𝔯𝔢𝔪𝔦𝔫𝔡𝔢𝔯: 𝔱𝔬 𝔡𝔢𝔩𝔢𝔱𝔢

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ᵒᵖᵉʳᵃᵗⁱᵒⁿ ³ᵛ⁰ᴸ

ᵈᵃᵗᵉ: ᵘⁿᵏⁿᵒʷⁿ


Questo è tutto quello con cui la mia fiducia, il mio sacrificio e la mia perseveranza sono state ripagate. Questo è ciò per cui ho rinunciato al mio amore.

Il fuoco avanzava incosciente delle vite che avrebbe portato con sé, i corpi agonizzanti che avevano ospitato centinaia di esistenze sarebbero stati spazzati via e di loro non ne sarebbe rimasta che una colonna di fumo.

Il Parisen Hotel sarebbe scomparso per sempre dalle mappe, eliminato dalla memoria collettiva con lo stesso impassibile rigore con il quale ci si era seduti a tavolino ad escogitare un modo per spazzare via altre centinaia di persone innocenti, classificate come "potenzialmente pericolose."

La questione si sarebbe consumata subito, grandi cerimonie funebri per onorare eroi nazionali, vittime dell'attacco di quelli che già inconsciamente l'opinione pubblica bigottamente avrebbe definito come terroristi. Lacrimoni, prima pagina e il giorno dopo le stesse persone che davanti alla televisione singhiozzavano per l'ingiustizia subita dai propri connazionali, sarebbero tornati a condurre una vita di agi, certi di essere al sicuro, certi che persone come me li avrebbero protetti.

Cazzate. Le persone come me si macchiavano le mani continuamente di sangue, preparate ad indicare come colpevole chi le possibilità di proteggersi non le aveva, pronti a coinvolgere persone innocenti nelle loro messe in scena.

Quello che però non era finto era la colonna di fumo che nutrendosi dell'ossigeno cresceva a dismisura, riempendomi i polmoni. Stavo correndo, spostando con tutte le mie forze chiunque mi stesse allontanando dalla persona che troppe volte avevo messo in secondo piano, perché l'unico credo per me era il mio lavoro.

Gli occhi bruciavano, i polmoni non sostenevano tutto quel fumo ma io avanzavo, incurante di tutto ciò che avrebbe potuto ferirmi. Ma non ci fu ferita paragonabile al vederla distesa in quello scenario fatto di lembi di fuoco, i lunghi capelli neri ad incorniciarle il volto candido e gli occhi fissati su di me.

Attraversai la barriera di fuoco, niente faceva più male, nemmeno le ustioni che scalfivano la mia pelle, e l'afferrai, la strinsi un'ultima volta a me e la guardai in quegli occhi che avrei potuto descrivere a memoria. Quegli stessi occhi che mi avevano rapito, quella distesa di azzurro che mi aveva fatto volare in alto, ma per i quali non ero mai riuscito a fare abbastanza. Lei era ferita, le gambe le erano rimaste incastrate sotto a un tavolo crollato e non sembrava provare dolore.

Volevo solo prenderla e portarla via, baciarla e dirle che l'unica cosa che avrebbe mai più bruciato sarebbe stato il nostro amore. Ma era tardi ed io una decisione l'avevo già presa da troppo tempo. Era arrivato il momento di pagarne le conseguenze. Quante occasioni sprecate, quanti "ti amo" non detti e quante volte ero stato pronto ad ergere un muro difensivo per giustificare la mia totale incapacità di dimostrare l'amore che provavo per lei. Avrei voluto regalarle dei fiori, portarla a vivere il suo sogno di vedere la torre Eiffel illuminarsi, baciarla ogni anno sotto il vischio.

Mentre tutto bruciava, lei era quieta e in pace, come se il suo posto fosse tra quelle fiamme, come se sapesse di non appartenermi più. Sbatté diverse volte le ciglia e con voce roca mi supplicò di fare quello che non sarei mai stato in grado di accettare:

"Almeno tu, per favore per una volta ascolta il mio cuore e vai." Le strinsi la mano, terribilmente calda rispetto alle manine gelide che era solita porgermi ogni volta che aveva paura. Iniziai ad urlare e piangere, un grido gutturale fuoriuscì dai miei polmoni invasi dal fumo e non riuscì nemmeno a guardarla negli occhi un'ultima volta.

Non riuscivo ad ammettere di essere stato un mostro, di non aver saputo amarla e di non essermi fidato quando me l'aveva detto. Ero stato io la sua condanna e, nonostante ciò, non riuscì egoisticamente a non ascoltare le sue ultime parole, la sua ultima supplica:

"Vattene se mi ami. Io ti amerò per sempre."

Gridai il suo nome, le baciai la fronte e poi corsi, ritornai sui miei passi, con intorno il mondo che crollava, il fuoco che saliva e il grigio che ormai aveva ricoperto tutto. Non so come riuscì a raggiungere il giardino, perché l'ultima cosa che ricordo di quella giornata sono le sue ultime parole.

"Vattene se mi ami. Io ti amerò per sempre."

Ero stato un codardo, non ero nemmeno riuscito a dirle per un'ultima volta di amarla.



NA

Lo so, lo so, lo so, non sono solita aggiungere note a fine capitolo ma essendo questa una sezione non coerente con la linea temporale della storia, mi sembrava corretto specificarlo. Sono qui solo per dire che nulla è come sembra e che questo sarà solo uno dei tanti "documenti da eliminare." Per cui, sparsi tra i capitoli, inserirò queste sezioni che seppur apparentemente sconnesse sono essenziali alla storia.

Attenzione a non dare troppe cose per scontato però! Vi aspetto al prossimo capitolo.

Dahlia. <3

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