capitolo diciotto

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Jump off this earth,
Let's dive into the unknown.

˚.

«si è addormentato di la.» disse taehyung entrando in stanza e portando le braccia attorno ai suoi fianchi, poi poggiò il mento sulla sua spalla e sbirciò cosa stesse facendo. «non hai ancora finito con le valigie?»

«ha tanti vestiti.» sorrise jungkook contro il suo corpo, voltandosi per guardarlo.

gli accarezzò una guancia e con un leggero sospirò, portò gli occhi nei suoi. «pensi che sia una buona idea farlo trasferire da te?»

«da noi, quella casa è anche tua dal primo giorno che ci hai messo piede.» lo corresse e annuì. «è quello che volevi, no? tornare a vivere assieme.»

«sì, ma ho paura che quel posto non sia sicuro per lui, se qualcuno venisse a sapere ch-»

taehyung emise un verso gutturale simile ad una risata e lo portò più vicino a sè, petto contro petto. gli lasciò un bacio a stampo. «sei un ottimo fratello, ti preoccupi sempre così tanto di lui.»

«ho solo lui.» rispose quasi sussurrando l'altro.

il maggiore annuì e gli sorrise per rassicurarlo. «starà bene, te lo prometto. mi prenderò cura di lui come faccio con te e pagherò la sua retta scolastica, cosicchè possa continuare gli studi anche da casa.»

«come sta tuo padre? è uscito dall'ospedale?» gli chiese dopo essersi allontanato, per cambiare discorso.

non ottenendo risposta si voltò a guardarlo e quando percepì la sua espressione cambiare, gli accarezzò una guancia e lo strinse a se. «mi dispiace..» borbottò soltanto, incapace di aggiungere qualcos'altro.

sapeva alla perfezione cosa significava perdere una figura così importante.

taehyung toccò le sue labbra in un lieve contatto ma si sentì subito meglio, come se il minore fosse l'unica cura a tutto quel male.

ancora tra le sue braccia, cercò il suo sguardo e disse: «è il momento di andare, sei pronto?»

[...]

lo scenario dei relitti ancora tra le macerie, gli strinse il cuore. il tetto era crollato in diversi punti e le poche pareti rimaste ancora in piedi, avevano segni ben visibili delle fiamme.

del giardino era rimasto poco e nulla e se nel tempo lo ricordava di un verde intenso e sempre ben curato, adesso era ricoperto di uno strato spesso di cenere scura.

taehyung lo raggiunse poco dopo, guardò anche lui la casa della sua infanzia e fece un gran sospiro. «ci stanno lavorando, stanno cercando di recuperare il possibile.»

jungkook non disse nulla, troppo scosso dai ricordi costruiti in quella immensa dimora e di come, nel giro di una notte, erano svaniti del tutto.

poi taehyung portò una mano sul suo polso e gli disse di dovergli parlare. così si spostarono più in la, nell'unica parte della casa rimasta completamente illesa: la terrazza.

jungkook si sporse oltre questa e guardò di sotto, le macerie e come alcuni operai stavano cercando tra di esse. «so che forse non è il momento, ma questa sera ci trasferiremo nella nuova villa e ho bisogno che tu sia al corrente di tutto.»

quando il ragazzo si voltò a guardarlo pensieroso, riprese a parlare. «so che tra te e mio padre ci sono state delle incomprensioni, ma quando andai a trovarlo all'ospedale la settimana prima che morisse, gli parlai meglio di noi e del nostro rapporto.»

«le ultime cose che mi disse furono che tu prendessi il suo posto, al mio fianco.» jungkook inarcò un sopracciglio, non capendo. «mi ha chiesto espressamente che sia tu a dirigere tutto quanto, d'ora in poi.»

«vuoi dire che..» taehyung gli sorrise, portando una ciocca dietro al suo orecchio.

«sì, non ricoprirai più l'incarico come guardia. sarai il loro capo e saranno loro a lavorare per te.»

[...]

percorrendo il lungo corridoio che dava al suo nuovo studio, si sentì teso. al suo passare, le guardie lo salutarono e si chinarono l'una appresso all'altra, in segno di rispetto.

un tempo, quegli uomini che lo avevano deriso e che lo avevano definito incapace nel suo ruolo, si stavano adesso chinando al suo cospetto.

«signore, il capo la sta aspettando.» gli disse uno di loro e jungkook si morse un labbro a quel nome.

mai avrebbe pensato di sentire dalle loro labbra un tono formale.

entrato nella sala principale, fece segno a due degli uomini di lasciarlo da solo e così fu fatto.

taehyung era in piedi, ad osservare fuori dalla finestra l'aria notturna di seoul. quando sentì i suoi passi avvicinarsi, si voltò e sollevò la bocca in un sorriso divertito. «sei il loro capo adesso.»

«sta zitto.» borbottò l'altro con una mezza risata, poi si guardò attorno. «questa è la stanza dove mi hai umiliato davanti a tutti.»

«avevi colpito il figlio del clan minore, era di mio dovere colpirti e punirti.» rispose taehyung prendendolo tra le sue braccia. accarezzò i suoi fianchi e portò il viso contro al suo collo. «non accadrà più una cosa simile.»

«sì, perchè adesso tutti mi rispettano e sarò io quello a picchiarti.» rise contro la sua pelle, prendendo poi il suo viso per baciarlo.

accarezzò la sua lingua con la propria e portò le dita sul nodo della sua cravatta, sciogliendolo lentamente. taehyung gli sorrise contro le labbra e le mordicchiò giocoso. «è da un po' che non ci prendevamo del tempo per noi.»

mormorò contro al suo orecchio, sollevandolo dalle gambe per portarlo seduto sulla scrivania. si mise tra di esse e portò una mano sul suo collo, sorreggendolo per portare le labbra a baciare la sua pelle.

jungkook strinse le gambe attorno ai suoi fianchi e afferrò i suoi capelli tra le mani, costringendolo a guardarlo. «potremmo simulare la nostra prima volta..»

«e farlo per tutta la notte premuti contro la finestra.» concluse taehyung al posto suo con un sorriso.

free fall | taekook ✓Where stories live. Discover now