Capitolo 3

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Tre mesi prima, regno di Lousele.

Il Sole oltrepassa la cresta della montagna, e in simultanea le lance dei fanti si abbassano a inclinazioni differenti. Sbatto le ciglia, le punte di metallo si ricoprono di bagliori e li riflettono sugli specchi affissi ai pali posizionati lungo la via. La luce della stella si ramifica, raggiunge il mio volto e riveste di raggi luminosi il corteo della principessa. Abbiamo concesso un ingresso trionfale alla futura regina creando un'atmosfera fiabesca, e guai a lei se oserà lamentarsi per come l'abbiamo accolta.

«Benvenuti» esordisce l'ambasciatore porgendo un pomposo inchino ai guerrieri che posano i piedi sulla nostra terra.

L'ingegno umano è più sorprendente di qualsiasi magia, e sono convinta che anche i nostri neo alleati se ne stiano accorgendo mentre posano gli occhi sull'interno della capitale. Li osservo guardinga mentre fissano l'aspetto delle nostre case e afferrano con un balzo alcuni boccioli di rose che turbinano nel vento. Dall'intensità con cui applaudono e mormorano sottovoce parole a me sconosciute, ho la prova certa che abbiano recepito il messaggio. Non siamo un popolo da sottovalutare, e nonostante non siamo in grado di compiere incantesimi disponiamo di un formidabile esercito. Le nostre armature parlano da sole, sono spesse e così tanto resistenti da proteggerci dai fendenti mortali. Anche le armi di cui disponiamo non sono da meno. Affilate, di ottima lega e soprattutto leggere.

Nel corso degli anni, mi sono imbattuta in varie tipologie di persone fra le mura di Neravi. Ho perso il conto di quanti ubriachi ho tramortito per evitare che scatenassero delle risse in pieno giorno. Altresì ho cancellato il numero di depravati che ho cacciato via affinché la loro condotta non deturpasse il decoro della capitale. Nonostante la mia pluriennale esperienza su come neutralizzare uomini problematici ora ho la certezza che non sarò in grado di scongiurare spiacevoli incidenti. Li osservo avanzare, e tutte le supposizioni che avevo fatto su di loro crollano ai miei piedi. Questo non è un corteo, bensì uno sfoggio di potenza ed esuberanza. C'è un mondo di parole dentro lo sguardo del popolo dei draghi, tranne una: tranquillità.

Li immaginavo ricoperti di scaglie e muniti di coda. Nessuna delle due ipotesi si è dimostrata veritiera. Contro ogni mia previsione sono pressoché simili a noi. Se non fosse per quei vortici di fiamme, turbinii di vento, polvere di gemme e goccioline d'acqua che li circondano i capelli li considererei degli esseri umani. Tuttavia è il colore dei loro occhi a esternare l'appartenenza alla razza dei draghi. Sono di colore cenere, con pupille rettangolari identiche a quelle dei rettili. Ogni volta che le mie iridi si posano sul quel grigiore uniforme scorgo soltanto pura devastazione e battaglie sanguinarie.

Rimango immobile mentre le prime file di guerrieri avanzano sulla via principale, e guardo indifferente i cocchieri delle carrozze impartire ordini sonori ai cavalli affinché mantengano la stessa velocità del corteo. In una rapida successione passano di fronte a me giullari, danzatrici e musicisti. Quando poi una schiera di fanciulle vestite con abiti celesti oltrepassa le ante del portone socchiudo la bocca esterrefatta. Dalla quantità di ancelle che si è portata dietro, la principessa è parecchio esigente e viziata.

«A quanto pare le voci sono vere. Il draghetto mascherato è troppo occupato con le concubine per presenziare alle nozze di sua cugina Nari» mi bisbiglia sottovoce Ettore.

«Draghetto mascherato» ripeto ad alta voce e mi sfugge una risata. «Mi piace molto come hai soprannominato l'imperatore. D'ora in poi lo chiamerò anch'io così.»

Nell'attimo in cui riprendo a fissare il corteo incrocio gli occhi di un'ancella della principessa. Il suo sguardo vale più di mille parole, ma non mi importa se è infuriata con me per aver osato deridere l'imperatore mediante un soprannome. Vorrei che lo sapessero tutti loro quanto lo sto disprezzando per avermi sabotato il futuro e frantumato il cuore.

Ettore mi posa all'improvviso un dito sotto il mento obbligandomi a voltarmi nella direzione opposta. A stento riesco a mantenere l'equilibrio, e sono sul punto di crollare per terra. Un braccio muscoloso mi avvolge la vita e ringrazio con un cenno il mio amico per avermi sorretto. Una portantina blu notte avanza lenta, preceduta a qualche metro di distanza da due guerrieri armati fino ai denti. Non ho alcun dubbio che siano le sue guardie personali. Osservo per prima la femmina che stringe in mano un'ascia. Non la vorrei mai incontrare su un campo di battaglia. Il suo sguardo è feroce, con una cicatrice nella tempia destra e un tatuaggio impresso sul collo. Percepisco la mano di Ettore tremare e il suo fiato divenire affannoso mentre la vediamo girarsi per un istante verso di noi. Poso in seguito gli occhi sul maschio a fianco a lei, e trattengo il respiro. Seppure hanno color cenere, le sue iridi sono stupende e al tempo stesso magnetiche. Sono un miscuglio tra l'ardesia e un cielo tempestoso. Attendo che si allontanino entrambi prima di dischiudere le labbra.

«Ti vedo pensieroso, Ettore. Ti incute così tanto timore la guerriera che ci è appena passata di fronte?» gli bisbiglio sottovoce voltandomi verso di lui.

Lo vedo scuotere la testa per poi rivolgermi un breve sorriso. «No, sono solo sovrappensiero».

Eppure dal modo con cui sta serrando la mascella, e dall'intensità con cui sta fissando la guerriera non credo alle sue parole. Non l'ho mai visto così tanto agitato e preoccupato in tutta la mia vita. Qualche boccale di birra gli scioglierà senz'altro la lingua.

Un intenso profumo di violette mi induce a voltarmi di scatto verso la lettiga prossima a passare di fronte a me. Non ho alcun dubbio sull'identità della persona che si nasconde dietro i veli di seta che coprono la struttura di legno. La brezza leggera fa oscillare i rettangoli di stoffa bianca facendomi intravedere una fanciulla seduta su soffici cuscini. Stupenda non è l'aggettivo giusto per descriverla. Due lunghe e sottili treccine color mogano le scendono dai lati delle orecchie fino raggiungere le anche. Le restanti ciocche di capelli sono sciolte e tempestate da perle, mentre sul capo una coroncina d'argento è tenuta ferma da numerosi fermagli a forma di drago. Il naso all'insù, la forma ovale del viso e le sopracciglia arcuate la rendono una fanciulla di rara bellezza. Se penso che fra poche ore quella donna, no quella femmina in quanto non è un essere umano...

«Lisandra» mi sussurra Ettore all'orecchio riportandomi alla realtà «non vagare troppo nei pensieri, o altrimenti uno di loro coglierà al volo l'opportunità di leggerti la mente» mi indica con un cenno un gruppo composto da quattro guerrieri eleganti che sono a cavallo.

Il mio migliore amico mi guarda con intensità. Le labbra gli sussultano dando conferma alla mia supposizione. «Sono i generali dell'imperatore».

Mi volto verso di loro, nel respiro seguente gli annuisco e stringo con forza l'elsa della spada. «I generali dell'imperatore» ripeto sottovoce. «Sono coloro che dobbiamo sorvegliare per tutta la durata della cerimonia» lo dico più forte, consapevole che il sentimento che provo per Michelangelo può condannare l'intero regno a un bagno di sangue.

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