Capitolo 1

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Tre mesi prima, regno di Lousele.

Per molti, oggi è solo un altro giorno che sorge all'orizzonte destinato a tramontare nel passato l'indomani. Lo penserei anch'io se fosse una giornata qualunque. Ma stamattina non sono affatto felice di vedere come le nuvole si stanno tingendo di scarlatto. Non sono per niente entusiasta che il buio sta retrocedendo così in fretta. Ho sperato fino all'ultimo che gli astri lottassero per restare più a lungo visibili nel cielo. Tuttavia la possibilità che potesse accadere si è infranta qualche minuto fa. La Luna non risplende più, e la cometa d'argento è divenuta oramai un'esile striscia biancastra all'orizzonte. Anche le stelle, che hanno contato tutti i miei sospiri, ora se ne stanno andando portando chissà dove i segreti che a ciascuna ho rivelato. Sollevo lo sguardo verso l'alto ringraziandole per avermi tenuto compagnia tutta la notte.

«A stasera» sussurro scontrandomi con la realtà che ho di fronte a me.

Non mi occorre ascoltare l'eco delle montagne per saperlo, o che il vento me lo bisbigli con dolcezza. So già che cosa mi accadrà a breve. Ormai lo so.

Fra poco sorgerà l'alba, e il mio cuore si spezzerà a metà.

L'ho supplicato di arrendersi. L'ho implorato mille ore affinché si decidesse a scordare chi sta amando. Ma ciò che mi batte nel petto non mi ha dato retta una sola volta, e ora ne sto subendo le conseguenze. Se solo avessi avuto più forza di volontà di combattere l'amore. Se solo avessi avuto maggior coraggio per espugnare il mio cuore da quell'involucro di illusioni e di sentimenti in cui si è trincerato per anni, ora non sarei qui a piangere. Non sarei qui, seduta sopra le tegole di un tetto fatiscente, a chiedermi quanto sono stata sciocca ad aver creduto che il fato sarebbe stato benevolo nei miei confronti.

Destino, sorte o con qualsiasi appellativo si voglia chiamarlo, non risparmia nessuno. Non concede una contentezza durevole, ma soltanto una gioia provvisoria. Mi chiedo che cosa ci trovi il fato di così tanto divertente nell'illudere una persona per poi farle naufragare ogni certezza. Sta a guardare mentre ci permette di assaporare un pizzico di felicità, ma come ogni belva malevola che si rispetti non rimane impassibile a lungo. Quando decide che è arrivato il momento di colpirci non lo fa con delicatezza. È così imprevedibile che non c'è modo per difendersi. Neppure una guerriera abile come me è riuscita a parare in tempo il suo fendente. Mi ha scagliato contro l'anima una delusione così tanto cocente da lasciarmi la speranza ridotta a un cumulo di macerie.

Ci credevo davvero che aver conosciuto il principe fin da bambina fosse un segno di predestinazione. Ho proseguito a crederci fra una chiacchierata e l'altra che lui fosse la mia metà. Siamo anime affini, lo pensiamo entrambi, eppure il destino è stato capace con una sola mossa di separarci per sempre. Il nostro amore, per quanto è forte e autentico, non può superare questo ostacolo. Per il bene del regno di Lousele. Per il volere di suo padre, il re, Michelangelo ha compiuto la sua scelta. Anch'io mi sono rassegnata ad accettare la mia decisione mentre il Sole sta per comparire all'orizzonte.

Sento già il cuore ribellarsi e supplicarmi di ripensarci, tuttavia non ho intenzione di assecondarlo. Ho promesso al sovrano che avrei assistito alla cerimonia con distacco e così farò. Applaudirò, sorriderò e brinderò come se non mi importasse più nulla del principe. Come se non fosse mai esistito alcun legame fra noi che vada al di là dell'amicizia. Abbasso lo sguardo e stringo con forza la lettera che tengo fra le dita. Poi la lancio via implorando al vento di portarla il più possibile lontana da me.

«Dovevi proprio scegliere, infame di un destino, il momento per disintegrare il nostro amore quando eravamo a un passo dall'annunciare il nostro fidanzamento? Cosa ti costava concederci una frazione di tempo in più?» lo grido ad alta voce disinteressandomi se qualcuno mi udirà.

«Ti odio infame di un destino!» lo urlo disperata, riprendo fiato poi regolarizzo il respiro.

Sono rimasta sveglia tutta la notte ad attendere con rassegnazione che divenisse giorno, e ora che manca così poco devo mettere da parte i sentimenti per evitare che i miei occhi vengano straziati dalle lacrime. È inutile sperare in un miracolo, me lo fa presente la crescente melodia che risuona nelle vie. È troppo tardi per avere ancora l'opportunità di premerci in simultanea le labbra, me lo ricorda il rintocco delle campane. Sono consapevole di ciò che accadrà fra qualche minuto.

Il Sole porterà con sé lo splendore della luce, ma io piomberò nell'oscurità del dolore.

«Basta!» la parola mi sfugge dalle labbra e la pronuncio con quanto fiato ho in gola mentre il vento si diverte a giocare con le mie ciocche scarlatte.

Non ce la faccio più a sopportare questa sofferenza che mi sta dilaniando il petto. Mai più permetterò a me stessa di amare ancora. Che sia la ragione d'ora in poi a comandare il mio cuore, la mia mente e le mie azioni. Ho scelto di strapparmi via ogni sentimento che nutro nei confronti del principe, anche a costo di lacerarmi l'anima. Lascerò alle spalle ciò che eravamo, e percorreremo d'ora in poi strade diverse seppure proseguiremo a camminare su vie parallele.

«Lisandra, dobbiamo andare» risuona una voce familiare alle mie spalle.

Mi volto e sorrido al mio migliore amico che mi sta porgendo una mano per aiutarmi ad alzarmi. Lo squadro dalla testa ai piedi per poi sollevare il pollice verso l'alto. É davvero carino stamattina. Non solo perché si è deciso a tagliare la barba. Ma perché i suoi occhi così azzurri, da apparire degli splendidi zaffiri, mi fanno comprendere che comunque c'è una persona che starà al mio fianco e che mi vorrà per sempre bene.

«Vengo» gli dico afferrando la spada che ho a fianco a me. Di pari passo gli stringo le dita tempestate da cicatrici.

«Sì, è ora di andare» lo pronuncio un istante dopo soffocando l'ennesimo singhiozzo mentre la luce rende nitido il panorama.

Per quante volte lo rassicuro che sto piangendo per la commozione, il mio amico è consapevole che gli sto mentendo. Anche lui sa quanto mi faccia urlare dal dolore lasciare andare l'uomo che amo.

«Anche questo giorno passerà, Lisandra» me lo sussurra sottovoce. «Il tempo guarisce ogni ferita».

«Grazie Ettore» gli rispondo compiendo il primo passo in avanti.

A ogni tegola calpestata scrollo di dosso ogni rimorso, ciascun rimpianto e qualsiasi fragilità che ho permesso di far risalire dall'anima ed emergere sotto forma di lacrime. A partire da questo giorno la mia vita cambierà, e nulla sarà come prima. Mi appresto a compiere un salto per scendere dal tetto, ma prima di tramutare l'intenzione in azione guardo per l'ultima volta l'orizzonte che ho di fronte a me.

Fra poco sorgerà l'alba. Il Sole porterà con sé lo splendore della luce, ma io piomberò nell'oscurità del dolore e il mio cuore si spezzerà a metà.

Si spaccherà a metà, e non potrò fare nulla per impedirlo.

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