
Manca poco all'inizio della partita e anche se non so se Khvicha lo leggerà in tempo, decido di mandargli un messaggio.

"In bocca al lupo per la partita, spacca tutto💙"

Lo invio e rimetto il cellulare in tasca mentre i tifosi danno vita allo stadio con i loro cori e lo scoppiettante suono delle trombette.
<<Sta per iniziare raga>>
Esclama Matteo uscendo da dietro al tavolo e avvicinandosi alle vetrate che danno sulla tribuna d'onore.
<<Stanno entrando!>>
Continua, facendomi sobbalzare e facendomi capire che Khvicha non avrebbe letto quel messaggio prima della partita.
Tutti noi, proprio come Matteo, facciamo qualche passo avanti per riuscire a scorgere il campo e, anche se in lontanza, riesco a vedere il numero 77.
<<Che numero è Di Lorenzo, non ricordo>>
Chiede Anna a Francesco, senza staccare lo sguardo dai calciatori.
<<22, eccolo è la>>
Il nostro collega lo indica e non appena la bionda lo vede, fa un salto di gioia, facendo compare un dolce sorriso sul suo volto.
<<Tu hai visto Khvicha>>
<<Si>>
Le rispondo, cercando di non perdere di vista il moro.
La partita inizia e per il primo quarto d'ora tutto procede in maniera molto fluida e tranquilla, al ventesimo minuto Khvicha passa la palla a Osimhen che, prontamente, la lancia verso la porta e segna, scatenando il delirio in tutto lo stadio.
Tutto attorno a me trema, anche il pavimento sotto i piedi e il cuore mi si stringe nel petto quando vedo Victor e Khvicha unirsi in un caloroso abbraccio.
A quarantacinque minuti dall'inizio della partita, arriva la fine del primo tempo e molti dei tifosi seduti in tribuna, raggiungono la nostra postazione e iniziano ad ordinare qualcosa da stuzzicare e da bere.
<<Ciao, io vorrei...>>
La voce di un uomo attira la mia attenzione, ma quando alzo il capo e vedo chi ho davanti il mio corpo si blocca totalmente.
<<Ci rivediamo>>

SPAZIO AUTRICE
Qui qualcosa non quadra, ma cosa?🤔
(Chiedo scusa per eventuali errori)

Inaspettato - Khvicha KvaratskheliaWhere stories live. Discover now