Capitolo 10 - 2° parte

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«Signorina Lisandra, sua maestà è in pensiero per le vostre condizioni. Ne ho discusso con il vostro cerusico, e dopo accurate ricerche abbiamo trovato un rimedio che vi gioverà di sicuro» rovista nella valigetta per poi porgermi un'ampolla di vetro. «Fra un'ora il malessere scomparirà».

«Tze, come no!» esclama Kwan scuotendo la testa.

«Ettore» lo pronuncio a malapena «raggiungi il corteo. Michelangelo» mi schiarisco la voce reprimendo il dolore che avverto nell'enunciare ad alta voce il nome del principe «non possiamo lasciare l'erede al trono senza protezione» tossisco a più riprese.

Il mio amico osserva l'uscita, poi me e infine il dongiovanni. «Ci sono i soldati e gli altri due generali che sorvegliano gli sposi. Sono più utile qui, accanto a te».

«Quanta esitazione nell'adempiere agli ordini reali! La vostra amica è in buone mani, non c'è motivo di stare qui. Lo stesso vale per voi» Kwan spinge con forza sia Ettore che il soldato nel corridoio e li scaraventa entrambi fuori di casa.

«Dae, ti porterò quanto richiesto» il dongiovanni si affaccia un attimo dopo, poi esce dall'abitazione fischiettando.

Il cerusico si alza di scatto senza nemmeno aspettare che finisco di bere la cura. Si congeda senza salutarmi e si precipita verso la porta d'ingresso come se avesse un'improvvisa urgenza di uscire dalla mia casa. Mentre ripongo l'ampolla ormai vuota sul lato opposto del letto, Daeshim si siede accanto a me ma gli impedisco all'ultimo secondo di afferrarmi il polso.

«Ho ricevuto la cura, sto molto meglio e la vostra presenza non è più necessaria. Ora vorrei riposare» mi giro sul fianco sperando che il generale si avvii verso l'uscita.

Tiro un sospiro di sollievo nell'attimo in cui percepisco il draghetto alzarsi in piedi. La porta si apre cigolando, e i passi risuonano sempre più bassi. Tuttavia il silenzio si infrange dopo una manciata di secondi. Apro di scatto gli occhi avvertendo la voce di Kwan risuonare nel corridoio, e tiro fuori il pugnale dalle lenzuola.

«Vi ringrazio per esservi prodigati a prendervi cura di me» esordisco notando i due generali avanzare verso di me «tuttavia vi esorto a uscire da casa mia».

«Il cerusico è un incapace come tutti quelli che finora hanno provato a curarvi» pronuncia Kwan autoritario.

«Non costringetemi a reagire, questo è l'ultimo avvertimento che vi do. An-da-te-ve-ne. Ora!» porto in avanti il piede destro e tengo il pugnale in posizione orizzontale a livello del naso.

«Linguetta affilata e volontà di ferro, ma non è questo il momento per giocare alla guerriera» controbatte divertito il generale.

Il movimento del libertino è veloce, ma non abbastanza rapido per i miei riflessi. Schivo senza problemi la sua mano che vorrebbe afferrarmi per la cintura, un po' di difficoltà la incontro quando tenta di darmi un colpetto sul collo, ma non mi pento nemmeno un istante per avergli lacerato il mantello. Se lo slaccia con un gesto fulmineo inclinando un lato delle labbra verso l'alto. Mi metto in posizione di difesa, con il pugnale serrato fra le dita nell'attesa della sua prossima mossa. Un suo passo in avanti e d'istinto scatto all'indietro. Non posso fare a meno di emettere un breve grido portandomi una mano sul fianco, e quando tossisco le pietre del muro si tingono di scarlatto.

In una frazione di secondo mi ritrovo fra le braccia di Daeshim. Gli do una gomitata sul fianco, poi un'altra sul mento. Provo a tirargli le treccine, ma nessuna delle mie mosse riesce a evitarmi di finire adagiata sul letto.

Il generale si volta di scatto verso il suo amico mentre mi tampona le labbra con un fazzoletto. «Non era il caso di istigarla a reagire» lo rimprovera con un timbro di voce minaccioso.

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