Capitolo 11. Un passo in avanti.

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La vita è fatta di consapevolezze, e la mia è che sto più tempo con Trevor che con la mia famiglia e i miei amici

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La vita è fatta di consapevolezze, e la mia è che sto più tempo con Trevor che con la mia famiglia e i miei amici. Quest'oggi siamo diretti, insieme, nuovamente al carcere di massima sicurezza dove Taylor sta da ormai 2 settimane. Per nessuna motivazione particolare, solo per parlare e chiarire alcuni punti cruciali per il processo che si terrà a breve.

''Sophia, oggi prenderà lei le redini della situazione.''

''Come mai questo onore?'' dico ironicamente.

''Nessun onore, in queste tre settimane in cui lavoriamo insieme mi sono reso conto che non è solo la figlia di Miguel Orteco. Lei è Sophia Maria Orteco, e basta.'' dice serio Trevor, continuando a concentrarsi sulla strada.

Come ho detto, quest'uomo mi stupisce sempre di più. Passa dall'essere stronzo all'essere saggio in modo repentino. E ripensando al fatto che ci vediamo quasi ogni giorno, mi domando quando stia con la sua famiglia. Ogni volta è in ufficio o con me, o con le sue sorelle. Ha una moglie, una figlia. Quando sta con loro?

''Trevor, posso farle una domanda personale?''

''Si, certo, ma non sono sicuro di risponderle, Sophia.'' sento puzza di guai.

''Ma lei non è sposato?'' dico di botto, in tutta risposta, lui frena bruscamente, e si ferma in una piazzola di sosta.

''Grazie dello spavento Cooper, porca puttana ma chi le ha dato la patente?'' dico in modo nervoso.

Ma mi rendo conto di aver parlato in modo davvero antipatico, quando vedo il suo sguardo duro su di me. Ha gli occhi lucidi e respira in modo rumoroso.

''Sophia, perché mi fa queste domande troppo personali? Non le è stato insegnato il distacco tra vita privata e lavoro?'' dice con un tono aspro. Punta i suoi occhi blu sui miei, io indietreggio con la schiena, ha degli occhi profondissimi e percepisco dolore in essi.

''Trevor , mi dispiace, non volevo essere invadente, ma sta reagendo in modo esagerato.''

Trevor mi guarda con occhi diversi dopo questa frase. Cambia espressione, da incazzato a mortificato e in aggiunta, abbassa il viso, tenendolo sulle mani. Riesco a percepire il suo respiro irregolare, quasi come se stesse per scoppiare in un pianto isterico.

Stiamo zitti per una decina di minuti, e lui cerca di regolare il suo respiro, ma con scarsi risultati. Sta per avere un attacco di panico, poiché vedo anche una sorta di tremolio nelle sue mani.

Perciò, mi faccio coraggio allungo una mano verso la sua schiena, accarezzandola. Lui all'inizio si irrigidisce, giustamente, ma poi sento che si rilassa, perciò provo a parlargli.

''Trevor, lei sta per avere un grosso attacco di panico, perciò ora aprirò i finestrini, così può inspirare e espirare, ok?'' mi fa cenno di sì, con il capo, nonostante il suo viso sia ancora basso e racchiuso dalle sue mani. Giro il quadro della macchina, e schiaccio il pulsante per far sì che i finestrini si abbassino.

Benvenuti in tribunaleWhere stories live. Discover now