6- are supposed to

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Rosa

Prima di andare a recuperare il resto della "banda", nomignolo affibbiato niente di meno che da Alexander Thornes, ci lasciammo inondare da quello che invece Vega aveva definito come "divertimento".

La prima serata trascorsa insieme la maggioranza votò per passarla in un locale tipico e, nonostante la mia titubanza, l'esaltazione di Grace mi aveva convinto a seguirli in quel covo malmesso. Non amavo lasciarmi andare e l'insieme di corpi ammassati, abbandonati al ritmo incalzante del funk brasileiro, non mi ispiravano affatto. Inoltre, a consacrare il presagio del mio malumore, il divertimento tanto osannato da Vega si tramutò presto in orrore, non appena un pugno volò per aria e un urlo divampò nella sala. Mi sentì trascinata per il braccio sotto a un tavolo, da dove riuscivamo ad avere una buona visuale della situazione carica di tensione.

"Io non ci vedo nulla di divertente a ficcarci in guai del genere". Lanciai un'occhiataccia in direzione delle due menti artefici di quell'idea sciocca, prima che una mano mi coprisse la bocca e il freddo del metallo mi schiacciasse le labbra.

"Shh, nena".

Alexander era accovacciato dietro di me una mano premuta contro la bocca e gli occhi vispi puntati su quella che era diventata una rissa. Da sotto il tavolo in cui ci trovavamo, riuscivo ad intravedere un uomo a petto nudo avventarsi su un ragazzo decisamente più minuto e il caos dilagare in quella discoteca, che da inizio serata avevo diligentemente reputato come poco affidabile. Sarà stata l'atmosfera carica di tensione, tutti quegli uomini poco propensi al divertimento ed il fatto che le poche ragazze presenti venissero trattate come marce di scambio, tutti questi aspetti sommati resero ovvie le conclusioni.

Grace era premuta accanto a me ma non sembrava particolarmente sorpresa dell'accaduto. Intanto Vega al suo fianco, cercava disperatamente una via d'uscita da quel calvario, guardandosi intorno e cercando di non destare troppa attenzione su di noi.

Esasperata e infastidita dalla mano di Alexander, affondai i miei denti nella sua carne senza alcun ritegno. L'atto lo destabilizzò ma dimostrò molta forza di volontà nel rimanere in silenzio e maledirmi nei suoi pensieri.

"Che si fa?" Al mio lato Grace si stava rivolgendo a Vega, il quale a stento cercava di trovare risposta a quella soluzione.

"Ce la diamo a gambe levate." Fu l'unica alternativa proposta e mentre a fatica e con le gambe intorpidite, ci allontanavamo cercando di accerchiare a distanza la rissa, sentì qualcosa afferrarmi per un lembo del vestito. Grace, Vega e Alexander sembravano già essersi allontanati, quando un uomo robusto e ricoperto di tatuaggi su tutto il volto mi scagliò per terra e il mio corpo fece aprire una cerchia intorno a noi.

Sussultai quando in una lingua che non capivo realizzai quali erano le intenzioni di tutti quegli uomini raccolti intorno a me. La rissa era cominciata per una ragazza e, a quanto pare, essedo lei riuscita a darsela a gambe levate ed essendo sottoposta la questione alla mascolinità tossica che voleva trovare a tutti i costi un vincitore che riscuotesse un premio, realizzai che quell'abominevole ruolo l'avrei dovuto ricoprire io. Le luci sembravano essersi affievolite e ancora una volta mi ritrovai sola e smarrita, schiacciata dal peso del mondo.

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