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Il giorno dopo tutti erano riuniti all'ingresso della casa in montagna. Beomgyu e Kai avevano ciascuno le proprie valigie. Era arrivato il momento di andarsene.
A Beomgyu gli era stato detto di aver dormito per tutto il giorno precedente, dopo pranzo, anche se alcune volte si era svegliato di sopraffatto. Gli avevano anche detto - Soobin di preciso - che Yeonjun era entrato spesso in stanza per vedere se si fosse svegliato e se avesse bisogno di qualcosa.
Beomgyu ricordava di star parlando con lui prima di addormentarsi senza accorgersene. Poche ore prima infatti si era scusato con lui, il quale gli aveva detto di stare tranquillo.
E come aveva espressamente richiesto qualche giorno fa, adesso Beomgyu stava tornando a casa e con lui anche l'amico.
Haeun e Yeonjun si erano incaricati di accompagnarli.
Sulla soglia della porta, i due amici stavano salutando i genitori dei tre fratelli e il più piccolo di questi ultimi.
«Vi ringraziamo per averci ospitato!» Esclamò Kai sorridendo.
Beomgyu fece lo stesso. La febbre sembrava essere scesa drasticamente dopo aver riposato a sufficienza.
«Si e scusatemi per il disagio che ho causato con la mia febbre.»
Si inchinò leggermente in segno di scuse ma venne subito richiamato da Soomin.
«Non dire sciocchezze! Siamo contenti di avervi avuto qui con noi. Sono sicura che la prossima volta ci rivedremo e ci divertiremo di più.»
Gli strinse le braccia dolcemente.
Il marito invece rimase immobile e muto, come era stato molte volte durante quella breve permanenza.
«E poi adesso tu e Soobin vi siete ritrovati!» Disse con una felicità decisamente superiore rispetto a quella dei due interessati.
Era ormai certo che entrambi avevano capito di non essere più tanto compatibili come un tempo. Gli dispiaceva comunque che il fratello di Yeonjun non avesse tanti amici, ma Beomgyu non era in una situazione migliore per poter compatire gli altri.
Beomgyu ricambiò tale gentilezza annuendo.
«Va bene mamma, é ora che ci lasci andare. La strada é lunga», intervenne Haeun con la stessa pacatezza della madre.
I due salutarono il resto della famiglia che li aveva ospitati e uscirono di casa.
Yeonjun li aspettava fuori, pronto ad aiutarli a porre le valigie nel baule della macchina.
I quattro salirono nella vettura e si lasciarono dietro la casa tra la neve.

Durante il tragitto l'auto era divisa in due conversazioni: la prima tra i due fratelli nei sedili anteriori e la seconda tra i due amici dietro. Questi si erano scambiati frasi divertenti e scherzose, mentre poco più avanti una rigida serietà regnava sovrana.
«Beom», disse ad un tratto Kai mentre guardava fuori dal finestrino. Il diretto interessato si voltò dalla sua parte con un'espressione che lo invitava a parlare nonostante l'altro non potesse vederlo.
«Ricordi quella sera a casa di Yeonjun, durante la festa?»
Annuì e il silenzio lasciò intendere. Non avrebbe mai potuto dimenticare quel giorno.
«C'è una cosa che mi preme dirti da quando Dongyul me l'ha conficcata nuovamente in testa.»
Non sapeva di cosa stava parlando.
«Il motivo per cui sono voluto diventare rappresentante d'istituto non è perché volevo aiutare gli studenti, o meglio quello é venuto dopo.»
Beomgyu guardò il riflesso dell'amico dal vetro.  Si era quasi dimenticato di quelle parole di Dongyul, nonostante ricordasse di averci pensato molto i primi istanti.
Ascoltò l'amico senza interromperlo.
«Non andavo benissimo a scuola e i miei genitori mi facevano pressioni per questo. Pensai di poter essere ammirato da essi e di cominciare ad entrare nelle grazie dei professori candidandomi come rappresentante e possibilmente diventandolo. Ebbi anche la fortuna di essere votato. Solo dopo aver cominciato a svolgere i primi incarichi capì quanto in realtà mi piacesse aiutare gli studenti e mettermi a loro disposizione. Mi dispiace di non avertelo detto subito.»
Beomgyu non disse nulla, piuttosto poggiò una mano sulla spalla del maggiore e si voltò sorridendo.
«Tranquillo, Hyuka. Sono contento che adesso ti stia piacendo questo ruolo. Lo svolgi davvero molto bene.» Il sorriso gli si trasformò in una linea non appena si rese conto di qualcosa.
«E come faceva Dongyul a saperlo?»
«Non lo so. Non doveva saperlo.»
E dopo quelle parole la macchina si fermò.
Beomgyu man mano che continuavano a proseguire aveva cominciato a riconoscere le strade e le case, fino ad arrivare a quella sua. Proprio davanti a loro. Come previsto era vuota a silenziosa dato che i suoi genitori sarebbero arrivati il giorno dopo.
Era rimasta uguale, eppure a Beomgyu sembrava diversa.
L'aveva lasciata con delle certezze e ora vi stava rientrando senza nessuna ancora a salvarlo. Tutti scesero dalla macchina.
«Vi va di entrare per qualche minuto?» Propose e i tre annuirono.

In casa l'aria era fredda, probabilmente più di fuori. Beomgyu si strinse nelle spalle e fece accomodare gli ospiti temporanei. Per due di loro casa sua era sconosciuta, infatti si premurò di fargli fare una veloce visita soffermandosi soprattutto sulla propria camera. Gli sembrava giusto ricambiare l'intimità e la fiducia che i due fratelli avevano condiviso.
Subito dopo si riunirono all'ingresso, pronti ad uscire da quella casa e ricominciare ogni giorno come quello precedente.
Haeun e Kai furono i primi, i quali cominciarono a parlare una volta fuori.
Yeonjun si avviò verso di loro, ma istintivamente venne chiamato da Beomgyu.
«Aspetta...»
L'altro si fermò ma non ebbe il tempo di agire. Beomgyu si avvicinò velocemente e lo abbracciò da dietro. Poggiò la fronte sulla sua schiena, ad occhi chiusi e leggermente tremante per il freddo.
«Volevo ringraziarti per tutto quello che hai fatto», disse quasi in un sussurro. Niente sarebbe andato a quel modo se non ci fosse stato Yeonjun, figura che spesso lo aveva confuso e altre volte sorpreso. Ogni persona incontrata fino a quel momento era responsabile, in bene o in male, di ciò che gli era successo.
Adesso la quotidianità che ormai non gli apparteneva più lo avrebbe colpito in pieno viso e doveva resistere per non venir ucciso.
Ancora una volta Beomgyu sentì il calore emanato dall'altro, il profumo che si sprigionava dai suoi vestiti unito a quello della pelle. Era stato avventato ma lo avrebbe rifatto per un tepore di quel genere.
Yeonjun però non rispose e il minore non sapeva se esserne preoccupato o se in fondo gli importava poco.
Poi percepì le sue mani sulle proprie, stranamente calde, forse le aveva tenute in tasca per tutto il tempo. Non lo respingevano, anzi, era come se lo facessero aggrappare ad esse. Si sentì accettato, apprezzato, compreso.
Presto quella sensazione terminò, lasciando spazio al gelo ma Yeonjun si assicurò di non lasciarlo congelare. Infatti, dopo essersi voltato, poggiò una mano sulla spalla di Beomgyu.
«Ce la farai a badare a te stesso d'ora in poi?» Chiese ironicamente con un ghigno che in altre situazioni avrebbe voluto cancellargli con violenza. Questa volta invece Beomgyu sorrise.
Sentì il cuore riempirsi di gioia per qualche secondo.
«Non te lo posso assicurare», disse, mentre il sorriso di Yeonjun si era allargato nonostante cercasse di mascherarlo.
I due si salutarono così, con una mano sulla spalla e un sorriso abbagliante dopo un caldo abbraccio. E non c'era modo migliore di omaggiare quella fredda stagione.

Dopo essere entrato in camera, Beomgyu cominciò a sistemare i propri vestiti nell'armadio. Doveva far sì che tutto fosse al suo posto in modo da non destare sospetti nemmeno nelle cose più insignificanti. Soprattutto perché sua madre era capace di notare tutto in quella casa.
Avrebbe passato tutto il giorno da solo e non sapeva bene cosa avrebbe fatto. Forse avrebbe dormito, oppure avrebbe fatto una maratona di qualche serie televisiva.
Ad ogni modo fu una volta che finì di svuotare la valigia che notò qualcosa sul fondo di essa. Era un pezzo di carta, piccolo, strappato a mano. Beomgyu, confuso, prese il pezzo di carta. Vi era una serie di numeri e sotto qualcosa scritto a penna.

Questo é il mio numero, qualora non riuscissi a sopravvivere senza il mio aiuto.

Yeonjun.

Un segreto per due - Beomjun/YeongyuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora