Capitolo 20- 1°parte

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Le ginocchia non mi reggono più, battono con violenza sul pavimento di marmo. Un membro della famiglia reale è morto. Giace a pochi metri da me disteso su una lettiga rialzata col volto coperto da un leggero rettangolo di seta. A vegliare la salma è il re voltato di spalle e accerchiato da una dozzina di cavalieri. Un ingombrante mantello arancione gli avvolge le spalle, e ha la testa così tanto piegata verso il basso da non farmi vedere nient'altro che la parte superiore della corona. Gli oscilla sul capo mossa dall'intensità dei singhiozzi. Di tanto in tanto si volta verso Gavino.

Il primogenito del re se ne sta in disparte circondato da un gruppo di dame. Nonostante il loro conforto non fa altro che strillare come un neonato. I ministri a fianco a lui si limitano invece a tapparsi le orecchie con entrambe le mani. Le urla isteriche di Gavino non fanno alcun effetto a un gruppo di uomini armati che sta discutendo nel lato opposto della stanza.

La luce soffusa dei lampadari mi limita la visuale, ciononostante riesco comunque a notare sul trono un drappo nero cosparso di petali di tulipano. Dapprima percepisco un forte vociare, e poi le ante si spalancano all'improvviso. In un battito di ciglia tutti si voltano verso la porta e si accorgono della mia presenza.

«Lisy, Lisy» la voce di Ettore rimbomba con la stessa potenza di un tuono alle mie spalle. Ma i miei occhi guardano altrove, restano immobili in un'altra direzione.

Il sovrano si volta, e il destino mi ritorna la speranza che credevo di aver perduto per sempre. Rivedo il volto dell'uomo che amo, incrocio di nuovo quelle iridi ambrate che mi hanno stravolto la vita, che hanno rubato un pezzo del mio cuore. Sulle labbra di Michelangelo emerge un sorriso stupito e lo osservo per un istante voltarsi verso una donna coperta da un lungo velo rosaceo che le nasconde sia il viso che le mani.

«Stellina cara!» esclama con un tono di voce rauco la sconosciuta.

«A-Anastasia» balbetto non riuscendo a capire come mai stia indossando un abbigliamento così singolare. Se non fosse per l'ampio capello che da un aspetto circolare al velo, la mia amica sembrerebbe un fantasma. Non vedo nemmeno le sue scarpette. L'orlo dell'abito candido sfiora la superficie di marmo del pavimento.

«Quanto sono felice di rivederti!» mi dice un attimo dopo la mia amica avvicinandosi con andatura claudicante.

«Lisy» mi sussurra all'orecchio Ettore stringendomi così forte da espellermi tutta l'aria che ho nei polmoni. «Come stai? Sei stata ferita? Riesci a camminare? Vuoi che ti porto in braccio?» mi chiede tutto d'un fiato.

Vorrei dirgli così tante cose, compreso un resoconto di ciò che ho visto e ascoltato nelle ultime ore. Eppure sono rigida come una statua, incapace di dischiudere le labbra per l'intensa felicità che sto provando. Le tre persone più importanti sono vive, cedo alla gioia e scoppio in un pianto liberatorio.

«Siete vivi» pronuncio a malapena mentre Ettore mi aiuta a rialzarmi e Michelangelo mi afferra la mano.

«Uscite tutti! Io, l'oracolo e Lisandra dobbiamo parlare in privato» ordina autoritario il secondogenito del re.

«Ti aspetto qui fuori Lisy», Ettore posa la sua fronte contro la mia e contraccambiando il sorriso esce rapido dalla sala del trono.

Mentre la stanza si svuota, mi avvicino con il capo chino alla lettiga. Adagiato su morbidi cuscini, Guglielmo è immobile. Il velo che è stato steso sul volto del defunto sovrano è così sottile da farmi vedere la mandibola squadrata e il naso pronunciato. Lo osservo ancora una volta prima di omaggiarlo con un profondo inchino. Non ho mai apprezzato la sua avarizia, tanto meno la sua abitudine a masticare spicchi d'aglio. Seppure ha cercato di uccidermi non provo rancore nei suoi confronti soltanto un immenso dispiacere. È stato un buon re per il regno, così pure è stato un ottimo amico per i miei genitori. Bisbiglio sottovoce una preghiera e nel recitarla per la terza volta percepisco un braccio circondarmi la vita. Mi volto e le mie iridi brillano di gioia.

Le labbra che mi hanno donato così tanti baci da farmi mancare il fiato ora sono a pochi centimetri dalla mia guancia. «Lisa, la mia Lisa» il suo respiro mi solletica il collo. Vorrei tanto baciarlo però mi trattengo. Non ho scordato che è un uomo sposato. «Credevo di averti perso quando mi hanno informato che il colonnello della regione Antera è stato ucciso» serra di colpo la mascella.

«Il temporale mi ha rallentata e sono arrivata in ritardo alla taverna» gli spiego con un filo di voce «stavo per raggiungerlo alla pianura centofiori, però un gruppo di nemici mi ha attaccata. Sono stata ferita» gli riferisco omettendo a malincuore molti dettagli e discosto per un istante il mantello.

Nonostante mi trovo di fronte all'uomo che amo e alla mia cara amica, i muri hanno comunque orecchie. Rivelargli dei puledrini metterebbe in pericolo la vita di Ettore, e riferirgli che suo padre non solo voleva uccidermi ma con molta probabilità era coinvolto nel rapimento dei bambini gli spezzerebbe il cuore. Soprattutto metterlo al corrente che ho incontrato Chul alla grotta mi costringerebbe a dovergli confidare che ho salvato la vita a un nemico.

Mi schiarisco la voce e dischiudo di nuovo le labbra. «Ho parlato con un sopravvissuto prima che venisse ucciso. Sono stati i generali dell'imperatore a eliminare i due plotoni. Le loro magie sono spaventose. Hanno ridotto centinaia di soldati in cenere, i campi sono stati bruciati quanto a Silenvre... gli abitanti sono sopravvissuti ma alcuni edifici sono stati distrutti». Mi guardo intorno notando l'assenza una persona. «Dov'è la principessa?»

Michelangelo si distanzia all'improvviso da me, e nuove lacrime gli scendono dagli occhi. «Quella maledetta di Nari» sputa le parole con rabbia «ha ucciso mio padre».

D'istinto mi porto una mano sul cuore, come se qualcuno me l'avesse appena trafitto con una spada. «Tuo padre era un ottimo combattente. Com'è riuscita ad avere la meglio su di lui? Ha usato la magia?»

«L'incantesimo l'ha scagliato su di me. Mi aveva fatto scordare i sentimenti che provo per te» mi scocca un bacio sulla guancia. «Mi dispiace per l'indifferenza con cui ti ho guardata, per il distacco con cui ti parlavo. Non ero in me» sospira forte. «Quando sono arrivato nella camera nuziale, Nari ha finto di abbracciarmi e ha cercato di pugnalarmi. Poi è scappata e ha tramortito le guardie che sorvegliavano l'appartamento» si schiarisce la gola puntando gli occhi verso il soffitto affrescato. «Mentre la cercavo ho sentito l'urlo...» singhiozza mormorando delle parole incomprensibili.

«Il sovrano è stato pugnalato alle spalle» mi spiega la mia amica mettendosi di fronte a noi. «I rimorsi di coscienza mi stanno divorando l'anima per non essere riuscita in tempo a interpretare la seconda parte della visione: perisce chi si volta. Il grande tulipano rappresentava la famiglia reale e i petali i suoi membri».

«Non hai nessuna colpa» la interrompo abbracciandola. Appena le sfioro le spalle retrocede di un passo.

«Purtroppo c'è dell'altro stellina. Avrei preferito non dirtelo ma non voglio che ti capiti la stessa cosa» il velo che le scende fino ai fianchi si espande e dalla stoffa di cotone emergono le sue mani coperte da un paio di guanti di cuoio. Me le mostra per un istante prima di nasconderle di nuovo fra le pieghe del tessuto. «Ettore e Michelangelo sono già al corrente e ora lo saprai anche tu». 

06/05/2024

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06/05/2024

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