4- we're playing.

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Alexander

La sensazione che avevo provato nell'averla accanto aveva sfiorato l'inaudibile e quello che per me era anche l'inaccettabile. Il suo corpo sembrava così fragile, una macchia di seta rossa distesa sulla sua pelle diafana, imbeveva le coperte bianche che l'avvolgevano. Ed io ero il fortunato spettatore, finito lì per caso per quella che era stata una svista e, nonostante mi fosse stato conferito l'onore di assistere da così vicino allo spettacolo che lei costituiva, mi sentivo come in gabbia.

Quel corpo apparentemente così fragile era riuscito in silenzio, nella sua articolazione di linee, a catturarmi e rendermi suo, a farmi sentire un ostaggio che non sarebbe mai stato in grado di fuggire. La più assurda delle consapevolezze che incendiava il mio spirito, era proprio l'avere conoscenza del magnetismo che anche solo la sua presenza esercitava su di me.

Sapevo che non mi sarei dovuto cacciare in simili questioni, l'attrazione fisica andava sempre distaccata dal lavoro, eppure era come se il mio corpo avesse mandato all'aria la più semplice delle convinzioni.

I miei occhi erano calamitati dai suoi capelli, che si erano avvolti intorno a lei come a conferirgli un'aura peccaminosa. Cullata dalla cornice nera delle sue morbide ciocche, si nascondeva invece una creatura raggomitolata su sé stessa, di cui riuscivo ancora a intravedere le tonalità violacee rimaste impresse sulle sue spesse labbra da ciò che aveva consumato prima di addormentarsi. Le mani erano strette vicendevolmente e teneramente poggiate al di sotto della testa. Ma ciò che non potevo fare a meno di vedere erano tutti i lembi di pelle rimasti scoperti dalla sua posizione innocente. Quella mossa aveva permesso al suo pigiama di seta rossa di togliersi di mezzo quanto più possibile. La canottiera era ricaduta sul lato, scoprendo il suo seno e concedendomi la visuale su alcuni piccoli nei che sembravano formare una costellazione.

Come se non fosse sufficiente ciò ad inebriarmi, i pantaloncini si erano adeguati alla curva che le gambe avevano assunto in quella posizione raggomitolata, e salendo lungo i fianchi avevano risaltato il filo rosso che si celava al di sotto. Sentì il basso ventre incendiarsi e il mio corpo prese fuoco alla sola idea di cosa sarebbe accaduto se anche solo avessi potuto sfiorarla impercettibilmente.

Mi aveva mandato in tilt, razionalmente mi aveva reso disfunzionale, ed era inconcepibile che una persona potesse riuscire ad avere la meglio sulla mente che avevo tanto allenato a lungo. Prima che mi ritrovassi circondato della sua presenza, non nego che il fascino delle altre donne non sia mai riuscito a rendermi un povero mendicante, ma con lei la questione era più sottile e complessa.

Ero sempre stato in grado di scindere le due questioni, di relegare i piaceri carnali a momenti più opportuni e di concedermi sempre e solamente al lavoro. Penso che questa abilità sia stata frutto del tunnel di dipendenze dalle quali cui ero riuscito ad uscire, che mi aveva insegnato a mie spese quanto pericoloso possa essere abbandonarsi ai benefici terreni.

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