Capitolo 9 - 1° parte

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Tre mesi prima, regno di Lousele.

«Le vie della capitale sono più caotiche di quanto pensassi» commento sottovoce a Ettore mentre procediamo a passo veloce sui ciottoli ricoperti da petali bianchi.

«Questo perché non sono interessati agli sposi, bensì alle candele che sono state donate per celebrare il lieto evento. Scommetto che nella mia troverò una tulep d'argento. Dopotutto il re era parecchio euforico quando ha dato l'ordine ai soldati di distribuire i ceri. Ne sono più che certo, Lisy. Quest'oggi, sua maestà ha messo da parte l'avarizia».

Osservo scettica la candela a forma di tulipano che stringo fra le dita, poi scuoto la testa. «Il sovrano è sempre stato tirchio, e dubito che sia diventato generoso solo perché si è sposato il suo secondogenito. L'unico gesto benevolo che ha compiuto è aver dato l'opportunità ai cittadini della capitale di ricevere due ceri in un anno. Nella migliore delle ipotesi» inclino la fiamma per far sciogliere più in fretta la parete di un petalo «è trovare una tulep di rame».

«Scommetto una coscia di pollo che anche tu troverai una tulep» esordisce ad alta voce.

«No» controbatto decisa osservando le goccioline di cera che cadono una dopo l'altra sui ciottoli della strada. «Non troverò nulla» ipotizzo puntandogli un dito sull'oggetto arancione che sta tenendo in mano. «Ma il mio sesto senso mi dice che troverai una moneta nella tua» mi porto all'improvviso una mano sulla tempia percependo una fitta di dolore.

«Stai bene Lisy?» si ferma di scatto gettando via il cero per poi guardarmi negli occhi. «Non siamo troppo lontani dal castello, ti accompagno subito dal cerusico».

«No, non serve. Sto bene» inclino la schiena quel tanto che mi basta per afferrare la sua candela ormai ridotta a un mucchietto deforme di cera arancione. «Visto che avevo ragione?» estraggo dalla massa tiepida una moneta di rame e gliela poso sul palmo della mano.

«Lisy, non cambiare discorso. Sei sicura di stare bene?»

«Sto bene, non preoccuparti. Sto bene» gesticolo inarcando il più possibile gli angoli della bocca verso l'alto.

Solo dopo averlo ripetuto per dieci volte consecutive riprende a camminare. Tuttavia dopo nemmeno cinque falcate si volta verso di me con una tale espressione addolorata da farmi sentire in colpa per avergli mentito.

«Mi dispiace. Non volevo ferirti» lo dico tutto d'un fiato. «Se ho infranto la promessa di non dirti più bugie è solo perché non voglio essere un peso per nessuno».

«Non sei un peso per me, e mai lo sarai» mi interrompe con tono grave. «Mai più bugie sulla tua salute, giuramelo» lo scandisce piano, imprimendo in ogni sillaba note di rimprovero.

«Mai più, mai più bugie» ripeto un istante dopo. «Lo giuro sul mio onore» batto frenetica le dita sul petto e in seguito sull'elsa della spada.

«Anche a costo di viaggiare mezzo continente troverò un cerusico che ti possa aiutare. Non posso perdere anche te.»

«Non mi perderai» lo rassicuro abbassando il tono di voce. «Anche se la malattia sta progredendo non ho intenzione di arrendermi».

Il silenzio che si crea fra di noi si infrange nel battito di ciglia seguente. Un oggetto tintinna all'improvviso per terra e rimango esterrefatta. Ettore mi anticipa, e dopo essersi piegato verso il basso mi porge una sfera brillante appena caduta dalla mia candela.

«Te l'avevo detto che quest'oggi il re è generoso!» esclama raggiante. «Questa perla vale una fortuna».

Sono convinta anch'io che valga quanto un tesoro. Tuttavia sono le linee bluette a farmi dubitare che un oggetto così prezioso possa essere finito nella mia candela. Mille ipotesi mi frullano nella mente per trovare la risposta al perché una perla proveniente dalle coste dove risiede il regno Taufacifau sia ora fra le mie dita. E se non fosse una casualità ciò che ho trovato nel tulipano di cera? E se fosse stato proprio Michelangelo a ordinare al soldato di darmi il cero che conteneva un tale tesoro? Scuoto la testa stupendomi di me stessa per aver pensato a simili sciocchezze. Da quando il principe è uscito dai cancelli del castello ha occhi solo per la principessa. Non si è mai voltato, come se si fosse dimenticato di avere le sue guardie personali alle spalle. Non si è degnato di guardarmi una sola volta, come se si fosse scordato che dietro di lui c'è la donna che desiderava sposare il prossimo mese. Ciò che ha fatto è sussurrare frasi sdolcinate nonché elogi a Nari, e ora che lo osservo di nuovo arriccio le labbra notando che sta ridendo insieme a lei.

Un colpo di tosse, e mi volto d'istinto verso destra incrociando lo sguardo di Kwan. Appena le nostre iridi si riflettono le une sulle altre, il libertino mi fa un occhiolino. Alzo gli occhi al cielo e sbuffo spronando il mio amico ad accelerare il passo.

«Non lo sopporto» borbotto il mio malumore sottovoce non appena siamo a una discreta distanza dal generale. «Non vedo l'ora che arrivi domani, e che se ne vada dalla capitale» borbotto astiosa. «Ritornando al discorso di prima» mi schiarisco la voce «rimango dell'idea che il re non è affatto generoso. Questa perla» gliela mostro davanti agli occhi «sarà senz'altro caduta da un ciondolo di una nobile, o con molta probabilità si è staccata dal vestito della principessa».

«Il re è generoso, e questa perla era incrostata di cera. Dunque proveniva dalla tua candela» mi da una leggera pacchetta sulla fronte. «Come puoi pensare che Guglielmo si è dimostrato tirchio quest'oggi? Guardati intorno Lisy» compie una giravolta su se stesso spalancando le braccia. «Gli arazzi appesi sulle bifore dei palazzi sono costati una fortuna, ha donato abiti lussuosi a tutti i nobili, e ha elargito una cospicua somma di denaro ai popolani affinché potessero comprarsi nuovi vestiti. Non si è limitato a ingaggiare i musicisti più famosi del regno, ha anche» si inginocchia al suolo stringendo fra le mani un mucchietto di petali «incaricato i mercanti del continente di procurargli boccioli di rose nel mese di Ottobre. Gli ha pagati a peso d'oro pur di ottenerli».

«Ha solo voluto fare bella figura davanti ai draghetti» sbotto incrociando le braccia al petto. «Sono più che certa che chiederà agli aristocratici di ritornargli i vestiti, rivenderà gli arazzi e per quanto riguarda noi popolani» compio un profondo sospiro «si inventerà una nuova tassa da farci pagare per recuperare la fortuna che ha preso quest'oggi».

«Sei la solita pessimista Lisy.»

«E tu sei il consueto ottimista» controbatto sbuffando.

La via si restringe, e con riluttanza sono costretta ad affiancarmi al popolo Nimurota. Sono così tanto vicina a loro che ormai la distanza è pressoché nulla. A incrinare la mia pazienza ci pensa il libertino mettendosi a fianco a me. Ignoro il suo saluto e fingo di non averlo sentito pronunciare il mio nome. Nell'osservare gli sguardi cordiali degli altri draghetti, mi chiedo se anche loro abbiano l'istinto di tirare fuori un pugnale per eliminare questo velo di ipocrisia che si è adagiato sui nostri volti e sui nostri sorrisi. Lo percepisco troppo tardi. Una mano mi afferra all'improvviso il polso destro, e non appena mi volto riduco gli occhi a due piccole fessure pronta a tirare fuori uno stiletto dalla cintura.

 Una mano mi afferra all'improvviso il polso destro, e non appena mi volto riduco gli occhi a due piccole fessure pronta a tirare fuori uno stiletto dalla cintura

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11/12/2023

Mi sono accorta solo adesso che sono passate già due settimane da quando ho aggiornato la storia😬

Nonostante la mia lentezza in questi giorni sono riuscita a completare il 13° capitolo di questa storia. Il 14° è quasi concluso.

La pubblicazione dei capitoli procederà sempre lenta, tuttavia ce la metterò tutta per scrivere Anime Ruggenti fino all'epilogo. 

Anime ruggentiWhere stories live. Discover now