8

36 7 0
                                    

«Ho detto di no, Beomgyu, non insistere.»
«Ma papà...» Provò ad obiettare, ma con un gesto l'uomo lo zittì.
«Niente ma. Ti abbiamo permesso di dormire dal tuo amico per molti weekend, questa volta salti. Non puoi passare ogni sabato a casa degli altri.» Stava leggendo qualcosa sul suo iPad, dunque non lo stava nemmeno prendendo così in considerazione da guardarlo negli occhi.
«É il mio amico.» Mentì, ovviamente. Fino a quando la scusa reggeva, l'avrebbe utilizzata.
«E in quanto tuo amico capirà che non puoi dormire ogni settimana a casa sua. Qualche giorno fa tua madre mi ha anche detto che sei uscito e sei tornato tardi.»
«Non erano neanche le sette di sera!»
«Era sufficientemente tardi per diventare buio. Adesso basta, vai in camera tua e passa questo fine settimana a riposarti.» Le sue parole sembravano una costante presa in giro. Era come se le ripetesse senza contare chi aveva davanti. E non essere considerato come figlio era una sensazione che faceva stare male Beomgyu. Cercò approvazione nella madre, tuttavia quest'ultima era occupata a parlare al telefono con un collega di lavoro.
Quel sabato entrambi erano a casa e nonostante la loro presenza fosse quasi impercettibile, Beomgyu avrebbe voluto fuggire. Quando le cose si facevano complicate o semplicemente si sentiva così frustrato, preferiva scappare. Ma se c'era ancora un posto, in quelle mura, che poteva tranquillizzarlo era di certo la sua camera.
Dunque vi corse abbandonandosi dietro due genitori completamente impassibili.
Una volta dentro si sdraiò sul letto e affondò la testa sul cuscino, soffocando un urlo che altrimenti avrebbe scosso l'intera abitazione.
Non era la prima volta che gli proibivano di andare - in realtà - da Taehyun. Anche le motivazioni erano ogni volta le stesse. Ma quel giorno aveva più bisogno del solito del suo fidanzato. Doveva stare con lui. Voleva dimostrargli l'amore che provava e in questo modo scusarsi ulteriormente.
Erano passati dei giorni da quando era andato al luna park con Yeonjun. Con quest'ultimo non parlava da allora. Non ne aveva avuto né la forza né la voglia. Era stufo dei suoi giochetti. Era stufo delle sue intenzioni poco chiare e in qualche modo attribuiva a lui la colpa del litigio con Taehyun. Perché infatti, quella sera stessa, Beomgyu aveva litigato col suo ragazzo. Non lo avevano mai fatto prima. Ed era terribile che fosse successo proprio per proteggere la relazione. Anche se Taehyun questo non lo sapeva.
Beomgyu si era giustificato con la scusa di essere uscito con un suo amico che non stava passando un bel periodo. Un amico conosciuto a scuola. Una versione molto ridotta di quello che in realtà era accaduto. Si sentiva male per le troppe bugie che stava dicendo. A Taehyun; a Kai, al quale ancor prima di conoscerlo meglio già mentiva; ai suoi genitori. E il mondo intero. Non sapeva per quanto tempo ancora avrebbe resistito.
Prese il telefono dal comodino e se lo portò vicino. Si rannicchiò sul letto, con ginocchia piegate che arrivavano quasi fino al petto. Aprì la chat con Taehyun.

Beomie
Tae scusa, ma i miei genitori non vogliono che esca oggi.

Hyunie
Tranquillo, lo capisco. Ormai ci siamo abituati.

Beomgyu rilesse più volte quel messaggio, arrivando alla conclusione che avrebbe preferito non riceverlo. Non sapeva quando le cose tra di loro sarebbero tornare completamente alla normalità. Non aveva mai vissuto un Taehyun arrabbiato per un litigio. Né tantomeno un Taehyun offeso e ferito.
Quest'ultimo aveva sempre accettato ogni condizione comportasse lo stare insieme. Il vedersi praticamente di nascosto, il non poter dire a nessuno di loro. Nemmeno il migliore amico di Taehyun ne era a conoscenza. Beomgyu aveva preferito così e Taehyun aveva accettato, con la promessa che un giorno si sarebbero rivelati ai loro cari.
Ma Beomgyu in quel momento vedeva quel giorno sempre più lontano.
La paura lo divorava. La paura degli altri. La paura del futuro in quanto ragazzo omosessuale. Eppure cosa c'era di male? Nulla. Ma nonostante il lato conscio della sua mente la pensasse così, quello incontrollabile aveva la meglio.
Il telefono squillò. Era Huening Kai. Esitò. Non credeva di essere nelle condizioni emotive adatte per parlare. Ma alla fine rispose lo stesso. Era una videochiamata.
«Beomgyu! Ti eri dimenticato della chiamata?» Il più piccolo aveva completamente rimosso dalla mente che Kai si era offerto di fargli compagnia in quel triste sabato sera che sapeva l'avrebbe passato da solo. Il giorno prima gli aveva anche detto che lo vedeva giù e pensava che i bulli lo stessero continuando ad importunare. In realtà il suo malessere - che ormai tutti cominciavano a vedere - era dovuto da un incredibile insieme di eventi e persone.
«Si, scusa. Ora ci sono» Fu sincero. Sapeva di poterlo essere con lui. Kai sembrava sdraiato sul proprio letto, con il mento poggiato al cuscino e il telefono di fronte. Una posizione sicuramente più comoda di quella di Beomgyu.
«Sto cercando davvero di smascherare Dongyul, ma non è facile, sono furbi. Semplici testimonianze non bastano, contando che avremmo solo te. Le altre vittime sono tutte troppo impaurite.» Apprezzava il suo impegno in quello che faceva, specialmente perché non riguardava solo lui. Molti erano i ragazzi che venivano presi di mira.
«Tranquillo Kai, lo so perfettamente.» L'altro fece un sorriso.
«Come stai oggi?» Sentì un nodo in gola che gli impedì di parlare. Non che servissero parole. Bastava guardarlo negli occhi, sentire la sua voce e tutto sarebbe stato più chiaro. Gli bruciarono gli occhi. A quel punto non poté più trattenersi.
«Male, ogni cosa sta andando male!» Disse mentre lasciava scorrere le lacrime. Lacrime che da tempo dovevano scendere libere ma alle quali Beomgyu non aveva mai dato libero sfogo. «A scuola va tutto male, tra Dongyul e i voti che ho preso questa settimana. Per non parlare del baseball!»
«I miei genitori sono fastidiosi e io e Taehyun abbiamo litigato per la prima volta...» Si fermò, tappandosi la bocca. Non poteva averlo detto davvero. Si era lasciato sfuggire il suo nome. Poteva ancora salvarsi. «Voglio dire, Taehyun é...»
«Beomgyu.»
«Lasciami finire! Non é come pensi, lui é...»
«Beomgyu smettila.» La voce di Kai non era arrabbiata. Era dolce, calda come un abbraccio in pieno inverno. Beomgyu lasciò andare il telefono, togliendosi dall'inquadratura per non sembrare uno stupido che piangeva davanti a uno schermo. Questo però non fermò Kai dal parlare.
«So che ci sono cose che non dici, che probabilmente nessuno sa. Cose che non vuoi dire. E non mi aspetto che tu le dica a me, d'altronde ci conosciamo da poco. Di certo non ti obbligherò mai a dirmele. Ma penso tu abbia bisogno di aiuto, qualsiasi cosa stia passando. E gli amici servono a questo, oltre che a difenderti dai bulli. Sei hai bisogno di aiuto, anche solo per parlare, puoi contare su di me. Non ti sarai anche dimenticato che ora siamo amici, no? » Soffocò una risata e quelle parole fecero sorridere dolcemente Beomgyu, il quale era occupato ad asciugarsi il viso con le maniche della maglia.
Cosa doveva fare? Forse aveva davvero bisogno di aiuto. Parlare con qualcuno l'avrebbe fatto sentire meglio. Ma la paura era più forte. Quando l'avrebbe sconfitta? L'avrebbe mai sconfitta?
«É che...» Cominciò, prendendo nuovamente possesso del telefono.
Cosa stai facendo, Beomgyu?
«C'è questa persona alla quale tengo tanto ma della quale non voglio... Non posso parlare a nessuno. Se lo facessi la mia vita cambierebbe, in peggio.» Sentiva gli occhi di Kai addosso. Non era una sguardo inceneritore, quindi si sentì di continuare.
Beomgyu fermati.
«Solo che Dongyul ha dei sospetti, ecco perché è da un po' che mi prende di mira. Inoltre c'è un'altra persona che... É venuta a sapere tutto e si prende gioco di me, ricattandomi e divertendosi con le mie paure.» Gli sembrava di star sputando fuoco dalla bocca per quanto quelle parole fossero vicine alla verità.
«Questo mi porta a mentire a chiunque!» Si mise a sedere sul letto e si lasciò andare sulla spalliera, esausto.
«C'entra qualcosa Yeonjun?» Silenzio. E ciò fece capire all'altro ogni cosa.
Reputando inutile continuare a negare, Beomgyu aggiunse:
«Mi ha invitato ad una festa.» Strinse forte il cellulare.
«Quando?»
«Stasera, tra qualche ora in realtà.»
«Quando ti ha invitato?»
«Quando siamo usciti.» Si maledì con ogni orribile parola potesse venirgli in mente.
«Sei uscito con Yeonjun?!» Urlò e Beomgyu dovette abbassare il volume del telefono.
«Si, ma non urlare! Mi ha invitato alla festa di benvenuto per suo fratello.»
«Quale dei due?»
«Ha due fratelli?»
«Certo! Uno lavora all'estero, l'altro invece frequenta un'altra scuola ed è il più piccolo.» Quella notizia in qualche modo lo sorprese. Quindi Yeonjun aveva due fratelli. Se fossero stati come lui non sapeva se esserne inquietato.
«Non lo so, non mi ha detto come si chiama...» Non sapeva nulla di suo fratello, o di Yeonjun. Ma il motivo per cui era stato invitato non voleva ancora rivelarlo. Avrebbe significato dire apertamente il suo segreto.
«Non sai come si chiama suo fratello però Yeonjun ti ha invitato? Ed è tra qualche ora? Che aspetti?!» Kai sembrava molto eccitato per l'amico.
«Ho rifiutato.»
«Cosa.Hai.Fatto?» Scandì le parole incredulo.
«Ha invitato anche Dongyul e gli altri due e a me non va di passare del tempo con loro. E poi non sono un tipo da feste.»
«Sai che chiunque vorrebbe essere al tuo posto?»
«No, non credo.»
«Voglio dire, tutti a scuola vorrebbero ricevere un invito da Yeonjun. Famiglia benestante, fratello ricco in giro per il mondo, tutti pensano che dovrà avere una fila di ragazze dietro. Ed è proprio per questo che i pene-muniti della nostra scuola vogliono farselo amico.» Gli strappò un sorriso.
«Beh a me non importa, anzi, mi sta pure antipatico.»
«Eppure penso che dovresti andare.»
«No, ti prego...»
«Divertiti. Oltre ad esserti d'aiuto un po' di svago, potrebbe essere un modo per mettere a tacere Dongyul. Immagina se a scuola si venisse a sapere che sei stato invitato ad una festa da Yeonjun in persona! Zittirebbe sicuramente chiunque.»
«Ma io non voglio... E poi non parliamo da quando siamo usciti. Non so se l'invito sia ancora valido.» Perché tutti pensavano fosse una buona idea andare a quella festa?
«Credi serva un invito?»
«Per andare alla festa?»
Kai annuì.
«Non lo so...»
«Oppure pensi basti intrufolarsi, tanto nessuno si accorgerà di niente?» Adesso si era alzato dal letto, cominciando a camminare per tutta la stanza.
«Kai cosa vuoi fare...»
«Considerando la quantità di gente presente, non credo che qualcuno baderà a chi è stato invitato e chi no.»
Attimi di silenzio. Poi il viso di Kai si avvicinò allo schermo.
«Beomgyu preparati, stasera andremo alla festa di benvenuto del fratello di Yeonjun.»
«Cosa?! No! E poi non posso, i miei genitori non vogliono che esca.»
«Allora riformulo: Beomgyu preparati, stasera fuggirai da casa tua e insieme andremo alla festa di benvenuto del fratello di Yeonjun.»

Un segreto per due - Beomjun/YeongyuOnde histórias criam vida. Descubra agora