Capitolo 13- 2° parte

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Rabbia, imbarazzo e altrettanti sentimenti vendicativi mi pulsano nelle vene portando con sé innumerevoli idee su come sbarazzarmi una volta per tutte dell'animale. Mentre mi solleva in alto approfitto per dargli una ginocchiata allo stomaco, che però incassa senza battere ciglio.

«Se ci tenete alla vostra vita ditemi come toglierla» gli sussurro all'orecchio nell'attimo in cui i nostri visi sono allineati alla stessa altezza.

«Il modo ci sarebbe ma... » inarca all'insù un lato delle labbra «...questo ha tutta l'aria di essere un invito molto privato».

Sto per rimettere la colazione sul pavimento, quando aggiunge qualcos'altro che non mi sarei mai aspettata di sentire.

«Non sono stato io, né Daeshim a mettervi la sottoveste ma un'ancella di Nari. Eravate davvero convinta che noi draghi siamo così tanto deplorevoli da spogliare una donna senza il suo consenso? A differenza del vostro regno, nel mio vige un assoluto rispetto per il genere femminile. A parte casi eccezionali in cui la vita è in serio pericolo, i cerusici non osano togliere i vestiti alle femmine. La maggior parte delle volte ci avvaliamo dell'aiuto delle ancelle al servizio della famiglia reale.»

Tiro un sospiro di sollievo, nel rammentare i passi solitari che avevo percepito echeggiare nella mia camera un attimo prima di svenire. Kwan non mi sta mentendo, e con molta probabilità è stato lui a chiedere a una cameriera della principessa di raggiungerlo quando si è assentato per portare il rotolo di aghi a Daeshim. Qualcosa però non mi torna, e d'istinto corrugo la fronte. Come è riuscita quella femmina a trovare la mia casa se è arrivata da sola? Soprattutto perché i generali hanno voluto che indossassi una vestaglia impregnata di magia?

«Non mi dite! Vi siete imbarazzata per caso?» la voce del generale mi fa destare dai pensieri interrompendo ogni mia riflessione. «Eppure ho sentito dire che parecchi medici vi hanno visitata e non avete protestato. Oh, e non erano donne ma uomini guardoni» abbassa il tono di voce.

I palmi delle nostre mani si congiungono per poi allontanarsi nel secondo successivo. Un passo in avanti, un piccolo saltello e mi ritrovo di nuovo imprigionata fra le sue braccia. Percepisco il suo fiato scontrarsi sulla mia guancia mentre mi sussurra all'orecchio.

«Che vi piaccia o no, la sottoveste la potrete togliere soltanto domani mattina. Non avete motivo di crucciarvi. Siete molto fortunata a indossare un indumento che appartiene al corredo di Nari.»

«C-cosa avete d-detto?» balbetto sussultando, e fermandomi di colpo a ballare.

«Vi dirò di più. La vostra sottoveste è identica a quella che sta indossando la principessa sotto il vestito. Non vi rallegra di avere una cosa in comune con Nari? Oh, giusto» mi fa un occhiolino. «È la seconda cosa».

«Che insinuate?»

«Quanto zelo nel proteggere il caro principe! Troppo per essere la sua guardia personale. Questo però l'hanno capito tutti.»

«Aprite bene le orecchie, draghetto insolente. Ho il compito di garantire l'incolumità del principe. È ovvio che mi preoccupo ogni istante della sua sicurezza.»

«Se lo dite voi»

«Voi siete davvero...» non finisco la frase che la voce del libertino si sovrappone alla mia.

«Lieto di sapere che mi trovate irresistibile» afferma così tanto ad alta voce che perfino gli sposi si voltano verso di noi.

Attendo che la maggior parte delle persone smetta di osservarci prima di dischiudere le labbra. «Avete ragione. Vi trovo così tanto irresistibile che vorrei strangolarvi con le mie stesse mani».

«Se mi guarderete ancora con tale intensità inizierò a pensare che mi state invitando stanotte nelle vostre stanze.»

Alzo gli occhi al soffitto, per poi serrarli a due piccole fessure nell'attimo in cui incrocio le sue iridi. «Ritenevi molto fortunato che sono sprovvista di pugnali, e che evito di estrarre la spada soltanto per scongiurare disordini al banchetto reale».

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