Capitolo 18- 4° parte

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Il sangue gli fuoriesce copioso, tuttavia non mi faccio prendere dal panico. Taglio con il pugnale la manica sinistra del mio vestito e con mia sorpresa recido anche la sottoveste di Nari. Entrambi i tessuti sono bagnati, ma è l'unica cosa che ho di pulito con me. Li strizzo più che posso e percepisco d'un tratto uno strattone che me li porta via. Quando poso gli occhi su Chul lo osservo muovere le dita di una mano. Le stoffe restano sospese nell'aria, al contempo emergono da esse minuscole goccioline. Entrambi i pezzi sono asciutti più che mai, ne ho la certezza nell'attimo in cui si posano sul mio palmo. Non concedo allo stupore di sottrarmi minuti preziosi, né perdo tempo a fantasticare sugli incantesimi dei draghi. Spargo la polvere contenuta nella boccetta e gli bendo la spalla stringendo forte le estremità del drappo.

«Siete ferita» mi indica il braccio sinistro.

«Non me ne sono accorta» osservo la linea rossastra sull'attaccatura dell'ascella. «È solo un graffietto. Ho premuto più del dovuto la lama nel tagliare la stoffa, e ho scordato che l'incantesimo della sottoveste durava fino al mattino» commento affrettandomi a strapparmi l'altra manica. Tuttavia una fitta al fianco me lo impedisce.

«Aspettate! Vi aiuto io» mi sfila il pugnale dalla mano. Le sue guance riprendono colorito mentre avvicina la lama pericolosamente al mio collo. Lo inclina di scatto e mi recide con una velocità inaudita la manica. Compio un solo battito di ciglia prima di avvertire i suoi polpastrelli sfiorarmi con delicatezza la spalla ormai scoperta.

All'improvviso pronuncia sottovoce una parola nella sua lingua accorciando la distanza fra i nostri volti.

«Cosa avete detto?» gli chiedo piegando il collo verso il basso, per vedere dove i suoi occhi stanno puntando. «È un tatuaggio che mi è stato fatto da bambina» mi copro la spalla con la mano. «È s-soltanto un ramo fiorito, n-nulla di strabiliante da v-vedere» balbetto imbarazzata.

«Scusatemi, sono stato inopportuno» si distanzia subito da me. Afferra la boccetta di porcellana e mi sparge la polvere sul graffio. «Vi ho mancato di rispetto» compie la stessa magia con i tessuti appena tranciati e mi fascia il braccio.

Lo osservo alzarsi in piedi, come se non fosse mai stato ferito. Ravviva il fuoco aggiungendo dei legni e si inginocchia di fronte a me afferrandomi una mano. «Vi sono debitore».

«Salvare. Soccorrere. Aiutare. Sono tutti gesti spontanei che partono dal cuore. Non mi dovete nulla.»

«Vi devo molto invece. Non avete salvato soltanto la mia vita, ma anche quella della mia famiglia» le sue dita brillano e numerosi filamenti dorati vorticano sul mio polso. «Vi prometto» pronuncia nello stesso istante che i fili di luce si fondono fra loro «che vi proteggerò dai nemici. Nessun drago potrà togliervi la vita».

Dischiudo le labbra notando un anello luminoso che ruota intorno non solo al mio polso ma anche nel suo. «Che incantesimo avete fatto?»

«Un giuramento siglato con la magia, che solo noi due potremo vedere» mi risponde smettendo di tenermi la mano. «Il braccialetto assumerà le sembianze di un unico filo di luce nell'attimo in cui avrò tenuto fede a metà della promessa. Svanirà del tutto quando la porterò a termine».

«Siete troppo fiducioso in voi stesso» mi porto una mano alla testa per un improvviso capogiro. «È una promessa impossibile da mantenere. Non potete vegliare sulla mia vita ogni istante, tanto meno impedire a un Nimuratese di uccidermi».

«Posso invece» esita qualche secondo prima di riprendere a muovere le labbra. «Proteggo Nari, però non è il mio vero compito. Sono la persona più vicina a Korain, ovvero la sua unica guardia personale. Mi concede spesso favori. Non sarà un problema chiedergli di emettere un decreto imperiale a vostro favore.» 

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