Capitolo 13 -1°parte

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Tre mesi prima, regno di Lousele.

Me ne rendo conto non appena afferro la mano del generale. Avrei dovuto cambiarmi d'abito, e scegliere una spada più affilata per attuare una strategia di difesa e d'attacco a prova di Kwan. Mi costa uno sforzo incredibile sopportare il suo respiro che mi raggiunge il collo, e ancor di più è un'impresa tollerare il rumore fastidioso dei suoi stivali. Tuttavia mi è impossibile non sbuffare ogni volta che il ciondolo dello spillone, inserito nel suo chignon, si scontra con i miei capelli. Mentre intorno a me non ci sono nient'altro che sorrisi e risatine gli premo per l'ennesima volta la guancia destra con un dito affinché inclini la testa verso il lato opposto.

«Avete la minima decenza di restare composto?»

«Perché dovrei rinunciare ad avere l'occasione di appoggiare la testa sulla vostra spalla?» mi chiede beffardo rivolgendomi un sorrisino. «Oh, andiamo!» esclama nell'attimo in cui arriccio le labbra disgustata. «Credevate che non l'avessi capito? I vostri occhi mi implorano di essere guardati. Dunque li esaudirò donando a entrambi il mio riflesso ravvicinato» mi sussurra accorciando in modo allarmante la distanza dei nostri volti. Gli do una gomitata al fianco e in seguito gli do un calcetto allo stinco.

«Non siete molto originale a far cadere le donne ai vostri piedi» controbatto seccata. «Soprattutto» rincaro la dose «siete così tanto arrogante da credere che basti inviare la stessa frase sdolcinata per conquistare il cuore di ogni fanciulla. Permettetemi di farvi aprire gli occhi. Osservate la distesa di foglietti sul pavimento» glieli indico con la mano «e siate onesto con voi stesso nell'ammettere il fallimento del vostro corteggiamento».

Prima solleva verso l'alto il sopracciglio destro, poi si piega in due dalle risate. Con un rapido movimento afferra un biglietto dal pavimento e inarca un lato delle labbra all'insù. «Non ammetterò mai di aver fallito perché il mio corteggiamento è stato un vero successo». Tenendomi per mano mi conduce verso un tavolo, e mi indica i cestini di frutta collocati fra le ciotole di frutta secca e i piatti di affettati. «Notate qualcosa d'insolito?»

Scruto con attenzione la frutta riposta all'interno dei cestini non trovando nulla di inconsueto. Gli acini dell'uva sono integri, e hanno acquistato sfumature dorate con la luce dei lampadari. Tasto con delicatezza i fichi. La consistenza e il profumo che emanano mi confermano ciò che avevo supposto con la prima occhiata: sono al culmine della maturazione, e non presentano alcun segno di marcescenza. Nell'attimo in cui poso lo sguardo ai lati dei cesti di vimini socchiudo le labbra stupita. Osservo i limoni tagliati a metà e spremuti fino all'ultima goccia, e quando mi volto verso Kwan lo sorprendo avvicinare il foglietto alla fiamma di una candela.

Me lo porge un istante dopo, però mi rifiuto di prenderlo in mano. Non sono così stupida da non aver compreso ciò che intende mostrarmi. «Trovo eccessivo che vi pavoneggiate solo perché alcuni dei biglietti contengono messaggi scritti con succo di limone» sbuffo e incrocio le braccia al petto. «Vi siete approfittato dei cuori delle fanciulle più giovani e inesperte».

«Ciascun biglietto contiene un messaggio nascosto, e alcuni sono stati scritti da vedove aristocratiche in cerca di attenzioni. Se sono sul pavimento è perché ne ho scartato qualcuno» controbatte divertito. «Noto una punta di gelosia nella vostra voce, ma immagino che il vostro orgoglio vi impedisce di ammettere ad alta voce che mi trovate affascinante. Ora mi volto, così potrete fingere di scrivermi in forma anonima un bigliettino d'amore».

Lo afferro per un braccio impedendogli di voltarsi. «Affascinante?» controbatto incredula. «Ai miei occhi non siete nient'altro che un animale privo di autocontrollo».

«Così audace e schietta a parlare. Lo aggiungerò alla lista delle cose che ho scoperto su di voi in queste ore.»

La nostra conversazione viene interrotta da un suono di tromba. La musica cessa di colpo inducendomi a voltarmi di scatto verso i futuri reggenti del regno. Osservo Nari conversare con le sue guardie prima di afferrare la mano di Michelangelo. Gli sposi si posizionano al centro della stanza, e sulle note dei violini danzano in sincronia rivolgendosi continui sorrisi. Non ho idea se il principe ha impresso un bacio sulle labbra della cugina dell'imperatore mentre l'ha sollevata verso l'alto perché un folto gruppetto di nobili mi intralcia all'improvviso la visuale.

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