Capitolo 5

67 11 13
                                    

Tre mesi prima, regno di Lousele.

Non è da me perdere il controllo, eppure sta accadendo. Il dolore mi sta uscendo dal petto come un fiume dirompente, e per quanto mi sto sforzando a dominarlo non ho modo di trattenerlo. Mi pizzicano gli occhi, la gola mi brucia e le ciglia si bagnano di lacrime mentre percepisco un'intensa fitta alle tempie. Ho iniziato a gridare ad alta voce i miei pensieri, a urlare quanto desidero interrompere il matrimonio eppure dalle labbra non mi è uscito alcun suono. Un vento leggero mi sta attraversando sia la mente che le corde vocali privandomi della voce e portando refrigerio al mio mal di testa. Mi guardo intorno, e tiro un sospiro di sollievo riscontrando che nessuno si è accorto di nulla. Tranne loro...

I generali dell'imperatore mi rivolgono una breve occhiata per poi voltarsi e discutere fra loro. Corrugo la fronte chiedendomi perché il guerriero medico Daeshim stia litigando con Seok, il fanatico delle ampolle, con tale intensità da sembrare una dichiarazione di guerra. Non faccio in tempo a gioire sulla possibilità che si sfidino a duello. Lo scontro verbale si placa in una manciata di secondi, ma l'intento di azzannarsi con gli occhi è ancora vivido nel loro sguardo mentre il corteo riprende a camminare. Con riluttanza mi muovo anch'io, e assisto impotente alle fasi iniziali della cerimonia.

Ettore mi afferra la mano nell'istante in cui Michelangelo e la principessa si mettono di fronte a due tappetti ricoperti da fiori e si scambiano un breve inchino. Non c'è traccia di sentimento nello sguardo del principe, così come sulle labbra di Nari non emerge alcun sorriso. Solo ora lo comprendo. Siamo tutti e tre vittime di politiche pacifiste atte a suggellare un unione basata su reciprochi interessi piuttosto che fondata sull'amore.

La prima nota emessa da un flauto fa indurre gli sposi a distanziarsi di qualche metro. Con un movimento aggraziato, la principessa si posiziona di fronte alla scia di petali azzurri e anche le sue guardie personali seguono il suo stesso esempio. Quanto a Michelangelo posa gli stivali sulle corolle dei tulipani, e né io e neppure Ettore non indugiamo un solo istante a metterci dietro di lui. La tentazione è forte, vorrei così tanto stringergli per l'ultima volta le dita, ma il sovrano che è al suo fianco non ce lo permetterebbe mai. Accantono il proposito e poso le scarpette sui morbidi petali arancioni. Sembrano non passare mai questi secondi in cui camminiamo paralleli alla cugina dell'imperatore.

«Solo il sacerdote poteva avere la brillante idea di far camminare gli sposi su tappeti diversi al fine di simboleggiare l'incontro dei nostri popoli» mi bisbiglia all'orecchio il mio amico d'infanzia.

«È un matrimonio reale» sospiro rassegnata «era ovvio che la cerimonia sarebbe stata pomposa e prolissa di dettagli» controbatto indicandogli con gli occhi il gazebo di fronte a noi.

«Rimango dell'idea che sembra uno spettacolo teatrale. Quando mai in un matrimonio i musicisti e i giullari superano di gran lunga il numero degli invitati?»

«Forse perché ho ritenuto questa cerimonia una pagliacciata» gli riferisce Michelangelo arricciando le labbra per poi fissarmi con tale intensità da farmi arrossire le guance.

La sua voce è un balsamo sulle ferite che mi ha inferto il dolore. Mi rende più coraggiosa e accorcio la distanza che c'è tra noi. Desidero dirgli così tante cose, ma non oserò rivolgergli la parola senza essere sicura di portelo fare. Osservo prima il re che gli sta accanto. È così tanto attento a osservare i movimenti dei musicisti e a canticchiare sottovoce, che non si è accorto dei nostri sussurri. Il corteo e i generali sono troppo lontani per sentirci, dunque non sono un problema. Nel momento in cui ruoto il collo verso la principessa mi rallegro. Anche lei sta parlando con le sue guardie. La vedo incupirsi, poi ridacchiare e infine annuire.

«Come stai?» la domanda mi sfugge dalle labbra prima ancora di compiere il respiro successivo.

«Sono a pezzi Lisa» mi confida con gli occhi lucidi. Ricaccia via le lacrime con un movimento rapido della mano e rallenta il passo. «Detesto la principessa perché mi sta portando via da te».

Anime ruggentiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora