capitolo uno

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If the world is falling apart
It'll never take what's in our heart.

˚.

i passi risuonarono tra le lunghe pareti del corridoio e guardandosi attorno, taehyung potè constatare quanto quella casa fosse arredata di cattivo gusto.

ma non era lì per far fronte ai suoi gusti personali, piuttosto quando aprirono la porta al posto suo e lo invitarono ad accomodarsi, ecco che tornò composto e con un rilassato sorriso sul volto.

si sedette e guardò l'uomo di fronte a lui riempirsi la bocca di cibo, quindi accavallò le gambe e attese pazientemente che gli rivolgesse parola.

«mi aspettavo tuo padre.» disse tutto ad un tratto, sollevando la testa in sua direzione.

«ha preferito mandare me, le dispiace?» rispose a tono.

l'uomo fissò il suo bel viso per qualche istante e pulendosi le labbra sporche con la lingua, fece un gesto alle guardie dietro di lui, che gli conferirono una pila di fogli. quindi li sbattè sul tavolo e li spinse in direzione del ragazzo.

taehyung si allungò, diede un leggero sguardo alla prima pagina e abbozzò un sorriso. «è tutto ciò che riesce a propormi per la collaborazione? mi aspettavo di meglio.»

l'uomo strinse il pugno contro la propria coscia ma cercò di mostrarsi cordiale. «ho giá parlato con tuo padre, più della metà degli interessi saranno suoi.»

«ho comunque bisogno di una garanzia. chi mi dice che non scappa con i soldi una volta terminato il contratto?»

l'uomo aprì bocca per ribattere ma taehyung si alzò, sistemandosi la giacca dell'abito. «il suo progetto non mi convince affatto. parlerò con mio padre, dirò lui di cercarsi un altro collaboratore.» poi aggiunse. «non si disturbi, so dov'è l'uscita.»

«il patto era che qualcuno firmasse.» gli ricordò alle sue spalle ed uno dei suoi uomini fece un passo avanti, mostrandogli la custodia di una pistola.

come se questo bastasse ad intimorirmi, pensò.

taehyung non si scompose affatto e sempre con quel suo languido sorriso, parlò: «dica ai suoi uomini di posare le armi, non c'è alcun bisogno di ricorrere alla violenza, lei non crede?»

«brutto ragazzino insol-»

prima che potesse terminare però, aveva già lasciato la stanza.

[...]

«fammi qualcosa di forte.» ridacchiò una ragazza al bancone, accompagnata poi dalle sue amiche.

jungkook estrasse una delle loro migliori bottiglie, ne versò un po' sul bicchiere e lo mescolò con qualche altro alcolico di alto grado, aggiunse del ghiaccio ed una cannuccia, poi lo servì.

«ecco a te, meraviglia.» gli strizzò l'occhio e la ragazza sorrise a quel suo gesto. «questo lo offre la casa.»

la guardò andare via mordendosi un labbro, prima di sentire delle risate provenire dal fondo del locale. si avvicinò agli altri bartender e portò le braccia sulle loro spalle.

«fai così con tutte.» commentò uno di loro divertito. «chiedono sempre di te, come se non lavorissimo anche noi qui.» aggiunse l'altro.

«la vostra è solo invidia.» rise di gusto jungkook, poi i suoi occhi andarono all'orologio appeso al muro. «qui ho finito, vado in pausa.»

tornò verso il bancone per recuperare la propria giacca, prese dalla tasca il pacco di sigarette e l'accendino e uscì fuori.

poggiandosi contro la porta sul retro, ne accese una e aspirò la nicotina, gettandola fuori poco dopo. con gli occhi chiusi si godette quella tranquillità, che però non sembrò durare molto.

sentì delle urla maschili provenire da un vicolo lì vicino, come se qualcuno stesse facendo a botte, poi dei passi che si avvicinavano.

prima che potesse rendersene conto, si ritrovò un ragazzo con una ferita al labbro che gli corse incontro, quasi facendolo finire per terra.

«ehi, guarda dove vai.» si lamentò aggiustandosi la camicia ma l'altro gli strattonò il braccio.

«aiutami.» disse, ma non fece in tempo a spiegarsi meglio che degli uomini lo raggiunsero.

infastidito, gettò per terra la sigaretta e la calpestò, poi guardò la situazione confuso. vide uno di loro afferrare un pezzo di metallo per colpirlo e senza riflettere portò il ragazzo dietro di se, prendendo lui quel colpo.

si guardò il braccio appena colpito e diede un calcio allo stomaco dell'uomo, che cadde per terra. l'altro gli corse incontro furioso ma jungkook che era sempre stato molto agile e scattante, si abbassò e schivò un suo pugno.

si guardò attorno in fretta ed un idea gli balenò per la testa: spinse uno dei cassonetti li vicino e glielo gettò contro, bloccandogli per qualche istante il passaggio, quindi afferrò il polso di taehyung e corse via trascinandolo con se.

«corri cazzo!» gli urlò contro, vedendo in lontananza la sua moto ancora li parcheggiata.

guardandosi indietro notò come li avessero quasi raggiunti, così in fretta salì a bordo e l'accese, dando il suo casco al ragazzo prima di partire a gran velocitá.

sfrecciò tra le strade notturne e affollate di seoul, con il cuore che batteva carico di adrenalina. nel tragitto si guardò più volte indietro e quando si rese conto che li avessero seminati, si accostò ad un parcheggio e si portò una mano al petto.

«che diavolo hai combinato per farti quasi ammazzare?» chiese cercando di riprendere a respirare normalmente.

taehyung scese per primo dalla vettura, gli restituì il casco e tornò composto, come se nulla fosse accaduto. «grazie per prima.» disse soltanto, lasciando interdetto jungkook.

«qual è il tuo nome?» parlò ancora.

jungkook si guardò le spalle come avesse timore che li trovassero da un momento all'altro, poi ci pensò su un attimo e mentì. «jimin, mi chiamo jimin.»

«bene jimin, sei bravo a lottare.» gli sorrise, affascinato da quel suo modo di sfuggire alla situazione.

jungkook abbozzò una smorfia. «ripagami la benzina almeno.»

taehyung cercò il proprio portafoglio ma rendendosi conto di averlo lasciato in auto, gli tese la mano. «dammi il tuo telefono, ti registrerò il mio numero e ti contatterò di nuovo, così potrò darti i soldi.»

«non mi fido di te.» taehyung sorrise a quella sua testardaggine.

poi jungkook lo squadrò meglio e i suoi occhi caddero su una costosa collana che portava al collo. così scese dalla moto e si avvicinò a lui per poterla sganciare e conservarla nella tasca della sua giacca. «allora prendo questa.»

«sei furbo.» commentò a bassa voce l'altro, sollevando le labbra in un sorriso.

ritornando alla sua moto, jungkook gli lanciò un ultimo sguardo e l'accese, sfrecciando via sotto lo sguardo interessato dell'altro.

taehyung digitò in fretta un numero sul suo cellulare, lo portò all'orecchio e aspettò uno dei suoi uomini rispondesse: «ho un lavoro per voi.»

free fall | taekook ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora