Quattordici

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Era da qualche giorno che Momo non riusciva a stare tranquilla e quella mattina, subito dopo aver accompagnato le figlie a scuola, aveva radunato tutto il suo coraggio per affrontare la causa del suo stato d'ansia.

Com'era prevedibile il divano era già occupato e la tv stava proiettando l'ennesimo videogioco di cui non conosceva neppure il nome, ma non si era tirata indietro soltanto perché sarebbe stato difficile attirare la sua attenzione.

"Possiamo parlare?"

"Fammi riflettere un secondo.. No" Jihyo non aveva distolto lo sguardo e sembrava particolarmente accanita sui tasti che doveva premere.

"Dammi una valida motivazione e ti lascerò in pace"

"L'ultima volta, anzi le ultime volte considerati questi dieci lunghi anni senza avere contatti, mi hai snobbata e fatta sentire insignificante. Adesso sono io a non avere voglia di intrattenere una conversazione con te"

La mora si stava grattando un braccio, il quale le prudeva ogni volta che iniziava ad innervosirsi "adesso che hai accalappiato un'altra donna sei troppo impegnata per dedicarmi cinque minuti della tua esistenza?"

Un sorrisetto impossibile da trattenere aveva reso la spia specializzata nel combattimento ancora più affascinante "cosa c'entra la mia particolare interazione con Sally con la mia non voglia di parlarti?"

"Magari hai scoperto che ti piacciono le bionde, che ne so"

"Avrei voluto approfondire la conoscenza, ma sua figlia ci ha viste e non ho potuto farlo. Credi sia il caso che le telefoni? Mi ha scritto il suo numero su un foglietto prima di averlo infilato nel mio reggiseno. Una donna dai modi di fare davvero sexy, se posso permettermi" aveva detto una bugia perché quel fatto non era accaduto, ma sapeva che la sua partner era troppo nervosa per capire che quella fosse una menzogna.

Momo detestava la gelosia, in quanto era un sentimento impossibile da controllare, e la considerava nettamente peggiore alla rabbia "già che ci sei chiedile di sposarti, scommetto che sareste carine insieme. Dopotutto i coglioni vanno a coppia"

"Quest'idea non è affatto male. Saresti così gentile da farmi da testimone?"

"Basta, un gioco è bello quando dura poco. È arrivato il momento di smetterla" si era messa davanti a lei, coprendo la visuale sulla tv "sei antipatica"

"Mi stai facendo perdere la partita, spostati"

In tutta risposta la mano della mora le aveva tolto il controller dalle mani per lanciarlo sul pavimento. Fortunatamente non si era rotto, ma nessuna delle due si era preoccupata di controllare: erano troppo prese a fissarsi a vicenda.

Gli occhi di Momo trasmettevano delle emozioni molto intense ed era impossibile non lasciarsi catturare da esse "ti piace davvero quella lì? Rispondi sinceramente"

"Il fatto che tu me lo stia chiedendo ti rende incredibilmente stupida" avrebbe voluto allungare le mani anche solo per sfiorarla, ma la possibilità di essere rifiutata per l'ennesima volta l'aveva fatta fermare in partenza "e sei anche egoista considerata la valanga di donne con cui ti sei divertita da quando mi hai lasciata"

"Non mi sono mai goduta le cose insignificanti che ho fatto con quelle" si era sporta in avanti abbastanza da poter appoggiare le mani sullo schienale del divano, intrappolando il suo bersaglio "e per quanto mi sia sforzata di non pensarti è stato tutto inutile. Ho passato tutto questo tempo a chiedere di te a Katarina e a cercarti in altre persone, ma come puoi notare ho fallito anche in questo"

Erano così vicine da poter sentire il respiro dell'altra sul viso e per Jihyo era stato fin troppo difficile non arrendersi a quella sensazione di appartenenza "le cose che hai detto non possono essere usate come scusa per il dolore che mi ha causato la tua scomparsa. Tu non sai cosa si prova a dover convivere col dubbio di non essere stata amata per davvero e col desiderio di veder tornare quella che consideravi come la tua anima gemella. Sono cambiata completamente da quando ci siamo separate e il dolore mi ha resa una stronza"

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