2- where we both don't know

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2- where we both don't know

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Alexander

Cazzo, cazzo, cazzo, non potevo arrivare in ritardo all'unico appuntamento per il quale mi trovavo a Cuba

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Cazzo, cazzo, cazzo, non potevo arrivare in ritardo all'unico appuntamento per il quale mi trovavo a Cuba. Mi abbottonai la camicia per quanto fosse sufficiente, affinché non sembrassi di venire da uno dei tanti rifugi dell'amore peccaminoso che ho visto sparsi in giro, nella mia giornata di ordinaria follia da viaggiatore sotto copertura.

Mi maledissi per aver abusato di un bene prezioso a cui non sono più avvezzo: il tempo libero, oltre che a quantità spropositate di rum. Mi aveva alleggerito da pensieri troppo pesanti, concedendomi una sensazione di anestesia di fronte a quello che per la prima volta sarebbe stato un vero compito. Finalmente mi sarei potuto dignitosamente autodefinire una spia nel vero senso della parola.

Venticinque anni della mia vita sono quelli che posso dire di essermi sentito scivolare addosso, zero quelli effettivamente vissuti. Ho passato i primi diciotto anni della mia esistenza a contemplare gli eccessi che la vita ha messo a disposizione, per mitigare le brutalità alle quali periodicamente ci sottopone. Non serve che mi dilunghi in questa faccenda quanto deplorevole tanto reale, basta solo sapere che una volta l'alcol mi ha colpito così forte da rimettermi sulla retta via.

Chi penserebbe mai che invece di lasciarti allo sbando, quel liquido denso che ti inebria da dentro, sia riuscito nel mio caso a ricondurmi sulla retta via? Merito del caso fortuito, "Fortuna caeca est", avrebbe detto un caro vecchio, se non fosse che con me il fato è stato davvero imprevedibilmente cieco.

Di come sia finito dalla prigione delle dipendenze ad essere un'onorevole spia della SIA, Security International Agency, non so ancora spiegarmelo. So solo che la questione è andata più o meno così.

Dopo aver dimostrato uno spiccato interesse nel centro di recupero per degli opuscoli riguardanti il crimine organizzato e altri affari internazionali al tempo a me sconosciuti, un tizio pelato si è avvicinato a me di soppiatto sussurrando:

"Ragazzo ma ti piacciono queste cose?" Al che, mosso più da noia che da chissà quale estraneo interesse viscerale, ho convenuto di annuire con la sua stessa passività.

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