19- Bloodsucker, famefucker

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19- Bloodsucker, famefucker

Flectere si nequeo superos,
Acheronta movebo.

If I cannot bend the will of Heaven,
I shall move Hell.
Virgil, Aeneid

Virgil, Aeneid

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Rosa

L'ultima cosa che ricordo erano le fiamme alte intorno al mio corpo appesantito. Vivide si slanciavano verso il cielo come a implorare di mostrarsi nella loro magnificenza, ed io ne ero rimasta schiacciata. Un cumulo di cenere era ciò a cui si era ridotta la mia anima, tutto quello che ero stata fino ad allora, con le mie contraddizioni e il mio immenso bisogno di respirare.

Non c'era ossigeno.

Quando cercai di aprire i miei occhi annebbiati, il forte led delle luci al neon mi fece sbattere più volte le palpebre per poter mettere a fuoco il prima possibile. Poi tutto tornò a galla. Le mani di Alexander su di me, il corpo freddo di Chris, la mia intera esistenza alle fiamme.

Al lato della stanza fredda e vuota, colmata solo di alcuni bip continui, mi accorsi di Nathaniel, intento a sfogliare una rivista. Alla sua quiete impassibile sopraggiunse ben presto la mia furia. Iniziai a divincolarmi, in presa alla nausea e ai capogiri, mentre Nathaniel si era alzato rapido e nel venire nella mia direzione aveva aggiunto:

"Non così, Rosa."

Di nuovo tutto nero.

Quando aprì gli occhi questa volta vidi il viso di mio padre. Aveva uno sguardo che non gli avevo mai visto dipinto addosso, una sofisticata maschera di stanchezza e paura.

"Hijita, non ti agitare ti prego. I tuoi parametri medici sono al collasso, non possiamo rischiare di perderti di nuovo. Potresti non svegliarti più."

Sentì il cuore accelerare, i battiti incontrollati pulsare dentro di me. La vista tornò ad annebbiarsi e prima che sprofondassi nuovamente, cercai di isolare il suono del mio respiro, allontanandolo dal bip meccanico che sembrava sovrastare qualunque altro rumore. Solo quando compresi di aver ripreso il controllo di me stessa, dissi ciò che più mi torturava.

"È stato lui, è stato Alexander." Volevo che mio padre sapesse, che spalancasse gli occhi su ciò che ormai Alexander non sarebbe stato più in grado di nascondere con le sue buone maniere e la sua sospetta predisposizione ad accettare qualunque compromesso.

Da sdraiata, vidi il viso di mio padre contorcersi in una smorfia di disappunto, per poi sospirare e confessarmi:

"Le bugie stanno venendo a galla." Gli leggevo sul volto una stanchezza che sapevo nascondesse più di quello che mi aveva sempre mostrato. A parlare di bugie era proprio lui, che da quando avevo memoria aveva sempre celato qualunque cosa lo riguardasse, nel bene e soprattutto nel male.

Ma era come se, sdraiata su quel lettino freddo e intriso di odore di disinfettante, riuscissi quasi a compatirlo, a sentire vicino tutto ciò che lo affliggeva. E sapevo che una delle preoccupazioni più grandi in quel momento ero proprio io. Lo notavo dal modo prudente, dal tono di voce, dalle mani raccolte in una sorta di preghiera sommessa.

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⏰ Last updated: Apr 12 ⏰

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