Capitolo 6

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Tre mesi prima, regno di Lousele.

Con un solo gesto della mano ho ottenuto ciò che speravo di vedere. La folla arretra di qualche metro, e i soldati battono i pugni contro gli scudi sovrastando le note dei violini. Un breve inchino al sovrano, e poi insieme a Ettore mi posiziono di fronte al gazebo. Resto in attesa del segnale mentre il popolo dei draghi alza le Katane verso il cielo serrando le mascelle, e riducendo gli occhi a piccole fessure.

«Non credevo che bastasse così poco per indurre i draghetti ad andare in escandescenza» la voce di Ettore mi rimbomba nell'orecchio sovrastando i commenti indecifrabili delle ancelle di Nari che stanno echeggiando alle mie spalle.

«Secondo me proveranno a lanciarmi due pugnali» gli rispondo mantenendo la lama della spada affondata nei ciuffi d'erba.

«Azzardo l'ipotesi che faranno un solo tentativo. Scommettiamo una birra?»

«Ci sto» batto il gomito contro il suo per sancire l'accordo.

Direziono lo sguardo verso Michelangelo. Lo vedo toccarsi un lobo dell'orecchio e scuotere la testa, ma faccio finta di non averlo notato puntando gli occhi verso la principessa. Come immaginavo. Le guardie sono al suo fianco con le katane sguainate e pronte ad attaccarci. Solo i generali dell'imperatore stanno mantenendo i nervi sotto controllo. Li osservo guardinga mentre si avvicinano al re e scambiano con lui qualche parola. Il più alto dei quattro guerrieri si volta all'improvviso verso i suoi simili e dischiude le labbra.

«Abbassate le armi» la voce di Bong risuona nel giardino con la stessa intensità di un tuono.

Il tempo di un battito di ciglia, e le katane vengono inserite nei foderi nello stesso istante. Neppure le nostre migliori truppe riescono a ottenere una simile sincronizzazione. Questo me la dice lunga sul modo in cui vengono addestrati, e soprattutto quanto siano presi in considerazione gli ordini pronunciati dai generali.

«Illustrissimi alleati» esordisce il sovrano battendo energico le mani. «Durante i matrimoni reali è nostra tradizione narrare la storia del regno attraverso una rappresentazione teatrale».

«Lisy, che ne dici di scommettere un'altra birra?»

«Per quale motivo?» inarco all'insù il sopracciglio.

«I draghetti crederanno oppure no alla bugia che ha appena pronunciato Guglielmo? Secondo me... »

«Le guardie di mio figlio» il re punta un dito nella nostra direzione inducendoci a serrare la bocca «si sono offerte volontarie. Per garantire la vostra incolumità» fa un breve cenno ai soldati «e affinché non accadano spiacevoli incidenti, vi chiedo di non oltrepassare il cerchio che verrà tracciato sul terreno».

«Sei pronto Ettore?» gli sussurro sottovoce mentre i soldati premono le punte delle lance sul suolo e iniziano a tracciare un cerchio ampio decine di metri.

Con una mossa fulminea mi afferra la mano e me ne bacia il dorso rivolgendomi un sorrisetto «onorato di aiutarvi, signorina sanguigna».

Scoppio a ridere, ma sono tentata di dargli delle pacche sulla testa per avermi fatto perdere l'autocontrollo. Mi schiarisco la voce e cerco di ritornare seria. Tuttavia una parte di me vorrebbe ridere ancora, e faccio uno sforzo incredibile per pensare ad altro. Ogni tentativo è però vano, e permetto alle labbra di incurvarsi all'insù un'altra volta. Fra tutte le risposte che poteva darmi, doveva proprio scegliere quella che mi ha rivolto il primogenito del re, Gavino, prima di fuggire da una missione?

«Ti basta come risposta?» mi fa un occhiolino, si inclina verso di me e abbassa il tono di voce «scommetto una cena che...»

«Non è da te proporre una sfida dietro l'altra» lo interrompo bruscamente. Un dubbio sfiora i miei pensieri, e quando noto le rughette che gli sono comparse sulla fronte mi allarmo in un battibaleno. «Dimmi la verità. Sei per caso rimasto senza denaro?» gli chiedo rivolgendo un'occhiata fulminea al cerchio che viene rimarcato per la seconda volta.

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