8- thousand pieces.

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Alexander

Quella notte dormimmo sotto un tappeto stellato. Non so dire come avessi resistito al sapore della sua pelle, al suo ventre troppo vicino alla mia bocca avida ed assetata e al fatto che ero stato sconfitto. Non avevo potuto bearmi un istante in più della sua pelle liscia e dei brividi che avevo teneramente percepito la attraversassero, non appena le mie labbra si erano avvicinate schive a lei. Non mi era stato concesso di gioire nel garantirci quella piccola vittoria e non avevo nemmeno potuto dimostrare a quello stronzo di Nathaniel che le mani doveva tenerle al suo posto.

Non conoscevo le sue intenzioni ma sapevo di per certo che sicuramente erano più benevole delle mie, misero infiltrato sotto copertura in attesa di sganciare una bomba. La trepidazione che l'immagine delle sue mani indugianti sul corpo di Rosa avevano provocato in me, però, bastarono per farmi dimenticare tutto il contesto nel quale mi trovavo.

L'odore della pelle immacolata di Rosa era sovrastato da un fastidioso aroma alla menta che ero certo appartenesse a Nathaniel, e questo fu tutto ciò che bastò per distrarmi e farmi perdere la concentrazione, oltre che la vittoria di quello stupido gioco improvvisato.

A diverse ore da quella spiacevole sensazione di impotenza ci ritrovammo sdraiati sull'erba morbida ed umida, i volti all'insù pronti a cogliere e ad assorbire l'aria fresca. Sarebbe potuto sembrare un quadro idilliaco a prima vista, ma sapevamo bene che velata da una presunta spensieratezza, si nascondevano i nostri timori più reconditi.

I lunghi capelli corvino di Rosa erano adagiati intorno a me, e nonostante percepissi l'invadenza che il solo corpo di Nathaniel poco distante imprimeva nell'aria, non riuscivo a togliermi di mente lei.

Lei e nessun'altra.

Perché a pensarci bene, nella mia vita avevo sempre prioritizzato altro. Quando invece non avrei dovuto pensare a nulla di più se non a smascherare quel farabutto di Diego Luz, pronto a scagliare contro di me l'angelo tenuto nascosto, angelo peccatore capace di trascinarci entrambi irrimediabilmente all'inferno.

Lei che con la sua sfacciataggine era riuscita ad appropriarsi del mio cuore e ad insinuarsi nella mia mente.

Lei, che con i suoi impercettibili movimenti ed il suo ardore me la facevano desiderare come non mai.

Lei, che avrei voluto stringere e proteggere al mio petto, nonostante sapessi che l'unico vero pericolo per lei sarei stato io.

Un lampo squarciò il cielo e percepii Rosa sussultare. D'istinto da sdraiato mi sollevai, attirando l'attenzione degli altri su di me e facendoli destare a loro volta.

"Forse è ora di tornare dentro." Grace scrutò preoccupata il cielo, mentre io non riuscivo a non notare lo sgomento dipinto sul volto di Rosa. Il lampo le aveva illuminato per una frazione di secondo le labbra, dalle quali non riuscivo a distogliere lo sguardo.

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