CAPITOLO 4

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La luce emanata dallo schermo del cellulare resta fissa sul mio volto per diversi minuti, continuo a fare su e giù lungo la conversazione e rileggo ogni singolo messaggio, chiedendomi se quello che sto facendo è la cosa giusta. Mi alzo dal divano e torno in fondo alla chat, vado avanti e indietro per il salotto alla ricerca di una risposta alla sua richiesta.
Dovrei dirgli di si? Dovrei accettare oppure dovrei dirgli di no, visto che a malapena ci conosciamo? Milioni di domande di questo tipo affollano la mia mente, mandandomi in un turbine di dubbi, è proprio in momenti come questi che avrei bisogno di Anna, ma d'altronde, come ha detto lei, ho 23 anni e forse è anche arrivato il momento di assumermi le mie responsabilità.
Inizio a digitare qualcosa sulla tastiera dello smartphone, una risposta che nemmeno io so se è dettata dal cuore, dalla mente o dalla pressione che sento se ripenso a tutte le cose che mi ha detto la mia amica.

"Si, va bene"

Non appena premo la freccetta per inviare il messaggio, blocco il cellulare e lo lascio scivolare sul tessuto morbido del divano, mentre io continuo ad andare avanti e indietro senza tregua. Porto la mano destra alla bocca e inizio a mangiucchiare le unghie, cosa che faccio sempre in momenti di ansia o nervosismo, azione che ben presto viene interrotta dalla suoneria del telefono che mi affretto subito a prendere, questa volta non si tratta di una banale risposta o di una notifica, ma di una chiamata, la sua.
Passo lo sguardo dalla cornetta rossa a quella verde e solo ora, leggendo sul display il nome con cui l'ho salvato in rubrica, mi rendo conto di non aver ancora cambiato il punto interrogativo con il suo nome.
Dopo una manciata di pochi secondi e molte incertezze, rispondo.
<<Pronto>>
Dico in maniera tutt'altro che naturale.
<<Ciao, ho pensato di chiamarti per organizzarci per domani>>
La sua voce è molto calma e dall'accento si capisce perfettamente che non è italiano.
<<Si, certo>>
Rispondo diretta.
<<Io domani ho gli allenamenti allo stadio a Napoli, se ti va appena finisco possiamo andare a prenderci qualcosa al bar>>
Propone facendo un po' di confusione con alcune parole italiane, cosa che trovo davvero adorabile.
<<Si certo, va bene>>
Le gambe iniziano a tremarmi, un po' per l'agitazione e un po' perché è da tempo che non esco con un ragazzo, neanche mi ricordo più come si fa.
<<A che ora?>>
Chiedo per poi deglutire.
<<Io dovrei finire alle cinque e mezza, se mi dai il tuo indirizzo passo a prenderti>>
Propone, facendomi comparire improvvisamente un nodo in gola che sono obbligata a sciogliere se voglio rispondergli.
<<No, non preoccuparti, ci vediamo direttamente fuori lo stadio>>
Rispondo sperando di non essere risultata troppo scontrosa.
<<Sei sicura? Per me non è un problema, anzi>>
Insiste, senza ottenere i risultati sperati, in quando continuo a dirgli di no.
<<Allora ci vediamo domani, buonanotte>>
<<Buonanotte>>
Interrompiamo la chiamata e dopo aver allontanato il telefono dall'orecchio raggiungo la mia stanza e mi butto sul letto, consapevole del fatto che addormentarmi questa sera sarà una cosa davvero difficile.

Quando mi sveglio mi guardo intorno, la prima cosa che faccio è prendere il cellulare per vedere se ho ricevuto qualche messaggio, ma nulla, silenzio stampa.
Rimetto lo smartphone sul comodino e mi alzo, iniziando la giornata con un'abbondante colazione fatta di fette e biscotte con marmellata all'arancia e un bel bicchiere di latte.
<<Ma buongiorno principessa>>
Anna entra in cucina, salutandomi con un abbraccio da dietro mentre io addento l'ultimo pezzo di fetta biscottata e ricambio il saluto con un sorriso.
<<Stasera sarà una tortura a lavoro>>
Si lamenta prima di sedersi accanto a me.
<<Perché? Non mi sembra ci sia qualche festa in programma>>
Rispondo, guardandola con una espressione interrogativa.
<<No infatti, ma non ci sarai tu e sai quanto mi annoio senza di te>>
Conclude, poggiando la testa sulla mia spalla.
<<Da quando sei così smielata?>>
Rido, iniziando ad accarezzare i suoi capelli.
<<E poi c'è Ciro, non sarai totalmente sola>>
Anna alza la testa dalla mia spalla.
<<Quante volte ti devo dire che non c'è niente, siamo amici>>
<<Lo so, ma lasciami divertire un po'>>
Rido nuovamente prima di alzarmi dalla sedia con la tazza tra le mani per riporla nel lavandino.
<<Ma aspetta un attimo...>>
Se la conosco abbastanza so già dove vuole andare a parare.
<<Alla fine cosa farai oggi?>>
Bingo!
<<Eh, chi lo sa>>
Faccio per andarmene, ma Anna fa uno scatto dalla sedia bloccandomi il passaggio.
<<Eh no, tu adesso parli, forza>>
Alzo gli occhi al cielo.
<<Esco>>
Mi limito a dire cercando di farmi spazio per passare.
<<Con?>>
Continua a chiedere senza arrendersi, cosa che accade molto raramente se si tratta di lei.
<<Non ti stanchi mai eh?! Comunque esco con Khvicha>>
Provo nuovamente a passare, ma è tutto inutile.
<<E me lo dici così? Sai già cosa indosserai? Dove ti porta? Cosa farete...>>
La sua curiosità prende il sopravvento su qualsiasi altra cosa e senza sosta, inizia a gettarmi addosso una serie di domande.
<<Ti racconto tutto quando torno stasera, ora mi lasci passare?>>
Rispondo quasi supplicandola.
<<E va bene...>>
Stranamente si arrende e mi lascia passare vittoriosa, ma so già che da qui a qualche ora tornerà sull'attenti.

Le ore precedenti che mi separano dall'appuntamento con Khvicha, se così si può definire, le trascorro pensando a quello che potrei indossare, qualcosa di non troppo elegante ma neanche di troppo semplice.
Do un'occhiata ad alcuni dei miei vestiti, scarto un paio di gonne troppo corte e alcune maglie e maglioni che uso quotidianamente ma che non ritengo adatti per questa occasione, le uniche cose che si salvano sono dei jeans blu notte semplicissimi, una gonna bordeaux a balze che arriva un po' più su del ginocchio e due maglie, una bianca e una nera, altrettanto semplici. Mi metto davanti allo specchio ancora più indecisa di prima, così gioco l'unica carta che mi è rimasta.
<<Anna!>>
Urlo per poi sentire lo scalpitare dei suoi passi sul pavimento sempre più vicini.
<<Che c'è?>>
Spalanca la porta e mi guarda, restando sotto l'arco della porta.
<<Ho bisogno di una mano, quale completo dovrei indossare oggi tra questi secondo te?>>
A quella mia domanda inizia ad osservare e studiare le possibili combinazioni, trascinando lo sguardo prima su di me poi sugli abiti e viceversa.
<<Io direi gonna e maglia nera>>
Afferma convinta.
<<Non è troppo?>>
<<Io penso sia anche troppo poco, oserei di più>>
Prende posto sul mio letto e da lontano da uno sguardo alle mie scarpe, sistemate nella scarpiera in plastica rigida accanto all'armadio.
<<Direi anche anche qui sotto metterei quel bel paio di anfibi neri in pelle>>
Suggerisce alzandosi per andare a prendere le scarpe appena consigliate.
<<Dai su, vestiti>>
Mi passa le scarpe e faccio come dice, indossando i vestiti che mi ha consigliato. Una volta pronta faccio un giro su me stessa dinanzi allo specchio.
<<Stai benissimo Lara, lo lascerai senza parole>>
Le parole della mia coinquilina fanno spuntare un sorriso sul mio viso.
<<Hai buon gusto, devo ammetterlo>>
Dico, voltandomi verso di lei con le mani dietro la schiena.
<<Si, non posso lamentarmi>>
Scherza, concludendo la frase con una sonora risata che rimbomba per tutta la stanza.
<<Ora però devo lasciarti, il lavoro chiama>>
Continua, facendo qualche passo verso di me per poi poggiare le mani sulle mie spalle.
<<Mi raccomando, divertiti>>
<<Lo farò>>
Le dico sorridendo, cercando di mascherare tutta l'ansia che ho mentre lei sparisce dietro la porta della mia stanza e poco dopo anche dietro quella di casa. Sono sola a casa e al fatidico incontro mancano esattamente tre quarti d'ora, così senza pensarci troppo, prendo il cappottino e la borsa ed esco di casa, sperando che la metro non faccia tardi.

Arrivo in metro, stranamente poco affollata e dire che mi sento osservata è dire poco. Non sono abituata ad indossare determinati outfit, sto benissimo nella mia comfort zone fatta di jeans e maglie nere da lavoro o di tute comode per la casa, ma nei primi incontri, anche se questo non è propriamente il primo, anche l'occhio vuole la sua parte.
Per non dare troppa attenzione alle persone che ho intorno, infilo gli auricolari nelle orecchie facendo partire una canzone dopo l'altra, fino a quando non vedo arrivare il vagone della metro che pian piano si ferma, permettendo ai passeggeri di entrare.
Dopo poco più di dieci minuti arrivo a destinazione, con ancora le cuffie a portata di mano. Esco dalla metro con il cuore a mille e le gambe tremolanti e passo dopo passo, dopo aver attraversato un lungo viale alberato e uno spiazzale contornato da un piccolo chioschetto e posti auto, arrivo fuori lo stadio.
Ci siamo.


SPAZIO AUTRICE
Nel prossimo capitolo (direi anche finalmente), assisteremo all'incontro tra i due protagonisti.
Come andrà questo "appuntamento"?!🤗

Inaspettato - Khvicha KvaratskheliaWhere stories live. Discover now